Capitolo terzo. Lui

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Lo sbattere delle tazzine nel lavabo mi fece sentire a casa, i sorrisi delle persone sedute al tavolo, gli sguardi preoccupati fecero altrettanto.
Adelaide catturò la mia attenzione ed io, imprecando tra le persone rimaste in piedi mi avvicinai al bancone stizzita.
"Adel, c'è un sacco di gente. Che c'è?", battei l'indice e il pollice sul bancone.
"Perché non prendi l'ordinazione al tavolo otto?", mi invitò lanciandomi un'occhiata d'intesa.
"Luke pensa alla parte sinistra, di solito." affermai confusa.
"Beh, evidentemente non è successo. Dovresti andare, altrimenti potremmo rischiare di perdere un cliente, non vorrai fare la fine di Abigail..."
Abigail, Abby, era la ragazza che lavorava con noi. Un pomeriggio era così ubriaca che non la riconosceva nemmeno Billy, diceva cose insensate e commetteva azioni ancor più insensate. Ma lui glie l'aveva fatta pagare, caciandola. E da quel giorno nessuno l'ha più vista. Alcuni pensano abbia cambiato città, altri pensano più semplicemente che eviti il quartiere. Adele la ricordava sempre con un senso di disgusto, viste le volte in cui ci provava con Luke, pur sapendo che lei ne era innamorata da tempo.
Guardai la mia amica e mi diressi al tavolo otto.
"Salve, hanno già preso la sua ordinazione?", guardavo io taccuino con le pagine color avorio.
"Non ancora. Ci penserà lei?"
La sua voce mi inebriò. Quelle poche parole bastarono per gelarmi. Mi sorrideva e quando lo guardai meglio, notai che era il ragazzo del giorno prima.
Tirai su col naso.
"Certo, mi dica pure.", avrei voluto trascorrere tutto il pomeriggio con lui, a guardarlo e sorridergli.
"Cappuccino alla vaniglia e una fetta di cheesecake ai frutti di bosco."
In quel momento feci una mossa di cui mi pentii amaramente. "Ieri aveva ordinato un semifreddo alla frutta."
Sorrise dolcemente continuando a guardarmi negli occhi "Mi piace variare."
Portai frettolosamente l'ordine alle due ragazze e mi misi le mani tra i capelli.
"Molto bene, è già tutto pronto", Adelaide mi porse il vassoio e io non capii come aveva potuto fare così in fretta.
"Rapida.", il ragazzo spostò una risma di fogli scritti in un carattere piccolissimo e accolse il vassoio.
"Effettivamente non so nemmeno io come abbiano fatto.", presi fiato e non riuscii più a controllare la mia compostezza. "Di solito bisogna pregarle."
"Potrebbe farlo lei.", si accarezzò elegantemente la lieve barba.
"Mi piace servire ai tavoli."
"E le riesce piuttosto bene."
Lo guardai ancora prima di dileguarmi.
"Ti odio.", guardai Adelaide in cagnesco.
"Non ti levava gli occhi di dosso, dovresti ringraziarmi."
Mi spostai una ciocca dietro l'orecchio e mi diressi al tavolo accanto al suo. Mi sentivo elettrizzata dai suoi occhi su di me ma non volevo fasciarmi la testa prima di romperla.
"Mi porterebbe il conto?", contrariamente a come aveva agito il giorno prima, voleva pagare dal tavolo.
Quando si alzò per andare via, non guardò nessuno se non Billy che lo salutò calorosamente.
Dopo una manciata di secondi, mi ritrovai a sparecchiare il suo tavolo quando trovai un pezzo di carta tagliato alla perfezione; lo lessi.
Mi auguro di poter parlare di più con lei, la prossima volta. Douglas.
Douglas.
Adesso sapevo il suo nome.

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