Sto raggiungendo la mia vecchia in uno dei suoi soliti bar in centro. Ovviamente, in ritardo.
Prendo un taxi e in meno di 10 minuti mi trovo davanti a "Le Pepitas" , convinta di essere arrivata nel bar in cui mia madre mi aveva detto di venire, ringrazio il taxista e mi faccio strada. Entro nel bar e con il mio solito saluto brusco, raggiungo mia madre. Non é sola. Ma in buona compagnia, con quel 80enne di mio padre.
Salve gente, non pensavo di essere venuta in un centro recupero anziani?
Ciao Marika, mi dice mia madre, con tono preoccupato.
Prima che lei dica altro, io la interrompo chiedendole cosa ci facesse questo signore qui.
Marika, non mancare di rispetto a tuo padre. É venuto fino a qui per comunicarti una cosa, mi dice mia madre con tono ancora più preoccupato.
Cosa vuole? Le chiedo.
Mia madre ci saluta e se ne va.
Cosa vuoi? Gli domando.
Ho deciso di iscriverti alla scuola migliore di Buenos Aires.
Cosaaaa? Tu non mi obbligherai a fare nulla! Gli urlo.
Farai quel che ti dico io, dato che sei minorenne. Sono tuo padre.
《Essere mio padre significa oppormi qualcosa contro la mia volontà?
Ma tu che ne sai di me? Non ci sei stato per tutti questi anni e ora torni obbligandomi ad andare in una scuola di snob e con persone con la puzza sotto il naso? Scordatelo.》Concludo io.
Mio padre mi prende per un braccio, parlandomi con tono più duro. Tu farai quello che dico.
Comincio ad urlare, dicendo che mi stava oppurtunando e scappo via.
Esco dal bar e comincio a correre a testa bassa, fino a quando non vado a sbattere contro un cretino che mi é venuto addosso. Un cretino dal colore dei capelli cioccolato e occhi color azzurro ghiaccio. Una luce si era aperta davanti a me. La mia bocca si trovava già aperta per dirgliene quattro ma si chiuse all'alzare del mio sguardo.