6. Per il mio bene

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Canzone per il capitolo

Stay - Rihanna


Insieme alle giornate passarono i mesi, e con essi volarono gli anni.

Pian piano riuscii ad accettare la mia vera natura, io ero questa e dovevo farmene una ragione.
In più, oltre la capacità di guardare attraverso le cose, ero venuta a conoscenza di possedere molte altre potenzialità, decisamente fuori dalla norma. La prima volta mi chiedevo se erano cose che tutti potevano fare, cose normali, ma poi domandando scoprivo di riuscirci solo io.

Ero capace di sprigionare una grandissima forza, e avrei dovuto capirlo sin da subito, quando mi cimentavo nello svolgere un compito delicato per la prima volta finivo col rovinare tutto. Ad esempio quando ero ancora alle prime armi con il cucito, prima di imparare correttamente ruppi una ventina di aghi. E questo è solo uno degli esempi.

Quindi per non combinare troppi danni dovevo stare attenta, per questo imparai a contenere questa mia sovrumana forza, per non essere pericolosa per nessuno, la mia principale preoccupazione era quella di fare del male a Bea.

Ero anche abbastanza veloce.
Mi capitava spesso di fare a gara con i cervi e i daini nel bosco, era una sensazione stupenda poter correre liberi, sentire l'aria che ti tocca la pelle, e spostare con semplicità qualsiasi ostacolo che mi si piazzava davanti, alberi e rocce erano come esili foglie per me.

Era questo il mio modo di sfogarmi, di scacciare via i pensieri negativi.

Correndo.

Mi sentivo invincibile e potente, in un certo senso.
Unica.
Solo io potevo fare questo, solo io potevo provare quelle straordinarie sensazioni.
Non mi sentivo superiore, figuriamoci.
Almeno avevo qualcosa che compensava la mia diversità, tanto odiata e disprezzata da me stessa.

Dovevo per forza pensarla così.
Dovevo per forza vederla in modo positivo, anche se di positivo c'era ben poco.
Avrei pagato, non so quanto avrei pagato per crescere e contare i miei anni.

Gli anni passavano, le città si alzavano, le tecnologie aumentavano, la gente cresceva, e io no.
Di fronte a tutto questo movimento io restavo indifferente, insensibile. Tutto ciò era come se non mi riguardasse, come se io fossi un corpo estraneo.

Bea cresceva e io non potevo fare altro che guardarla.
L'ho vista diventare una donna, farsi più alta, ho visto i suoi capelli allungare e poi diventare grigi. Ho visto le rughe sulla sua pelle diventare sempre più numerose, e la sua energia scemare sempre di più.

La ragazza pimpante ed energica di prima ora era anziana e stanca.

Era il 19 Gennaio del 2012, il suo ottantanovesimo compleanno.
Come ogni compleanno, ma anche come ogni giorno, eravamo sempre noi due sole, nella nostra solita casa. Per l'occasione cucinai, come consuetudine, una delle grandi e decorate torte illustrate nelle riviste di Cake design, ne avanzava sempre un po', ma ne valeva la pena, ogni anno era diversa, e Bea rimaneva sempre sbalordita.

Stesso posto, stessa gente, stesse abitudini. Quel compleanno fu diverso dal solito però.

Dopo l'abbondante cena, Bea stava seduta nel suo divano vicino al camino con il fuoco acceso per riscaldare la fredda serata, e io accanto a lei.

La sera parlavamo, parlavamo del più e del meno, eravamo due amiche che hanno vissuto insieme e hanno condiviso davvero tanto, ma la nostra relazione non si sarebbe potuta mai paragonare a nessuna esistente, la nostra storia era unica nel suo genere.

Rise ad una mia battuta, ma improvvisamente divenne seria, dopo aver fissato il vuoto per pochi secondi drizzò lo sguardo verso me e disse -Sai Hanna, sono cose che prima o poi si devono dire...- esitava a parlare.

-Cosa? Su, parla!- la esortai.

-Ho 89 anni, mentre tu... è brutto dire questo ma... quando io finirò la mia vita tu continuerai la tua...-

-No Beatrice!- Era un argomento a cui anch'io avevo pensato più volte, ma non volevo parlarne sul serio.

-No Hanna, è così, bisogna accettarlo, sei tutto quello che ho, ma questa solitudine, l'essere esclusivamente solo io e te, forse non è stata una buona idea, non voglio che tu rimanga sola quando io....-

-Quando tu te ne andrai- finii la sua frase -Pensi che quel giorno sia vicino?- domandai con la voce spezzata.

-Oh no piccola, abbiamo ancora tanto tempo da trascorrere insieme, ma sai io ti ho sempre detto tutto, non potevo stare zitta su questo, lo dico per il tuo bene-

-D'accordo.- dissi abbozzando un sorriso.

-Sappi che andrà tutto bene, ci penso io a te- concluse Bea prendendomi la mano.

La conversazione mi scombussolò, ma cercai di non pensarci troppo, e scacciai via i pensieri.
Era molto tardi e ci addormentammo lì dove eravamo senza accorgercene.

Dopo ore, sempre durante la notte mi svegliai per la posizione poco comoda, avevo sempre la mano in quella della mia cara e unica amica.
Solitamente al semplice contatto riuscivo a sentire i battiti del cuore della persona vicina, quella volta non fu così.

-Bea?-

Non mi rispondeva.

-Bea svegliati!-
Provai alzando un po' la voce.

-Beatrice perché non mi rispondi? Svegliati!!!
Stavolta gridavo.

Era immobile, non si muoveva, eppure poco avevamo parlato, stava bene. La chiamavo, la smuovevo, ma niente.

Guardai attraverso il suo torace.
Una fitta di dolore mi attraversò il petto. Fece male.

Il suo cuore ora somigliava tanto al mio, era fermo.

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Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora