Ordito in inchiostro verde, serbato nello smeraldo.

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Era una mattina nuvolosa nonostante fosse luglio inoltrato, due sorelle di undici anni stavano chiacchierando del più e del meno in soffitta, accompagnate dal un ritmico picchiettare della pioggia.
Le due bambine erano davvero legate anche se non le si avrebbe accomunate per nessun motivo; neanche sembravano sorelle. Lily, che sedeva su una vecchia poltrona coperta da un polveroso lenzuolo bianco, nella sua semplicità rapiva l'attenzione di un qualsiasi osservatore, era una bimba di bell'aspetto, e questo era innegabile, ma a renderla speciale era una luce, una vivacità che in lei emergeva. Lily Evans era di media statura, quasi bassa, e aveva una candida carnagione spruzzata di qualche lentiggine sul naso e sulle braccia, aveva dei fluenti e voluminosi capelli rossi, di un rosso vivo e ricco di riflessi contempo rubato al fuoco e al tramonto. Le labbra vellutate della bambina erano di un tenue color pesca e il naso estremamente delicato. I lineamenti della bambina erano dolci e gradevoli, ma i suoi occhi erano ciò che così unicamente la irradiavano. Gli occhi di Lily erano grandi, addolciti da lunghe ciglia rossastre, che come rame incastonavano due gemme verdi. Erano splendenti e vi si poteva leggere ogni sfumatura del verde talvolta spruzzata
di turchese; attorno alle pupille alcune pagliuzze dorate arricchivano lo sguardo.
Il semplice guardarla permetteva di coglierne il carattere dolce e sereno, ma un solo sguardo di lei ne mostrava la grinta e il coraggio.
La bambina seduta di fronte a Lily su di un'altrettanto polverosa poltrona era la sorella, Petunia Evans.
Petunia era una bambina indubbiamente graziosa, il viso ben proporzionato, i capelli biondo cenere e gli occhi vispi. Eppure questa era una bambina insignificante, una come tante, dalla bellezza piatta e comune.
Era già ovvio, semplicemente osservando questa scena, che quel giorno in casa Evans sarebbe arrivata una sola lettera per la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Suonarono alla porta, posta. Lily scese dalla soffitta ed andò a prendere le lettere indirizzate alla famiglia per evitare ai genitori questa piccola fatica. Nulla di particolare: qualche bolletta, una cartolina dai nonni e un volantino pubblicitario. Aprì la cartolina dei nonni spedita dalla Francia dove appunto i genitori del padre soggiornavano da ormai una settimana; la cartolina era molto d'effetto: ritraeva infatti uno dei molteplici castelli francesi costruiti sulla Loira illuminato dalla luce del tramonto. Lily provò una punta di invidia nei confronti dei suoi amati nonni, poi però risentendosi dell'accesso di quello che reputava egoismo pensò che si meritassero davvero quella vacanza. Iniziò a leggere avidamente le poche righe scritte a caratteri rotondeggianti dalle stanche mani della nonna. Le parole scritte con grazia esprimevano la magnificenza del posto, dicevano inoltre che nonostante sentissero molto la mancanza delle nipoti lei e il marito stavano passando giorni meravigliosi coronati dalla comicità del fatto che loro non capivano assolutamente nulla di francese e quindi gli era quasi impossibile comunicare e che dunque i due trascorrevano le giornate in solitudine. Lily si mise a ridere e pensò di scrivere una lettera in risposta alla buffa cartolina dei nonni. Stava ancora ridendo quando appoggiò distrattamente la posta sul tavolo in cucina e per lo spavento saltò tanto che mancava poco che sbattesse la testa su di un mobile. Sul davanzale della finestra sopra il lavabo un gufo impettito stringeva una lettera scritta ad eleganti caratteri verdi. Era indirizzata a lei. Trovò la scena buffa, insolita ed assurda, ma non troppo.
