CAPITOLO 14 Nuove tradizioni

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Marcus

Stringo forte le coperte. Ci sono quasi, sento che manca davvero poco.

Quando mi ha detto di stare zitto per poi riprendere da dove ci eravamo interrotti, non avevo capito cosa volesse fare. Non credevo nemmeno che potesse arrivare fino a questo punto. Dire che mi ha sorpreso è un eufemismo.

"Adesso ti dico io a chi appartieni..."

Mi sono eccitato solo con questa frase.

Non possiamo fare sesso, ma è riuscita dimostrare che si può fare anche altro. Una notte solo di preliminari e di continui giochi, dove ho avuto la sensazione che non fosse lei ad abbandonarsi a me, ma io a lei.

Il suo è stato un ripredere il totale controllo su di me e un volerlo riaffermare.

Non esisterà altro al di fuori di me, ecco cosa significa questa notte.

Le sue labbra avvolgono il mio membro e lo accolgono nella bocca. La lingua continua quel gioco che mi manda al manicomio in un secondo. Il respiro si spezza, non riesco a espandere la cassa toracica completamente, sia per il piacere fisico che per il piacere mentale.

Annabelle mi guarda, non smette mai di farlo. Le sue dita mi graffiano l'addome, fermandosi poi sulle cosce che stringe e questo basta per farmi perdere il controllo.

Quando raggiungo il piacere, lei accoglie tutto di me e la cosa mi spiazza ancora. Sono talmente stordito che non capisco davvero niente. Ci stiamo alternando senza esserci messi d'accordo, siamo come drogati di piacere e non riusciamo a smettere di riceverlo e di darlo. Le uniche pause sono quelle in cui non facciamo altro che baciarci: alcune volte con foga e desiderio, altre volte oserei definire quei momenti romantici.

Si solleva con il busto e rimane in quella posizione fiera, completamente nuda, la stessa che mi impazzire. Seguo il suo respiro attraverso il movimento del seno che balla per cercare di calmare il mio. Resta a cavalcioni su di me, sospesa con i capelli corti che ricadono. L'ultima volta che è stata in questa posizione, le sue ciocche mi sfioravano il viso.

"Non riesco a capire cosa pensi."

Si siede su di me, lasciandosi ammirare ancora un po'. Non ce la faccio a non toccarla e allungo la mano verso il seno, cominciando a stuzzicarlo. Le avvolgo la schiena con il braccio e la spingo verso il basso, in modo da avere il suo petto sul viso. Comincio a tracciare lunghe scie di baci, intervallate da morsi prima leggeri e poi più rudi. Lei si muove esattamente come mi aspetto che faccia e quando solleva il bacino, ne approfitto per far scendere le dita tra le sue gambe.

"È così che rispondi alla domanda?" Ansima e schiude le labbra quando comincio a sfiorarla. "Oh, Marcus..."

Quando il mio nome è accompagnato da quel tono perdo il senno.

"Sto pensando che non voglio alzarmi da questo letto." le confesso e ribalto la situazione, portandola sotto di me. "Sto pensando che questa notte, tu hai tenuto le redini per tutto il tempo ed è stato pazzesco."

"Forse più che scappare..."

Chiude gli occhi in estasi e sono proprio orgoglioso di averla interrotta così. Sorrido soddisfatto, mentre lei divarica le gambe di più per me.

"Più che scappare..."

La invito a continuare, ma non penso che mi senta. Le sollevo il collo con una mano e avvicino le labbra al suo orecchio, non smettendo di torturarla di piacere. Lei porta le mani sulla testa, le stringe nel cuscino e lascia il campo libero, concedendosi completamente.

"Mi sei mancata." le sussurro e mugugna di piacere, mentre con la mano non impegnata raggiungo i suoi polsi per tenerli bloccati. "Tutto di te, mi è mancato."

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