Erano passati tre mesi dalla morte di Allison, e Stiles ancora non riusciva a convincersi del fatto che non fosse colpa sua. Se lui non fosse stato debole, se non avesse mai permesso a quel maledetto Nogitsune di farsi strada nella sua mente e occupare il posto della sua coscienza, Allison non sarebbe mai morta e, insieme a lei, tutti quelli che aveva ucciso nel suo cammino.
Sapeva che non era veramente lui a fare tutte quelle cose, sapeva che in quei momenti non aveva assolutamente il controllo di sé stesso ma, la cosa peggiore, era che si ricordava tutto alla perfezione, le persone che lo imploravano di non ucciderle, il volto di Scott mentre affondava la lama nel suo stomaco, lui che teneva Lydia prigioniere e la terrorizzava. La sua Lydia, la Lydia che amava dalla terza elementare. Ricordava ancora la sensazione di gridare a qualcuno dall'interno di una stanza insonorizzata, mentre si vedeva dall'esterno, mentre la guardava piangere, ma al tempo stesso sapevadi essere lui a farlo o, perlomeno, il suo corpo.
Quei tre mesi non sembravano nulla, a Stiles sembrava sempre il giorno prima che uccideva quella gente e continuava a vedere Allison che veniva uccisa da quell'Oni, il corpo della cacciatrice fra le braccia del suo miglior amico. Continuava a vedere quelle scene, come se stesse guardando un film. Da tre mesi non dormiva terrorizzato dagli incubi che continuavano a ricordargli costantemente e incessantemente tutto quello che aveva fatto sotto il controllo del Nogitsune.
Stiles si rigirava nel letto, cercando di prendere sonno, mentre pregava chiunque ci fosse in cielo di non fargli avere più quegli incubi che lo tormentavano.
Stava per alzarsi, per andare a farsi della camomilla, quando sentì la vibrazione del cellulare che segnava l'arrivo di un messaggio.
Lydia:
Stiles, sono maleducata ed egoista a svegliarti a quest'ora di notte, lo so,ma non ce la faccio più. Ho bisogno di qualcuno... Ho bisogno di te.Per favore, tua Lydia.
Stiles lesse il messaggio più e più volte, non credendo ai proprio occhi. Lydia, quella che non aveva bisogno di nessuno, gli scriveva – al debole Stiles capace di farsi possedere da un demone giapponese –che aveva bisogno di lui ? Lui che si continuava ad incolpare della morte della migliore amica della rossa ?
Mandò al diavolo la parte di sé incredula di quel messaggio e dopo essersi vestito alla svelta, uscì da camera sua, si diresse verso la camera di suo padre, solo dopo avergli scritto un biglietto che diceva che usciva e che se la mattina seguente non lo avesse trovato di non preoccuparsi e posò il foglio sul comodino vicino alla testa dell'unico genitore che gli rimaneva, addormentato. Non voleva svegliarlo, era troppo faticoso il suo lavoro e in quel periodo rimaneva in centrale più del solito per cercare di risolvere dei vecchi casi abbandonati nell'archivio dopo chissà quanti anni di ricerche risultate inconcludenti. Lo sceriffo si impegnava e faceva ricerche approfondite, cercando di capire se alcuni di quei casi potessero avere qualcosa a che fare con il mondo soprannaturale,appena conosciuto.
Uscì dalla camera del padre in punta di piedi e, prese le chiavi di casa e della macchina, si chiuse la porta d'ingresso alle spalle.
In meno di dieci minuti era a casa Martin, la luce della camera di Lydia– al secondo piano – era spenta, ma quella del salotto illuminava la stanza. Bussò un po' titubante e la signora Martin andò gli apparve davanti agli occhi. Conosceva la madre di Lydia anche se non aveva mai seguito i suoi corsi a scuola, ma sapeva che era una brava donna e che avrebbe fatto di tutto per la figlia. Ma Stiles era Stiles e si rendeva conto che andare a bussare alla porta di casa di una ragazza a mezzanotte e vedersi arrivare la madre della suddetta ad aprirgli la porta era più che imbarazzante e, come di consueto, Stiles arrossì. La signora Martin però non sembrava sorpresa, anzi,appena lo vide i suoi occhi – tanto simili a quelli della figlia ma comunque troppo diversi – si riempirono di sollievo.
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Midnight {Stydia}
Short StoryLydia sente delle voci, le sente continuamente e gli dicono un nome. Stiles. Sussurrano, bisbigliano e urlano solo quel nome. Perché ? Stiles non dorme, si incolpa della morte di Allison. La fidanzata del suo migliore amico. Una soluzione c'è ma...