Il Ritorno

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"...Un cenno rivolto a Scott, salì in macchina e sparì."

Mi svegliai di soprassalto ritrovandomi steso nel mio letto, tutto sudato, con le mani che stringevano il copriletto. Portai lo sguardo sulla sedia sopra la quale si sedette molti anni prima per poi passarmi una mano sul viso. Mi alzai dal letto e barcollando, ancora assonnato e immerso in quello che poco prima era stato un sogno, mi avviai in cucina. Ci trovai mio padre, come al solito lui si era alzato prima e aveva quasi finito di fare colazione.

- Ciao – dissi con tono assente raggiungendo la dispensa per prendere i cereali.

- Buongiorno! Dormito bene? – quelle parole erano solo un leggero sottofondo nella mia testa, era passato tanto tempo dall'ultima volta che vidi Derek, ma ancora lo sognavo, ancora vederlo sparire in quel modo, lanciando un semplice cenno del capo a Scott, mi faceva uno strano effetto.

- Stiles... Stiles! – mi voltai di scatto puntando gli occhi su mio padre che mi fissava preoccupato con la tazza contenete il caffè ancora a mezz'aria.

- Dimmi – dissi ripotando la concentrazione sulla colazione. Presi il latte e lo versai nella tazza mentre mio padre mi chiedeva quello che, probabilmente, avrei voluto non mi chiedesse.

- Ancora quel sogno? – alzai lo sguardo su di lui ma lo distolsi immediatamente. Lui sapeva quanto ci fossi stato male, lui sapeva quanto mi mancava. Mi sedetti e inizia a mangiare.

- Stiles devi superarlo – mi disse alzandosi.

- Come faccio? – chiesi giocando con il latte.

- Trovando risposte alle domande che ti stai ponendo – mi rispose prendendo il giornale.

- Io non mi sto ponendo domande – ribattei, sapendo nel mio profondo, però, che aveva ragione.

- Non sai mentire – concluse prendendo il cappotto prima di aggiungere – ci vediamo questa sera – e con questo uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle e lasciandomi immerso nei miei pensieri.

...

Eravamo tutti in fila in attesa di lasciare le sigle sullo scaffale. Era una specie di rituale della scuola, quelli dell'ultimo anno lasciavano le proprie sigle su uno scaffale della biblioteca per ricordare alla scuola, in un certo senso, che loro erano passati di lì. Arrivò il mio turno e mi voltai con un sorriso verso Scott che mi rispose sorridendo a sua volta. Presi il pennarello e cercai un posto vuoto nel quale scrivere e poi la vidi: D.H. Trattenni il respiro qualche istante capendo che quelle lettere erano state scritte proprio da lui, che quelle lettere significavano "Derek Hale".

- Stiles... - la voce di Lydia mi riportò alla realtà. Annuii per farle capire che avrei fatto in fretta, poi segnai, lontano da quella sigla che mi riportava tanti ricordi alla mente, due S.

Passai la penna a Lydia e mi feci da parte osservando i miei amici e controllando se pure loro notassero quelle lettere, ma Lydia scrisse semplicemente "L.M." e passò la penna a Kira che mise le proprie sigle e che passò la penna a Malia che, neanche troppo sorprendentemente, scrisse "M.T." invece di "M.H." per poi lasciare la penna sullo scaffale. Vidi Scott prenderla e sperai che almeno lui le notasse ma non successe, lo vidi scrivere "S.M."per poi rimanere qualche secondo immobile prima scrivere, sotto la propria sigla, "A.A.". Mi si chiuse lo stomaco.

- Sarebbe venuta anche lei con noi – dissi rivolto al mio amico.

- Già – rispose con un filo di voce.

- Lei è sempre con noi – concluse Lydia. Furono quelle parole, forse, a distrarmi dal mio sogno fatto la notte precedente e che mi aveva perseguitato per tutta la giornata.

...

Arrivai a casa, pioveva, quindi scesi velocemente dalla Jeep e corsi verso la porta d'ingesso e rimasi stupito, forse un pochino spaventato, nel vedere una busta attaccata con dello scotch. La strappai e mi voltai di scatto sentendomi osservato.

- Quante paranoie – dissi più a me stesso che a qualcun'altro prima di aprire la porta ed entrare. Lanciai la lettera sul tavolo e mi andai a lavare, quando uscii mi lanciai sul divano e mi misi a vedere la tv. Era forse mezzanotte e mezza quando decisi di andare a letto. Mio padre era già tornato da un pezzo e molto probabilmente stava già dormendo. Andai in cucina e bevvi un sorso d'acqua e quando mi voltai per andare in camera mia l'occhio mi cadde sulla busta. Sgranai gli occhi quando vidi quel che c'era scritto "Per Stiles". Come avevo fatto a non notarlo prima? Mi sedetti, la presi e, con le mani tremanti, ne estrassi il contenuto.

" Forse non è giusto quello che ti ho fatto, forse non è giusto che abbia deciso io per entrambi, forse non avrei dovuto andarmene senza dire nulla.
Se vorrai parlare mi trovi parcheggio nella scuola, ci starò fino a domani alle 11.

- D.H."

Sentii il respiro diventare irregolare a causa di quel che avevo letto. Alzai lo sguardo verso le scale e pensai che mio padre non sarebbe stato contento, ma io dovevo andare, avevo bisogno di andare. Quella mattina aveva avuto ragione, per stare meglio dovevo avere risposte.

Corsi in bagno e mi misi la prima cosa che trovai, poi presi la felpa e uscii. Pioveva a dirotto e, forse, stavo correndo troppo, ma non volevo che andasse via, nonostante mi aveva scritto che sarebbe stato lì fino alle 11 del giorno dopo.

Raggiunsi il parcheggio della scuola e la vidi, la sua macchina. Frenai di scatto e presi la lettera, per poi scendere dalla Jeep, che avevo parcheggiato in uno dei tanti posti liberi, occupando però, tre spazi. Lo vidi scendere dalla macchina, bello e unico come sempre. A passi lenti mi avviai verso di lui tenendo la lettera stretta tra le mie mani. Lui rimase fermo, con le mani in tasca, lasciando che la pioggia lo bagnasse e tutto quello che fece fu fissarmi. Quando finalmente fui ad un metro da lui mi fermai e, in quel momento, mentre un bellissimo silenzio che mi dava la sicurezza che lui non sarebbe più andato via, tutto quello che riuscimmo a fare fu guardarci e sorridere.

Come back be here // SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora