PIOGGIA DI PIETRE. Ci viene riferito che una pioggia di pietre è caduta da un cielo perfettamente sereno su Carlin Street, nella citta di Chamberlain, il 17 agosto. Diverse persone sarebbero state testimoni. Le pietre sono cadute sulla casa della signora Margaret White, rovinando gravemente il tetto e sfondando due grondaie e un tubo di scolo per un danno di circa 25 dollari. La signora White, vedova, abita nella casa di Grin Street con la figlioletta di tre anni, Carrie. Non si hanno commenti diretti, perché non è stato possibile avvicinare la signora White. Nessuna delle ragazze fu realmente sorpresa quando accadde: non realmente, non nel subconscio, dove allignano le cose oscure. In superficie, le ragazze nella sala docce erano eccitate, sconvolte, indignate, disgustate, o semplicemente contente che quella merdosa della White l'avesse presa in quel posto un'altra volta. Qualcuna dichiarò più tardi di esser stata sorpresa: ma non era vero, naturalmente. Alcune erano state compagne di classe di Carrie fin dalla prima, e tutto era cominciato già da allora, ed era poi cresciuto, lentamente e costantemente cresciuto secondo le leggi che governano la natura umana, con l'ineluttabilità di una reazione a catena, fino al punto di esplosione. Quello che nessuna di loro sapeva, ovviamente, era che Carrie White era telecinetica. Scritta incisa su un banco della scuola media di Barker Street a Chamberlain: Carrie White mangia merda. La sala docce era piena di voci e di echi sopra il rumore dell'acqua che schizzava sulle mattonelle. Le ragazze avevano giocato a pallavolo e il loro sudore mattutino era leggero e frizzante. Si stiravano e si curvavano sotto l'acqua calda, schiamazzando spruzzandosi, facendo sgusciare saponette bianche da una mano all'altra. Carrie stava stolidamente ferma in mezzo a loro, una rana tra i cigni. Era una ragazza tozza, con foruncoletti sul collo, sulla schiena e sui glutei. I capelli bagnati, senza colore, le si appiccicavano pesantemente alla faccia, e lei se ne stava lì, la testa un po' piegata in avanti, lasciando che l'acqua le rotolasse via dalla pelle. Sembrava, ed era, l'agnello sacrificale, il bersaglio perpetuo, vittima indifesa di ogni sorta di tiri mancini, di tranelli e scherzi spietati. Come sempre, rimpiangeva disperatamente che la scuola superiore Ewen non avesse le docce individuali, private, come le scuole superiori di Westover e Lewinston. Le altre la stavano guardando. La guardavano sempre. Le docce si chiudevano a una a una, le ragazze ne uscivano saltellando, prendevano gli accappatoi color pastello, gli asciugamani, gli spray deodoranti, controllando l'orologio sopra la porta. Si agganciavano i reggiseni, si infilavano le mutandine. La stanza era piena di vapore. Avrebbe potuto essere una sala da bagno egizia, se non ci fosse stato il rombo della pompa elettrica nell'angolo. Grida e richiami rimbalzavano tra le pareti come palle di biliardo. ...Tommy ha detto che mi stava malissimo e allora io... ...andrò con mia sorella e mio cognato. Lui è un gran ficcanaso, ma anche lei lo è, per cui... ...mi farò un bagno dopo la scuola e poi... ...non vale la pena di spenderci un solo maledetto penny, perciò io e Cindi... Miss Desjardin, l'insegnante di ginnastica, snella e con poco seno, entrò nella sala docce, girò rapidamente la faccia di qua e di là e batté le mani una volta sola ma energicamente: «Cosa stai aspettando, Carrie? La grazia divina? Tra cinque minuti suona la campana.» I suoi shorts erano di un bianco abbagliante, le gambe un po' scarse di polpaccio ma molto belle, così armoniose, diritte, muscolose senza sembrarlo. Un fischietto d'argento, vinto in una gara universitaria, le pendeva dal collo. Le ragazze ridacchiarono e Carrie alzò gli occhi. Occhi lenti, storditi dal caldo e dal continuo rombo dell'acqua. «Oheh?» Era un verso curiosamente simile a quello di una rana, e le ragazze ridacchiarono di nuovo. Sue Snell si tolse l'asciugamano dai capelli, srotolandolo con una leggerezza quasi magica, e cominciò a pettinarsi in fretta. Miss Desjardin sollecitò Carrie con un gesto irritato e uscì. Carrie chiuse la doccia, che si spense con un rauco risucchio e un gorgoglio. Fu soltanto quando uscì dalla doccia che le altre videro il sangue scorrerle lungo la gamba. Da "L'ombra che esplose." Fatti documentati e conclusioni specifiche desunti dal caso di Carrie White. Relazione di Davict R. (Università di Tulane, 1981), pag. 34: Ci sembra fuor di discussione che l'apparente assenza di sintomi specifici di telecinesi nell'infanzia e nell'adolescenza della giovane White debba essere attribuita alla conclusione cui arrivano i professori White e Stearns nel loro studio Telecinesi- un talento terrificante, e cioè che la capacità di far muovere degli oggetti con la sola forza della volontà si rivela unicamente in caso di estrema tensione del soggetto. La telecinesi è molto ben celata: come potrebbe altrimenti essere rimasta sommersa per secoli, come un iceberg con la sola punta visibile. a tratti in un mare di ignoranza? Per tentare di ricostruire questo caso disponiamo purtroppo di notizie basate sul sentito dire, ma perfino queste sono sufficienti a indicare che in Carrie White esisteva un potenziale telecinetico di enorme portata. La grande tragedia è che ora noi siamo tutti dei ritardatari, impotenti davanti al