Già da tempo Lily sapeva di essere una strega, il suo più caro amico Severus le aveva negli anni mostrato le abilità magiche che avevano in comune, questo era un bambino più basso di pochi centimetri rispetto a Lily, dal volto piccolo e affilato dominato da un naso adunco abbastanza importante. Il bambino aveva dei grandi occhi neri profondi ed espressivi che erano però spesso coperti da ciocche spettinate di quei capelli neri tendenti al blu, che talvolta erano fin troppo lucidi e sporchi. Severus era un bambino della sua stessa età che abitava vicino a casa sua e che come la madre era dotato di poteri magici. Il bambino aveva impiegato tempo a convincere Lily dell'esistenza della magia e altrettanto ne aveva impiegato a convincerla che lei stessa fosse una strega. Lily lo aveva conosciuto un paio di anni prima e lui in quel lasso di tempo le aveva raccontato tutto del mondo magico. La aveva inoltre avvertita che avrebbe ricevuto una lettera da una scuola di magia, lettera che in quel momento il gufo dal piumaggio color del miele teneva saldamente nel becco. Lily dunque sospettava che quella fosse la lettera proveniente da Hogwarts che la avvisava del suo diritto a frequentare i corsi di magia, eppure non poteva credere che fosse vero, si sentiva come quando la mattina del Natale passato sotto l'albero aveva visto un pacchetto del negozio che preferiva, era conscia che avrebbe ricevuto qualcosa che adorava, ma non avendolo ancora scartato manteneva la sicurezza del dubbio quella maschera che si pone alla più spudorata speranza.
La bambina prese la lettera e lancio un pezzo di pane al gufo che lo afferrò col becco, lo trangugiò e volò via con fare solenne. Lily chiamò festosamente i genitori e la sorella. Scartarono insieme la busta all'interno della quale era anche la lista dei libri e del materiale necessario ad ogni studente e un biglietto per l'Hogwarts express. Lily spiegò alla sua famiglia tutto ciò che sapeva e fu felicissima della festosa reazione dei suoi genitori. Al contrario fu distrutta dalla reazione della sorella che, quando Lily si girò per abbracciare, le riservò lo stesso sguardo che riservava ai cani rabbiosi e morenti, poi lentamente scandì con le labbra la parola "mostro".
Lily si pietrificò per una manciata di secondi, non sapeva che fare, perché Petunia repelleva tanto la notizia delle sue doti magiche? Era forse invidiosa? Magari semplicemente temeva che in quel modo avrebbero perso il loro rapporto, ma come poteva solo immaginarlo? Lily credeva fermamente nell'amore per la sorella e vedere l'amore di lei così vacillante e anzi negato la devastava. Sperava profondamente che la sorella sarebbe rinsavita, che avrebbe accettato questa novità, che presto sarebbero tornate inseparabili come lo erano sempre state prima dell'arrivo di quella lettera che cominciò ad odiare. Lei non poteva immaginare una vita senza l'affetto e l'amicizia della sorella che certo preferiva a quel mondo a cui Severus la aveva introdotta, forse era stata colpa sua, odiò per un istante anche lui, poi si sentì in colpa, odiò anche la propria purezza d'animo, voleva semplicemente che questo suo ricorrere divagante di pensieri macchinosi cessasse, voleva essere semplice voleva essere ciò che la sorella avrebbe accettato. Guardò i genitori triste e corse in camera sua piangendo senza permettere loro di consolarla. Quando ormai la federa era bagnata la bambina si addormentò sfinita dalla tristezza, con gli occhi gonfi e quel mal di testa che accompagna il pianto.
La mattina seguente Lily si era svegliata ancora estremamente stanca, pensò che vista la nottata di pianti era normale, si rese conto dell'esagerata razionalità del suo pensiero, si detestò nuovamente, si detestò perché era speciale, eppure non si riteneva speciale. Nonostante i pensieri tristi durante la notte la bambina era arrivata ad alcune conclusioni che la rendevano paradossalmente felice. Lily aveva infatti realizzato che da quel primo settembre, lei, Lily Evans, sarebbe stata parte del mondo magico, di quel mondo su cui tanto aveva fantasticato, quel monto che se anche creava una barriera tra lei e la sorella non era riuscita ad odiare perché troppo magnetico. Sapeva che la sua sarebbe inizialmente stata solo un'insignificante parte di quel grandioso incanto, ma infondo questo le bastava, sapeva che prima o poi quel fantastico mondo, le avrebbe riservato il posto che tra i babbani per lei fortunatamente non c'era. Era davvero euforica.
Negli occhi di smeraldo serbava il ricordo di quegli eleganti caratteri verdi che attestavano la sua appartenenza alla magia.

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