CAPITOLO 20 Torre e alfiere

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Annabelle

Melanie Cats, ecco il nome della ragazza da trovare. A quanto pare, dopo la violenza, ha chiesto un trasferimento di facoltà decidendo di finire gli studi addirittura in un altro stato, per poi tornare a New York solo l'anno scorso. 

Stamattina i detective sono stati al campus e hanno anche avuto la conferma che la preside continua a essere la stessa, cosa che ha fatto infastidire tutti e tre visto ciò che abbiamo scoperto ieri sera. Ho controllato negli archivi della procura e non risultano particolari accuse o fatti gravi avvenuti nel campus, segno che quello che ha detto Vanish sull'occultare i crimini commessi potrebbe essere vero. 

Né Conrad e né Ruby hanno affrontato con me la discussione su Marcus, sembra che non interessi nemmeno fare rapporto. Quando l'ho visto appoggiato alla mia macchina, pronto a esserci per me, non è importato più nulla, nemmeno il mantenere il segreto sulla nostra relazione. Non sono riuscita a fermarmi, gli sono corsa incontro come se stessi navigando da giorni in mare aperto e lui fosse la terra ferma. Non ha fatto grandi domande, forse lui sapeva che non potevo parlare per via del caso, ma non mi ha lasciata sola nemmeno un istante, aiutandomi a distrarmi. Ma questa quiete è durata poco. 

"Non ti ho detto una cosa." sussurra Marcus nel buio e lo sento sospirare, come se il peso che portasse dentro lo stesse dilaniando. "Non tanto tempo fa, mio padre... Ha chiesto di vedermi e sono andato all'incontro."

Eccolo qui, il motivo per cui è rimasto in silenzio a riflettere per giorni.

"E ti sei pentito di essere andato?"

Ci ha pensato a lungo prima di rispondermi e la cosa mi ha messo solo più ansia. 

"Non lo so. Inizialmente, pensavo fosse una terribile idea, ma parlandoci... Lui ha questa capacità di girare il discorso in una maniera tale da farti sentire stupido. Mi sono chiesto cosa voglia fare con lui, visto mi ha chiesto di riallacciare i rapporti. Non te l'ho detto per non farti preoccupare, ma ora... Avevo bisogno di condividere con te questa cosa. Probabilmente, ho scelto anche il momento sbagliato, ma non ce la facevo più a tenerlo per me."

La mossa di Erik Kane è puntare al cuore del figlio? Lo vuole confondere?

"E tu ci stai pensando." concludo per lui e lo sento sospirare ancora più forte di prima. "E anche tanto. Dimmi i tuoi dubbi."

"Temo che sia un'altra delle sue mosse, eppure... Ho avuto l'impressione che ci fosse altro ed è questo tarlo che continua a girarmi in testa. Per un attimo, ho pensato a come sarebbe avere un rapporto umano con mio padre e mi sono sentito in colpa nei confronti di mia madre. Ogni volta, sento questo peso che non mi fa respirare e mi sento ipocrita, perché ho sempre detto di odiare quell'uomo, di non reputarlo un padre visto che ha anche provato a distruggermi. Non so che mi prende, forse ci sto ragionando troppo."

E lui lo sa. Erik Kane lo sa bene di causare questo scompiglio. 

"Marcus, tuo padre..."

Ti sta manipolando, avrei voluto dirglielo, ma con quale diritto? E se mi stessi sbagliando? Se i miei sospetti e pregiudizi offuscassero la ragione? Ho lasciato in sospeso la frase, ma Marcus mi conosce, sa cosa avrei voluto dire e una parte di me si pente di averlo pensato. 

"Lo so, lo so com'è mio padre. Non pensiamoci più. Cerca di riposare, sei stanca... Buonanotte."

Non ha voluto aggiungere altro. Mi ha baciato lievemente le labbra e mi ha preso tra le braccia, stringendomi ancora più forte. La conversazione è finita lì con lui, ma non nella mia testa. 

Stamattina, mentre lo osservavo attentamente dormire tranquillo nel mio letto, ho sentito dentro l'impulso di proteggerlo come se ci fosse in pericolo imminente dietro l'angolo. Ho questa sensazione che proprio non vuole abbandonarmi e che non mi fa dormire bene la notte per la paura che tutto ciò che stiamo costruendo possa crollare. Non so se è stato il discorso con Vanish di ieri sera, se è stato quello con Marcus sulla cattiveria nel mondo o se semplicemente sento il pericolo per via del padre, ma proprio non riuscivo a smettere di pensare al fatto che qualcosa stesse cambiando.

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