"Sei al sicuro con me..."

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Gianluca 

La pioggia incessante scrosciava sui vetri delle finestre e sul tetto in legno, qualche goccia riusciva a penetrare dalle travi e da qualche fessure finendo dritta dritta sul pavimento fatto anch'esso in legno massiccio. Tutto intorno a me era costellato di secchi, panni asciutti, un modo efficace per non far allagare la baita di mia proprietà in cui avevo condotto Anastasia ed Ester. Era da un anno esatto che non venivo qui, questa era una dimora decisamente estiva, per le vacanze. Un tempo climatico del genere non aiutava. Erano ventiquattro ore che il cielo versava le sue lacrime, e sembrava che non volesse smettere per le prossime ventiquattro. Per essere l'inizio di Maggio il freddo era quasi insopportabile, ed era logico dato eravamo in prossimità di un piccolo paese che contava solo circa mille anime ai piedi delle Alpi. Intorno alla baita c'erano solo pini ed abeti alti tre metri, il sottobosco era inquietante essendo per la gran parte nascosto da una nebbia fitta seppur inconsistente, che scivolava via ed in fretta, accarezzando con i suoi tentacoli tutto ciò che c'era da conquistare. 

Sbuffando mi alzai dalla poltrona ed iniziai a frugare nell'armadio alla ricerca di una coperta da aggiungere a quelle già presenti intorno al corpo stremato di Ester, distesa sul mio letto ed ancora priva di sensi. 

Una volta trovata la posai con dolcezza su di lei, camminando in punta di piedi per non far scricchiolare gli assi di legno. Aveva il viso tumefatto. Quel gran bastardo le aveva fatto del male, l'aveva quasi ammazzata! Dio, quello deve pagare per tutto questo! 

Chiusi le mani a pugni, furioso. 

Fortunatamente il medico del paese era riuscito a raggiungerci e di conseguenza a visitarla. Secondo quanto aveva visto, Ester doveva avere solo due costole incrinate da tenere sotto controllo. Nient'altro di grave, se contavamo di poca cosa il suo occhio destro nero ed i numerosi lividi su tutto il corpo. Avrei voluto portarla anche al pronto soccorso, ma Ester in un attimo di lucidità mi aveva implorato di non farlo. Questo sarebbe stato un ottimo rifugio per lei ed Anastasia. Quel pazzo non sarebbe mai riuscito ad arrivare qui, almeno non subito e non grazie a questo tempo! Alla fin fine era buona cosa il fatto che piovesse a quel modo.

Accarezzai la fronte di Ester per allontanarle qualche ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso e scoprii che era calda, con una smorfia di preoccupazione dipinta sul volto andai a bagnare un panno con acqua gelida e gliela posai sul capo. Ester mugugnò qualcosa d'incomprensibile, tuttavia capace di farmi sorridere. 

Aveva la febbre, e sperai con tutto il mio cuore che sparisse al più presto. 

" Cerca di guarire in fretta e di non farmi preoccupare, d'accordo? " le dissi, seppur consapevole che non potesse rispondermi al momento. 

Rimasi seduto sul materasso al suo fianco per un tempo che sembrò lunghissimo, poi scoccandole un bacio sulla fronte mi avviai verso il camino, nella stanza accanto. 

Anastasia era seduta proprio davanti al camino,  con una copertina sulla spalle. 

Sorseggiava una cioccolata calda che le avevo preparato, stringendo la tazza con entrambe le mani e con forza. I suoi occhi puntati sul fuoco, che scoppiettava indisturbato. 

Tremava un pò, era instabile emotivamente. Sull'orlo di una crisi di panico. 

Trovai posto accanto a lei, incrociando le gambe. 

" Stai bene? " azzardai a chiedere. 

Lei si morse le labbra carnose, le pupille lucide tremolavano in quei suoi occhi dolci. 

Annuì rapidamente, ma non fu in grado di convincermi. 

Le posai una mano su un ginocchio e lei sussultò costringendomi a ritornare sui miei passi. 

Broken Ice...l'amore è bianco o neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora