KIM

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Kim non era il suo vero nome ma a lei piaceva farsi chiamare così.

Era una ragazzina come tante eppure lei si sentiva diversa, strana, complicata, un vero e proprio disastro.

Era molto carina Kim, il viso delicato, i lunghi capelli lisci e due occhioni grandi che parlavano più di quanto facesse lei a parole.

Il corpo longilineo non troppo formoso per una ragazzina della sua età.

Eppure lei aveva un'immagine totalmente diversa di se stessa.

C'era sempre qualcosa nel suo corpo e nel suo carattere che non andava bene, che doveva essere cambiato, migliorato.

Era fin troppo sensibile e generosa ma questo lei lo riteneva un difetto che mascherava molto bene sul suo viso sempre diffidente e un po' altezzoso.

C'erano molti ragazzi che le facevano il filo ma quasi nessuno riusciva ad attirare la sua attenzione e a smuovere qualcosa dentro di lei.

Ero sdraiata sul letto a fissare il soffitto, la carta da parati rosa a fiori sul bordo del muro in certi punti si stava scollando.

Erano le 7 di sera e come al solito non avevo ancora cominciato a studiare, non ci riuscivo.

La sera prima ero stata al pub con gli altri e anche se mi ero ripromessa di non bere e di tornare a casa presto, non mantenni la promessa.

Cosa racconterò domani alla prof di diritto?

"Mi dispiace molto ma ieri sono stata poco bene e non sono proprio riuscita a studiare."

In realtà vorrei dire :" Senta io ci provo, veramente, ma proprio non ci riesco a studiare, anzi non me ne frega niente di codici civili, leggi, diritti.

Ho la testa talmente piena che non ci entra più nulla."

Oppure potrei fingermi malata prima dell'inizio della lezione!

Deciderò domani, ora non voglio neanche pensarci.

Ieri c'era Luca al pub e non mi ha neanche salutata, forse è arrivato il momento di rassegnarsi una volta per tutte, non mi vuole più, non gli piaccio più.

Ogni volta mi convinco che non ci penserò, che non me ne frega niente, che ci sono altri migliaia di ragazzi migliori di lui che farebbero carte false pur di parlarmi ma poi ogni volta che lo vedo rimetto in discussione tutto quanto.

Il fatto è che sono una cretina, non mi piacciono i ragazzi romantici, quelli troppo appiccicosi che ti stanno sempre incollati e ti riempiono di parole smielate sentite e risentite da qualche amico o in qualche film strappalacrime e che in realtà neanche pensano.

Mi ero fissata perché non ci stavo a perdere io.

All'inizio era lui che mi cercava e diceva che si stava innamorando di me.

Innamorarsi? Non mi piaceva affatto quella parola.

Chi decide quando una persona si sta innamorando? Come si fa ad esserne sicuri? E se fosse una cosa passeggera? O se in realtà fosse innamorato dell'idea di avere una fidanzata? O se gli piaccio solo fisicamente e poi quando mi conoscerà meglio non gli piaccio più?

E se capisce di essersi sbagliato e sparisce?

Credo che fossero queste domande che mi creavo in testa a condizionare ogni mia ipotetica storia e allora mettevo in atto un processo di difesa che si tramutava in indifferenza, "stronzataggine", si ero proprio una stronza quando volevo.

Appena vedevo che qualcuno si sbilanciava con me, che usava parole come affezionarsi, amore, fidanzati... cercavo in tutti i modi, inconsciamente e consciamente, di distruggere tutto quanto.

Poi, quando le "povere vittime" , giustamente, si rompevano le scatole e scappavano a gambe levate, rifioriva improvvisamente tutto il mio interesse.

Che stupida. Ero attratta da tutte le situazioni più complicate e impossibili.

Mi accorgevo solo dopo essere stata respinta che quella persona forse mi sarebbe potuta interessare.

E allora mi fissavo, mi domandavo continuamente perché.

Perché ora non gli piaccio più?

Avevo ragione, non era innamorato, non era veramente interessato a me.

Ok, io avrò anche esagerato ma se piaci veramente ad una persona il suo interesse nei tuoi confronti non svanisce da un momento all'altro!

Non so perché la mia testa mi portasse a ragionare così, ma succedeva ogni volta che incontravo un ragazzo che sapevo mi sarebbe potuto piacere e quando percepivo i segnali d'allarme, e cioè che l'interesse era reciproco, rovinavo tutto.

Forse pensavo che solo facendo così sarei stata sicura del sentimento provato dal ragazzo in questione, che nonostante tutto, nonostante il mio carattere ambiguo e complicato gli piacevo lo stesso.

Che cosa stupida.

Era successo proprio questo con Luca e forse, era dopo aver incontrato lui ed essermi presa la mia prima cotta che avevo capito lo strano meccanismo di "difesa" che mettevo in atto di fronte ad ogni ipotetica relazione con qualcuno.


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