VENTUNESIMO CAPITOLO:

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Teresa rimasta ancora una volta sola nella stanza che da giorni poteva definirsi sua e che per cento lunghi anni lo sarebbe definitivamente stata, guardò ancora una volta il proprio riflesso nello specchio dalla cornice in oro e avorio. Il lavoro che aveva compiuto attentamente Sabrina era a dir poco un miracolo. I capelli un tempo ribelli tanto da sembrare un cespuglio, erano intrecciati ai nastri di raso fino a formare una coroncina appena sotto la sua nuca che lasciava ad una cascata di boccoli ambrati la possibilità di sfiorarle liberamente le spalle. La forma degli occhi già a mandorla di natura, era stata allungata appena con una linea nera e sottile di eyeliner. Il colore dell'ombretto era in tinta con l'abito pesca finalmente su di lei. Teresa accarezzò nuovamente la gonna leggermente estasiata. Sarebbe stata a breve convocata dinnanzi a centinaia di anime umane per divenire per cento lunghi anni qualcosa che ancora a stento non riusciva né ad accettare né a comprendere. Era agitata, visibilmente agitata, ma sapere che al suo fianco ci sarebbe stato Basil la rincuorava abbastanza per permetterle di sorridere difronte al proprio riflesso.

Ripensando al bacio che si erano scambiati appena poco ore prima il suo stomaco si contorceva. Aveva cercato con tutta se stessa di scacciare quel pensiero alla presenza di Sabrina. La rossa non le aveva chiesto nulla del perché il re si trovasse nella sua stanza al suo arrivo. Teresa le era stata grata, non avrebbe saputo cosa risponderle in fondo.

Era felice di ricevere simili attenzioni da un uomo come lui. Era tutto ciò che una ragazza avrebbe potuto sognare. Era dolce, gentile, affascinante nella sua estrema purezza, altruista e paziente. Chiunque al suo posto si sarebbe sentita al settimo cielo.

Eppure Teresa sembrava tutto tranne che felice. Cosa le stava succedendo? Era davvero l'ansia per il futuro che le rendeva difficile continuare a sorridere?

Mordendosi il labro inferiore sbavò di poco il lucidalabbra trasparente che le era stato accuratamente messo in precedenza. Correndo immediatamente alla specchiera cercò un fazzolettino per rimediare al danno fatto.

Quando lo trovò un brivido le percosse la schiena in parte nuda, lasciandola senza fiato. Le mani le tremavano talmente tanto che perfino afferrare il semplice pezzo di carta bianco le era impossibile.

"Tu non lo ami" aveva ripetuto una voce roca nella sua testa, una voce che Teresa aveva cercato in tutti i modi di zittire inconsciamente fin dal momento in cui le labbra di Basil avevano toccato le sue.

"Tu non lo ami, AMMETTILO!" aveva ripetuto. Teresa strinse le mani tremanti al petto con la falsa speranza di calmare i suoi battiti frenetici.

"Lo stai solo illudendo, stai giocando con il suo cuore per guarire il tuo e quando lo capirà ti manderà via per sempre!" aveva terminato la voce.

Teresa si voltò ancora una volta verso lo specchio. Il viso pallido e le labbra incapaci di stare ferme tradirono la falsa contentezza di prima.

Era vero in fondo. Ciò che probabilmente era stata la sua coscienza a rivelarle era nient'altro che la verità: lei non provava nulla di tanto profondo per Basil da sconfinare nell'amore. Lei non l'amava. Non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola. I sensi di colpa la stavano tormentando da ore ormai. Era incapace di tenerli a freno soprattutto dopo averli nascosti per tanto tempo.

Accasciandosi sul pavimento freddo sentì quello stesso gelo penetrarle in un attimo fin nelle ossa. Cosa stava diventando? Un mostro incapace di vivere al difuori del proprio egoismo? Alzando gli occhi al soffitto si morse ancora una volta le labbra cercando di trattenere a tutti i costi le lacrime che minacciavano di uscire e sbavarle il trucco. Mostrare a tutti e soprattutto a Basil che aveva pianto era l'ultima cosa che avrebbe voluto. Soprattutto sapendo che il ragazzo le avrebbe chiesto il motivo e a quel punto lei non avrebbe fatto altro che ferirlo.

PRESCELTI (Maledizioni sulla Pelle)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora