Non dimenticare mai che esiste il giorno e la notte, il sole e la luna. Ricordati sempre delle sconfitte e delle vittorie, delle dolori e delle gioie. Non dimenticare di amare con tutto il tuo cuore senza fingere falsi sentimenti e soprattutto cerca di essere te stesso fino alla fine dei tuoi giorni. Non dimenticare gli amici e i nemici e nemmeno la gente umile. Ricorda i momenti di solitudine, ma soprattutto quelli di gioia e spensieratezza. Non dimenticare di aver amato, né di aver odiato senza una ragione. Non dimenticare nulla di questa terra benedetta altrimenti le stelle cadenti ti trafiggeranno il cuore.
«Forza Clarke» le urlava Bellamy correndo nella foresta, ridendo a crepapelle, senza nemmeno un motivo. La bionda gli correva dietro, senza chiedere spiegazioni, semplicemente perché voleva farlo. Dopo tanti mesi dalla caduta dell'arca, Bellamy e Clarke si ritrovano felici, e questo era tutto, non c'erano guerre, uomini della montagna, terrestri e genitori che li fermavano, erano liberi, liberi di correre in quelle terre che per anni avevano bramato. E soprattutto liberi di amarsi, non rimpiangevano niente, perché tutto ciò che era accaduto dalla caduta sino a quel momento le aveva fatti unire. Lo ricordava bene Bellamy, ricordava il giorno in cui si fermò a guardarla ed a dire tra sé e sé: ''Come ho fatto fin ora senza di te? Princess?'' Fu quando Clarke, dopo tutte le sconfitte e le pugnalate alle spalle, si soffermò davanti ad un terrestre pronto ad ucciderla, salvandolo dalla sua morte imminente. Era strano per lui, amare qualcuno, per tutta la vita aveva sempre messo davanti sua sorella, proteggendola da chi potesse farle del male, per tutta la vita l'amore che aveva da offrire era riservato solo per Octavia, quando capì di amareClarke, fu come se il suo corpo prese vita, come se avesse vissuto a metà, e correre spensierato quel giorno affianco Clarke, era un continuo crescere, solo lui, Clarke e la terra. Per Clarke fu molto diverso, non si accorse subito di Bellamy, ansi in realtà non lo tollerava affatto, lo trovava un ribelle senza cuore, un uomo che era capace solo di far del male. Quando poi pian piano lui riuscì a farle cambiare idea, con i suoi modi, mostrando il suo vero ''IO'' senza maschere, o corazze, mostrandosi l'uomo vulnerabile qual'era, l'uomo che alla viste di una vita spezzata stringe i denti, precando di non rivedere mai più scena del genere. Amò Bellamy, quando fu l'unico a comprenderla, amò Bellamy quando tra tutti gli abitanti del pianeta le stese accanto, amò Bellamy quando non la giudicò, amò Bellamy quando la salvò dalle grinfie dei terrestri, pur di andare lui stesso incontro alla morte. «Aspettami, non riesco a stare al tuo passo» urlò lei ridendo «Dai Principessa, hai affrontato cose più peggiori di una semplice corsa» Scuotendo il capo, continuò, fin quando Bellamy caddè inciampando in qualcosa, lei lo seguì cadendo proprio sul suo corpo, lo guardò ridendo per poi cadere sul terriccio, si rilassarono entrambi sospirando alla vista del ciel serano, il cielo quella sera era particolarmente affascinante, un tappeto di stelle lo inondava, brillavano tutte all'unisono, Clarke amava le stelle, sull'arca aveva sempre sognato di poterlo vedere un giorno, l'affascinava l'idea di vedere le stelle cadere, esprimendo un desiderio, come i libri che il padre le leggeva da bambina. Bellamy si voltò guardando il volto estasiato della ragazza, erano proprio quelle piccole cose che glie la facevano amare, ogni giorno di più. Con lo sguardo deliniò il suo profilo, soffermandosi sul neo proprio vicino alle sue labbra sottili, e agli occhi, oh quegli occhi quante volte lo avevano messo in imbarazzo? Quante volte li aveva sognati? «Guardare il cielo, è la cosa più meravigliosa del mondo» «Oh, io guardo un'altra cosa più meravigliosa, e non mi lamento» Clarke sentì il respiro del ragazzo sul collo, sentì un brivido attraversarle il corpo, si voltò stuzzicando la sua curiosità, nel vedere quegli occhi guardarla, così senza pensarci disse quelle due parole che mai si era sognata di dire un giorno al ragazzo che le era davanti «Ti amo, Bellamy» Fu Bellamy che rimase sorpreso di quelle parole, aveva sentito bene? Gli aveva detto di amarlo? «Nessuno aveva mai espresso questo sentimento per me» «Nessuno tranne me» «Insomma io » sembrò quasi non sapere che parole usare, ma poi si voltò su di un fianco posando una mano sul viso della sua ragazza, con i polpastrelli l'accarezzò, guardandola per qualche secondo, poi fu lui a parlare «Clarke Griffin, tu sei la persona più odiosa ma allo stesso tempo fantastica del pianet, sei una rompipalle, alle volte vorrei schiaffeggiarti per la tua insolenza, ma Dio mio sei la persona che più amo a questo mondo, non ho mai amato nessuno come amo te, tu hai fatto si che questo cuore di pietra, si ammorbidisse, e ti prego di credermi quando dico che morire per te» In un attimo gli occhi di Clarke erano colmi di lacrime, sorrise avvinadosi a pochi centimetri dal viso di Bellamy, sussurando tra le lacrime gli chiese di baciarla, ovviamente lui obbedì all'istante, sfiorando prima lentamente le labbra sottili della sua amata principessa, poi con passione, assoporarono entrambi il sapore dell'altro, diventando un tutt'uno, inseparabili in quel momenti. Amanti della terra, dell'Arca, si sentivo liberi di manifestare il proprio amore, senza rimpianti, paure, erano pronti ad affrontare tutto. «Oh mia Clarke» disse infine lui. «Oh mio ribelle»
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Spensieratezza.
Short StoryIn questo breve racconto, si parla di Bellamy e Clarke, in un momento di spensieratezza, due amanti che si amano senza preoccupazioni, senza guerre, morti, nuovi nemici. Quella sera, nel pianeta terra, esistevano solo loro, e il cielo che li accomp...