Capitolo quinto. Rivelazioni

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Non vedevo Douglas da cinque giorni, ma contando sabato e domenica, una settimana.
La settimana successiva avrei avuto l'attesa consegna dei diplomi ed ero praticamente sotto stress per molteplici motivi: scuola, ansie, futuro, test di ogni materia. Anche fisica, quella che odiavo di più. Mr Hudson ci aveva informato che sarebbe stato lui a consegnare i diplomi e la giornalista Valerie Harrison a celebrare il discorso. Quella donna non mi era mai andata a genio: così altezzosa, sempre vestita come se dovesse partecipare ad una serata di gala. Dimostrava vent'anni ma ne aveva più di trenta. Abbronzata come se vivesse alle Maldive, la sua vita privata non era poi così privata: due divorzi alle spalle e un nuovo uomo al suo fianco. La rapidità dei media avrebbe rivelato chi era la sua nuova fiamma.
Il mio rendimento lavorativo stava sicuramente calando, tanto che Billy mi aveva chiesto di fermarmi di più quella sera perché aveva qualcosa da dire.
Quando mi fece cenno di sedermi, notai che al tavolo c'erano due succhi d'arancia e un piatto assortito di fritto.
Si tolse il berretto blu e lo posò bruscamente sulla poltrona accanto. Sembrava burbero, ma era una maschera. Dietro di lui si celava una delle persone più buone al mondo.
Ma poi cominciò a parlare di un argomento di cui non parlavo da ormai almeno due mesi.
"Conoscevo Gabriel, lo conoscevo benissimo. Andavamo a pescare insieme la domenica, che era libero. Scherzavamo sul fatto che lui prendeva più pesci di me, e quando io li prendevo scappavano." Billy si commosse.
"Adorava il suo lavoro, quando si era sposato con Charlene la portava in ogni dove. Poi sei nata tu e ti ha trasmesso pezzi di lui, vedo la sua essenza in te."
Mi guardò e notavo che non faceva fatica ad esprimere ciò che diceva.
"Sono sicuro che ad oggi, se potesse vederti, sarebbe molto fiero di te. Adesso lo sono io per lui. Sono davvero fiero della donna che sei diventata. I tuoi cambiamenti sono stati immediati."
Mi sorrise, il silenzio durò davvero pochi istanti.
Cominciò a squadrarmi e io abbassai lo sguardo d'impulso.
"Ma cosa succede in questo giorni?"
Il rumore del silenzio non era mai stato così assordante.
"Sono solo stressata.", volevo tagliare corto e non parlare di scuola e futuro. Non che non fossi pronta ma pensarci mi dava la nausea.
"Ho visto come hai guardato Douglas quando se ne è andato."
Come lo sapeva?
"E come l'ho guardato?", fingevo.
"Ti eri praticamente bloccata, nonostante Adelaide ti stesse parlando."
"Lo conosci?", gli chiesi.
"Beh, non profondamente. Non rivela quasi niente sul suo conto. So che si chiama così e che ha un padre facoltoso, ma nulla di più."
Padre facoltoso.
A volte, Billy tralasciava troppi dettagli.
"In compenso con me è amichevole."
"Pensavo lo potesse essere anche con me.", pensai ad alta voce.
Mi guardò con uno sguardo interrogativo, così gli mostrai il biglietto che puntualmente portavo sempre con me.
"Non l'ho più visto da quel giorno."
Sapevo che Billy non accettava che parlassimo coi clienti quindi cercai di far apparire tutto ciò come qualcosa che potesse avvenire al di fuori del contesto lavorativo ma mi bloccò dicendomi che "non era come suo padre", che avremmo potuto parlare.
Mi raccontò che suo padre non gli permetteva di parlare con Rosemarie, sua attuale moglie conosciuta in quella caffetteria.
Fui davvero felice di aver passato una così bella serata a chiacchierare con lui.
Quando arrivai davanti casa però notai le luci accese. Sgrullai il cappotto dalla brezza in veranda e scorsi mia madre ancora sveglia.
"Mamma, e questi?", le chiesi riferendomi a due calici e una bottiglia di vino davanti a sé.
"Non è nulla, hai sonno?", cercò di sviare ma temevo di star per scoprire qualcosa di terrorizzante. Centrava un uomo.
"Sì, infatti dovrei andare."
Mi incamminai verso la mia camera e notai Hazel che dormiva sul divano con un coniglietto mai visto.
Davanti il bagno mi imbattei in un uomo, effettivamente.
Il mio professore di scienze sociali.
Sgranai gli occhi.
"Mr Hudson.", non ricordo se fosse un interrogativo o un saluto.
Fatto sta che il mio professore era a casa mia al di fuori dell'orario scolastico. No, era a casa mia e basta.
"Reed.", la sua faccia da ebete l'avevo stampata nella mente già a scuola durante le interminabili ore settimanali.
"Posso spiegarti." quella frase pronunciata da mia madre riecheggiò nella stanza infinite volte. Ma io non ero arrabbiata, solo sconvolta. Perché lui?
"Ci scambiavamo giusto qualche appunto."
Con le lezioni praticamente finite, pensai. Non volevo aggiungere altro.
"Okay, okay. Devo andare, sono sfinita."
E lo ero veramente. Sorrisi e mi buttai a letto.
Sentii la porta di casa chiudersi solo mezz'ora dopo.

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Bene, questo era quello che comunemente viene chiamato "capitolo di passaggio", anche se non oserei chiamarlo proprio così visto che ci sono dettagli, seppur minimi, che danno origine al vero svolgimento.
Al prossimo capitolo, il primo vero incontro tra Diane e Douglas, in vesti non proprio consone!
Non spoilero nulla. Grazie per le visualizzazioni e continuate a seguire se vi va :)

riversiris

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