Suona la sveglia
Apro gli occhi di soprassalto. Nervoso. Cerco di capire cosa stia succedendo, mentre gli ultimi ricordi del sogno della notte mi lasciano. Oddio..ecco che ci risiamo, un'altra di quelle giornate. Sarebbe bello per una volta svegliarsi senza pensieri.. sempre la stessa solfa.
Mi allungo verso il comodino per cercare di far tacere quel suono assordante. Lo spengo e finalmente le mie orecchie hanno tregua, ma tutto d'un tratto iniziano a materializzarsi nella mia mente delle immagini, dei pensieri che mi tormentano di giorno in giorno sempre più. Mi siedo sul letto e cerco di scacciarli. Mi stiro e scendo. Guardo l'ora: sono le 7:30 del mattino, come al solito penso che dovrò correre per arrivare a scuola in tempo. Uff. Allora mi velocizzo, o almeno ci provo.
Parto subito verso il bagno, senza neanche fare colazione e mi lavo i denti. Mi guardo allo specchio e al posto dei capelli vedo un cespuglio tutto aggrovigliato. Il brutto è che non li posso neanche pettinare.. ricci ribelli. Decido di farmi una doccia veloce, esco che sono già le 7:45!
Torno in camera e prendo i primi vestiti che mi capitano sotto mano, mi vesto veloce, prendo lo zaino preparato la sera prima e gridando un 'ciao' a mia madre, esco. Mentre aspetto che arrivi l'ascensore tiro fuori le cuffiette per la musica e scelgo la playlist delle canzoni a caso, anche se so già che ne avrei ascoltata una e basta.
Arriva l'ascensore. Ci salto dentro e con foga schiaccio l'ultimo tasto, il piano terra. Arrivata giù inizio a correre.
Esco dal palazzo e con il ritmo di give me love nelle orecchie continuo la mia corsa fino alla scuola.
Le 7:59. Ormai col fiatone, salgo le scale e corro in classe. Ancora oggi sono arrivata puntuale.Non avendo compiti o interrogazioni la giornata passa in fretta. Le immagini hanno continuato a tormentarmi per tutta la mattinata. Dovrei parlarne con qualcuno, ormai sono mesi che va avanti in questo modo..
Alle 13:21 ho finalmente sorpassato la soglia del cancello nella piazzetta della scuola. Sono libera. O quasi. Dovrebbero ripassare un po' di vernice bianca, qui ora è la ruggine che regna e diciamo che non è il massimo da vedere. In più la targa della vecchia scuola come insegna mi fa rendere conto che oltre che ai miei genitori, anche al comune non frega niente di me.
Mentre punto lo sguardo sul cancello mi perdo tra i pensieri. Cosa significa quella collana? Quel segno.. era bianco anch'esso..
Un suono familiare mi riporta alla realtà. Il telefono.
- Pronto?
- Dove diavolo sei?! Sono quasi le due. Lo sai che tuo fratello alle 14:30 deve dare ripetizioni. Torna subito a casa!
Non faccio neanche in tempo a controbattere che mia madre ha già riattaccato. Ovviamente mi ha chiamata solo per non far fare tardi a mio fratello. Fratello di qua, fratello di là, fratello, fratello, fratello. Sempre e solo lui. Cerco di non perdermi in pensieri ed accelero il passo verso casa.Erano già tutti a tavola col piatto mezzo vuoto. Un altro giorno a mangiar sola, pazienza.
- Ti sei decisa a tornare quindi?
La voce di mia madre mi corre dietro mentre mi avvio in camera. Non rispondo. Appoggio lo zaino coi libri e vado a mangiare: caponata di melanzane e salsiccia. Niente male.
Mi siedo e guardo mio fratello, mi fa un accenno di sorriso ed esce dalla stanza: è in ritardo. Corre.
Appena esce di casa pure i miei genitori si alzano di tavola e, come pensavo, rimango sola a fissare il piatto ancora mezzo pieno. Non finisco neanche di mangiare che mi vien da vomitare. Con calma, per non dare nell'occhio, sparecchio e mi precipito verso il bagno. Mi chiudo la porta alle spalle.Ludovico Einaudi. L'ho sempre adorato. Mi accompagna mentre leggo. Leggo e rifletto. Le persone che mi stanno attorno non hanno mai capito perché io legga quei libri. Beh..in realtà una ragione non c'è. Semplicemente li amo. Spero, di giorno in giorno, di poter trovare delle risposte. Risposte a cosa esattamente non lo so. Ma leggendo quelle frasi, apparentemente piene di significati, mi sento viva. Forse anche intelligente. Il riuscire a capire ciò che sta nascosto tra le righe. Tutto ciò mi fa sentire libera. Strano, ma vero.
Passa il pomeriggio e mi ritrovo mia madre urlare che è pronta cena. Non so, stranamente oggi non ho fame. Prendo le cuffiette e me le ficco nelle orecchie. La musica al massimo. Mi isolo, ora sono nel mio mondo. Dopo due secondi però la porta si spalanca ed entra mia madre.
- È pronto.
- Lo so.
- Allora cosa aspetti?
Ed ecco che inizia col cazziatone. Non devi rispondere..bla bla bla.. ascoltami se ti parlo..bla bla.
Tutto d'un tratto si interrompe.
- Hai capito?!
- Si mamma. Ma oggi non ho fame, grazie lo stesso.
Ed ecco che si lamenta ancora. Poi se ne va, scocciata, come se gliene fregasse davvero qualcosa. Ritorno ad ascoltare la musica. Dopo un paio di secondi non controllo più il mio corpo. La mente accesa, le mani che sfiorano pagine di un libro chiuso, appoggiato sulle gambe, gli occhi che scorrono senza via sulla parete e le emozioni..beh..le emozioni che vagano incessantemente dentro di me. Dolore. Poi speranza, ansia, tristezza, rammarico e forse anche un briciolo di felicità. Ma la vera domanda da porsi è: Cos'è la felicità? Esiste?
Forse esiste. Forse no. Forse la devo solo cercare, o per meglio dire, trovare. Forse.. Forse. Forse..
La vita è tutta un forse, e mai un certo. Mai.
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Tutto passa.
General FictionQuesta è la prima storia che io abbia scritto o abbia mai pensato di scrivere; la sto scrivendo sia per buttare giù tutte le emozioni che sento dentro, che per cercare di aiutare persone che stanno cercando aiuto, o che hanno bisogno di un sostegno...