fatto compiuto. «Me-struo! Me-struo!» La prima a gridarlo fu Chris Hargensen. Il grido colpì le pareti piastrellate, rimbalzo, colpì di nuovo. Sue Snell fece una risatina strozzata e sentì uno strano, penoso miscuglio di odio, disgusto, rabbia, pietà. Carrie sembrava così stupida, impalata lì in mezzo, ignara di quel che le stava succedendo. Gesù, si sarebbe detto che non aveva mai... «Me-struo! Me-struo!» Stava diventando un inno, una litania, un rito magico. Qualcuno sullo sfondo (forse di nuovo la Hargersen, Sue non ne era sicura in quella giungla di echi) urlò: «Tampònati!» con furore incontrollato. «Me-struo! Me-stNo! Me-struo!» Carrie stava in piedi, muta, al centro di un circolo di ragazze urlanti, con l'acqua che le scivolava sulla pelle a rivoli. Stava lì come un bue paziente, conscia di essere (come sempre) il bersaglio dello scherno generale, infelice, crudelmente imbarazzata, ma non stupita. Sue guardò esasperata le prime gocce scure di sangue mestruale che cadevano sulle piastrelle, formando dei dischettt grandi come monetine. «Per amor del cielo, Carrie, hai le tue cose!» gridò. «Pulisciti!» «oheh?» Carrie girò intorno uno sguardo bovino. I capelli le si erano appiccicati alle guance, come un casco aderente. Aveva un'eruzione di acne su una spalla. A sedici anni, l'impronta delle ferite che le erano state inferte dall'infanzia era già chiaramente stampata nei suoi occhi. «Crede che i tamponi servano per togliersi il rossetto!» strillò improvvisamente Ruth Gogan, con falsa allegria, e scoppiò in una risata acutissima. Più tardi, Sue ricordò quel commento e lo inserì nel quadro generale, ma in quel momento fu solo un altro suono senza senso in mezzo a tutta quella confusione. A sedici anni, pensò. Deve pur sapere cosa le sta succedendo, deve pur... Altre gocce sul pavimento. Carrie sbatteva le palpebre, guardando confusa e istupidita le sue compagne di classe. Helen Shyres si voltò verso le altre facendo finta di vomitare. «Stai sanguinando!» gridò improvvisamente Sue, infuriata. «Non vedi che sanguini, maledetta oca?» Carrie abbassò gli occhi sul proprio corpo. Il suo grido echeggiò acuto nello spogliatoio umido. All'improvviso un assorbente la colpì sul petto e ricadde a terra. Un fiore rosso si allargò sul cotone bianco. Allora le risate sprezzanti, disgustate e sconvolte sembrarono fondersi in qualcosa di sgradevole e malsano, e tutte le ragazze si misero a bombardarla di assorbenti e tamponi, presi dalle borse e dal distributore sul muro. Volarono in aria come fiocchi di neve, e la cantilena ossessiva cambiò suono: «Tampò-na-ti, tam-pò-na-ti, tam-pò-na-ti...» Anche Sue partecipò al lancio e al coro generale, senza rendersi ben conto di quello che stava facendo, ma una frase le lampeggiava nella testa come un'insegna al neon: Non le facciamo niente di male, non le facciamo niente di male... Era ancora accesa, luminosa e rassicurante, quando di colpo Carrie indietreggiò urlando, sbattendo le braccia, grugnendo e gorgogliando. Le ragazze si fermarono: avevano capito che la fissione e l'esplosione erano state finalmente raggiunte. Alcune di loro, ricordando, avrebbero poi asserito di essere rimaste sorprese da quanto succedeva. Ma non era così. C'erano stati tutti quegli anni: tutti quegli anni di facciamo il sacco al letto da campo di Carrie e nascondiamo da qualche parte le sue mutande e mettiamole questa biscia in una scarpa e facciamole questo e facciamole quest'altro e ancora quest'altro, e Carrie che arrancava in bicicletta, sempre in coda, sentendosi chiamare una volta budino mal riuscito e un'altra volta faccia di merda, sudando e odorando di sudore e non riuscendo mai a raggiungere le altre; Carrie che si pungeva con le ortiche mentre faceva pipi nei cespugli e tutti lo scoprivano (ehi, grattaculo, ti brucia il didietro eh?); e Billy Preston che le metteva un pezzo di margarina nei capelli quella volta che si era addormentata in sala studio; e i pizzicotti, gli sgambetti nei corridoi della scuola, i libri spinti giù dal suo banco, le foto pornografiche infilate nella sua borsa; Carrie che in chiesa si inginocchiava goffamente per pregare e la cucitura della vecchia gonna di madras si strappava lungo la lampo con un rumore da scoreggia; Carrie che non riusciva mai a prendere la palla neanche coi piedi; Carrie che cadeva lunga distesa durante la lezione di danza moderna e si scheggiava un dente; Carrie che finiva contro la rete giocando a pallavolo; Carrie che aveva le calze sempre cascanti o sul punto di cascare; Carrie che aveva sempre macchie di sudore sotto le ascelle; e la volta che Chris Hargensen le aveva telefonato a casa chiedendole se sapeva che il culo dei maiali in America si chiamava anche Carrie. Di colpo tutto questo si era sommato e si era arrivati all'esplosione. Il colpo definitivo, così a lungo cercato, era stato inferto. Fissione. Carrie indietreggiò urlando nell'improvviso silenzio generale,con le braccia grassocce intorno alla testa e un assorbente infilato tra le cosce.
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Lo Sguardo di Satana - Carrie
Horror-CI TENGO A PRECISARE CHE QUESTA STORIA NON L'HO SCRITTA IO- La storia agghiacciante di una ragazza e del suo straordinario potere. - A Chamberlain, una piccola città del Maine, vive Carrie, una ragazza "telecinetica", che ha cioè il potere di mu...