There is no one

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- Watson, mi sembra turbato...-

Commentó tranquillamente il mio coinquilino, estraendo tabacco nero dalla babbuccia appesa vicino al camino solo per poi pigiarla all'interno della pipa. Lo guardai, alzando un sopracciglio e storcendo la bocca. Mi sembrava piuttosto ovvia l'origine del mio malumore. Feci per parlare, ma il mio compagno mi bloccó con un gesto della mano. Prese un paio di boccate dalla lunga pipa in ceramica e si sedette difronte a me.

- Si tratta dell'ultimo caso? -
- Holmes...-
- Amico mio, nonostante lei creda io sia infallibile, purtroppo non lo sono...-

Lasció la frase in sospeso, come se le parole si fossero trasformate in fumo, lo stesso fumo che ora usciva in piccoli anelli dalle sue labbra sottili. Sospirai, deluso dal mio amico. Mai prima di allora lo avevo visto annoiato su una scena del crimine, soprattutto non avevo mai preso in considerazione il fatto che potesse cadere in errore anche lui.
Si trattava di un omicidio, questo potevo capirlo anche io che, come spesso si divertiva a sottolineare il mio amico detective, non brillavo certo per le mie capacità deduttive. Eppure, nemmeno l'uomo a cui Scottland Yard si affidava per risolvere i delitti più efferati che ammorbavano Londra aveva trovato una soluzione. Di quei tempi la grande città inglese era infatti stata teatro di numerosi delitti e misteri che, l'uomo che ora sedeva davanti a me, si era preoccupato di risolvere. Una malattia. Sembrava quasi che una malattia avesse appestato Londra, provocando tutte quelle morti. Solo più tardi avremmo scoperto che il colpevole era uno e agiva dietro le quinte, non visto, motivo per cui, fino a quando non si fosse presentato a noi come Moriarty, noi non l'avremmo mai trovato.
Ma ora sto divagando e i miei pochi lettori non sono certo interessati ai pensieri di un povero soldato piuttosto che dalla curiosità nei confronti delle doti del mio straordinario compagno.

- Tuttavia, -

Egli interruppe con impeto i miei pensieri.

- io so esattamente chi sia il colpevole. Non è questo il giorno in cui lei mi vedrà sconfitto. Amico mio, mi sono bastati pochi secondi per capire chi fosse il colpevole e come abbia agito.-

Prese un'altra boccata dalla pipa, voltandosi ad osservare il fuoco che scoppiettava nel camino acceso. Lo vidi sorridere appena, assumendo un'espressione grottesca a causa delle ombre che gli si proiettavano sul viso. Mi fece rabbrividire.

- Lo sapeva? Allora perchè non lo ha comunicato all'ispettore? Inoltre non c'erano prove, impronte, assolutamente nulla!-

Sbottai nervosamente, forse perchè mi sentivo preso in giro dal suo comportamento, o forse più stupito dal fatto che fosse venuto a capo di un enigma simile. Non avevamo trovato nessun indizio, eppure lui sapeva. Gli puntai un dito contro.

- Mi deve delle spiegazioni, Holmes!-

Alle mie parole l'uomo si permise una risata divertita ma sommessa, attutita per via della pipa che ancora teneva stretta tra le labbra.

- Watson, eppure è così semplice...-
- Non si prenda gioco di me. Chi è stato ad uccidere il signor Smith? La smetta di tenermi sulle spine.-

Replicai infastidito. Sapeva bene che mai avrei potuto competere con lui, ma si divertiva comunque a giocare con me, come il gatto fa col topo.

- Io, Watson. Chi altri avrebbe potuto compiere l'omicidio perfetto?-

Lo guardai, rimanendo immobile per qualche secondo, cercando di dare un senso a quelle parole. Altri anelli di fumo salirono verso il soffitto del salotto. Drizzai la schiena, aspettando di assimilare l'informazione. Fu come ricevere un pugno in pieno viso.

- Scusi, Holmes... Temo di non aver capito.-
- Io ho ucciso il signor Smith. -

Disse sorridendo il mio amico, cercando di scandire le parole. Da quel momento mi sembró che sul viso del detective fosse calato un alone scuro, tetro. Non lo guardai più con gli stessi occhi.

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