Annabelle
Svegliarmi stamattina con la mia mano sul petto di Marcus non è stato facile da spiegare a me stessa. Nella notte ho cercato quel suono, come se fosse la mia ninna nanna personale. Lui era così stanco per il mancato sonno accumulato e per la giornata in giro per la città che non si è accorto minimamente di niente. Insolitamente, siamo rimasti ognuno nella propria metà di letto, senza scavallare il confine del cuscino, se non per la mia mano.
Non me la sono sentita di svegliarlo, così ho accompagnato mia madre all'aeroporto e gli ho lasciato un biglietto con le chiavi di riserva nel caso volesse uscire.
Lasciare andare mamma non è stato semplice. Come per Lauren e Jason, vederla passare i controlli è stato un po' come essere lasciati indietro. Lo so che sono stata io ad andare via, che loro stanno tornando a casa, ma sono pensieri che non riesco a controllare.
Rientro in casa, verso metà mattinata, cercando di non fare rumore. Chiudo la porta e abbandono la giacca e la borsa all'ingresso, guardandomi in giro.
Forse Marcus è tornato a casa?
Le chiavi sono ancora sul tavolo in cucina, così come il biglietto. Vado verso la camera e lo trovo ancora lì, nel letto, beatamente addormentato. Non riesco a non sorridere e mi perdo per un po' a osservarlo. Il viso è quasi protetto completamente dalle braccia ed è sdraiato su un fianco con le coperte che gli arrivano quasi all'altezza del petto.
Ha cambiato posizione da quando mi sono svegliata e mi chiedo se si sia accorto della mia assenza, ma non credo. Era così stanco che è crollato per ore e ore. Ne aveva davvero bisogno e anch'io, lo ammetto, ho dormito molto meglio con lui.
Sospiro e mi tolgo le scarpe, lasciandole accanto alle sue. Mi sfilo i jeans e piego il maglione, rimanendo in canotta. Indosso la sua felpa, mettendomi sulla testa il cappuccio per essere avvolta completamente e ritorno sotto le coperte. Sposto delicatamente il cuscino e imito la sua posizione, rimanendo esattamente faccia a faccia con lui.
"Che ore sono?" chiede a bassa voce. "Dobbiamo accompagnare tua madre..."
"Già fatto." gli rispondo e lui riapre gli occhi, sbattendo le palpebre più volte. "Sta tranquillo. Ti saluta e ha detto che tornerà con Lauren per un nuovo giro in città."
Sul mio cadavere.
"Ma... Perché non mi hai svegliato?" chiede e si alza di scatto, troppo velocemente, visto come il suo corpo reagisce. "Ho dormito troppo e..." Mi guarda attentamente. "Quella è la mia felpa."
Resta.
"Non ci sono prove, viceprocuratore." Mi difendo, rannicchiandomi di più, mentre lui torna a sdraiarsi nella posizione di prima. "Che cosa vuoi fare?"
Resta.
"Ho un po' di fame. Tu hai già fatto colazione?" Scuoto la testa per dire di no. "Vuoi qualcosa?" Sollevo le spalle in risposta. "Non mi aiuti così, lo sai?"
Quando sta per alzarsi, scostandosi le coperte, perdo la connessione con il cervello, perché ciò che stavo pensando, esce dalla mia bocca sotto forma di parola.
"Resta." Lui si ferma, rimane a metà tra l'alzarsi e lo stare nel letto, penso più sorpreso. "Resta ancora un po'."
"Solo se poi prepari tu la colazione per entrambi." propone e si risistema, senza farselo ripetere ancora. "E sappi che mangerò per tre persone, sarò esigente."
"Andata." Prendo un respiro profondo.
Restiamo qualche secondo in totale silenzio, senza il buio della notte a mascherare le nostre espressioni e senza riuscire a staccare gli occhi l'uno dall'altro. Cerco pace, richiudendo gli occhi, nella speranza di riprendere il controllo di me.
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Ti appartengo
Chick-Lit#2 della Kane Series Quando ti innamori per la prima volta, può capitare che qualcosa vada storto. Annabelle, dopo la delusione per Marcus, ha imparato la lezione e deve ricomporre i pezzi di sé per ritrovare il suo equilibrio. Ma il giovane e sedu...