Rimasi senza coscienza per parecchio tempo, cosa che in ogni altra situazione mi avrebbe infastidito non poco, ma che in quel momento sembrava più una fortuna che altro. E potete benissimo immaginare che sorpresa quando mi risvegliai ed ero ancora viva. Ultimamente la gente intorno a me non faceva che cadere come mosche. Poi la suddetta sorpresa ai trasformò in vero e proprio shock quando riconobbi il mio salvatore.
Comunque, per procedere con ordine, mentre io me ne stavo comodamente svenuta, il mio aggressore aveva avuto il tempo di fare parecchie cose. Innanzi tutto mi aveva trascinato via dalla tana, mi aveva caricato su una moto ed era partito sgommando come un matto (e rischiando di uccidermi sul serio, come ammise in seguito). Poi aveva passato un'oretta ad aspettare che mi svegliassi, tuttavia senza che succedesse niente. Ad un certo punto aveva ricevuto una telefonata, mi aveva rimesso su quella dannata moto ed era tornato indietro, alla tana. Visto che io non accennavo minimamente a svegliarmi (cosa comprensibile, dopotutto. Mi sono portata dietro un bernoccolo nero per due settimane) mi aveva lasciato a riposare nell'ingresso, in balia degli eventuali rapitori.
Infatti quando mi svegliai c'era un ragazzo carino che mi sorrideva con aria annoiata a meni di cinque centimetri di distanza.
Balzai indietro, con una smorfia.
- Ti sei svegliata. - notò argutamente il tizio.
- Complimenti Sherlock. - grugnii in risposta. Poi mi accorsi di essere nell'ingresso della tana e rischiai di cadere di nuovo in stato comatoso. Come avevo fatto ad arrivare lì? C'era ancora qualcuno?
- Non sei una senzatetto - affermò il tizio a sorpresa.
Abbassai lo sguardo sui miei vestiti spiegazzati. Indossavo ancora i miei jeans preferiti, che si erano strappati all'altezza del ginocchio mostrando una buona porzione di pelle insanguinata. Sopra avevo un maglione scuro con su scritto "Carpe that fucking diem", ma si era sporcata su un braccio di... mhmm... ancora sangue? E per concludere in bellezza, i miei capelli neri avevano tutta l'aria di essere finiti in una mezza dozzina di pozzanghere, e mi si erano appiccicati tutti alla faccia. Con tutta probabilità era dovuto alla grazia di chiunque mi avesse sballottato senza un minimo di riguardo in giro per Walnut Creek.
Tutto questo per dire che ero abbastanza sicura di sembrare una senzatetto.
- E allora?
- Cosa ci fa qui una bella ragazza come te?
Oh, no. Niente galletti arroganti proprio adesso, pensai. E poi doveva essere pieno di problemi per trovarmi bella in quello stato pietoso.
- E cosa ci fa qui un pallone gonfiato come te?
Il tizio non parve particolarmente offeso, e si limitò a scrollare le spalle.
- Cerco la cosa che infesta la stazione, cos'altro? I miei amici mi stanno aspettando fuori. Per una scommessa.
- Davvero? - non era mai entrato nessuno, prima d'ora. Era strano.
Poi mi risvegliai del tutto e capii che se ero arrivata lì, qualcuno doveva avermici portato in qualche modo. E quel qualcuno poteva essere ancora nei paraggi.
Compilai velocemente l'elenco di cose da fare.
Uno: trovare il resto del branco.
Due: capire cosa stava succedendo.
Tre: trovare un posto più sicuro per tutti.
Feci per alzarmi in piedi, ma il ragazzo mi spinse contro la parete, bloccandomi con il suo corpo.
- Dove credi di andare? Ancora non mi hai detto come ti chiami.
Ci pensai un attimo su, poi gli regalai un sorriso completo di zanne e occhi gialli.
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She wolf - falling to pieces
WerewolfMi ricordo bene quella sera, quando ho cominciato a capire a quale gioco stavo giocando. Ricordo altrettanto bene i giorni felici passati prima che scoprissi le sue regole. L’unica cosa che non potete chiedermi di ricordare è Anthony. Nessuno tocchi...