Capitolo 3

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Era giunto il fatidico periodo degli esami di fine semestre. In classe aleggiava un'atmosfera cupa e deprimente. Nessuno si sentiva davvero preparato per un'altra sessione di prove, e tentare di recuperare quel che non si era fatto durante l'anno era impensabile!
   James non era mai stato bravo a scuola, non perché avesse difficoltà a capire le cose, per carità, non era stupido come solevo sostenere, ma era troppo menefreghista perché si decidesse ad impegnarsi. Questo durante ogni lezione da quando era arrivato, fino a quel momento.
Non lo avevo mai visto prestare così tanta attenzione alle parole del professore come in quel giorno. Non solo io ne rimasi stupefatta, ma anche il resto degli studenti e ovviamente anche gli insegnanti, i quali però non osarono chiedergli il motivo di quel cambiamento nel suo comportamento.
   Inoltre, altra cosa da segnare sul calendario, durante la pausa pranzo, con lo sconcerto di tutti quanti, si venne a sedere al mio tavolo, come sempre desertico.
《Posso?》chiese, prendendo posto senza darmi nemmeno il tempo di rispondergli.
《Non ti ho mica dato il permesso!》protestai.
《Era solo una domanda di cortesia, non mi aspettavo davvero una risposta.》replicò, posando il suo vassoio.
Feci una smorfia e ritornai a mangiare. Quel giorno a mensa davano il mio piatto preferito: maccheroni al formaggio.
《Sei peggio di un maiale. Mangi sempre così tanto?》
《Senti, se vuoi rimanere a questo tavolo non commentare.》
《È importante che le ragazze cerchino di mantenersi in forma, e stiano attente a quel che ingeriscono.》
Alzai lo sguardo, la bocca ancora piena di pasta, dissi : 《Qualfe filo in più non mi uffiderà.》《E poi, non mi interessa di fiò fe la gente pensa di me, tanto mi prendono in giro a prefindere.
《Sei sconcertante.》
Fe f'è?》chiesi, ritornando a mangiare.
《Non avrei mai potuto pensare che qualcuno potesse ingoiare una tale quantità di cibo in una volta sola.》
《Grazie, lo prenderò come un complimento. È il risultato di tanto allenamento.》 scherzai, prendendo la bottiglia d'acqua. 《Senti, se hai qualcosa di cui mi vuoi parlare, vai dritto al sodo.》
《Volevo chiederti se mi potresti imprestare i tuoi appunti.》
Rimasi così colpita dalla sua richiesta che per poco non mi andò di traverso il boccone.
《A cosa ti servono?》chiesi, dandomi due colpetti al petto.
A pulirmici il culo.》《A cosa diavolo pensi che mi possano servire? A studiare ovviamente!》
Fosa?》
《Voglio passare bene gli esami.》ammise, a disagio.
Posai la forchetta e misi una mano sulla sua fronte.
《Ma che cazz...》imprecò, gesticolando《 Cosa diamine stai facendo?!》
《No, la febbre non ce l'hai.
Senti, hai per caso bevuto qualcosa di strano stamattina, prima di venire a scuola? Latte avariato, vodka..?》
《Cosa c'è di così strano? Voglio solo i tuoi appunti, ma se non me li vuoi dare puoi anche risparmiarti tutte queste scene.》
《No, aspetta...tieni.》《È solo che mi sembra strano.》
《Grazie.》borbottò.
《Non penso ti serviranno molto visto che non hai studiato per tutto l'anno e non sei un genio.》
Ops.
《Certo che sei stronza, eh?》
《Okay, in parte me lo sono meritato.》
《Ti dimostrerò che non sono l'imbecille che tu pensi che io sia.》 disse determinato, con tono di sfida.
Dovetti ammettere però che s'impegnò davvero molto.
Passava più tempo di prima in biblioteca e ora faceva persino i compiti, roba da non crederci.
Si sedeva spesso al mio tavolo in mensa, per chiedermi qualche consiglio su alcuni argomenti, il che non fu un bene per il mio stato sociale a scuola.
Tutte le ragazze erano gelose del mio rapporto con James, che in realtà non si basava altro che su fini scolastici, e che, ahimè, quel legame che si era andato a creare non dipendeva nemmeno dalla mia volontà.
Mi diedero persino della doppiogiochista, lecchina, e oca. A dare un motivo a queste loro accuse, però, non erano capaci.
Gli argomenti su cui ci esaminarono quell'anno non furono estremamente difficili, tuttavia molti copiarono dal cellulare e su internet, e alcuni d'essi vennero pure beccati, ma la maggior parte, come sempre, riuscì a scamparla.
Finito il periodo degli esami, le acque si calmarono leggermente. I risultati furono esposti all'entrata della scuola dopo una settimana.
Fui molto soddisfatta dei miei voti:  anche quella volta, come tutte le altre, ero riuscita a prendere il massimo in tutte le materie. Dopotutto, fino a quel momento, mi ero sempre alzata alle sei o persino alle cinque per studiare.
Mi cadde l'occhio anche sui voti di James, i quali, a dir la verità, non erano affatto male.
76 su 100 in quasi tutte le materie.
Non era il massimo, ma paragonati a quelli che aveva nel primo trimestre, aveva fatto passi da gigante.
Verso la fine di maggio la scuola organizzò una gita in montagna, in un elegante stabilimento, con tanto di piscina, sauna e ristorante.
Fui entusiasta all'idea di poter fare finalmente una vacanza, sopratutto dopo tutto quello stress, ma, allo stesso tempo, ne fui anche un po' preoccupata, perché non avevo abbastanza soldi.
Il costo del viaggio infatti costituiva più della metà del mio stipendio mensile, duecento dollari.
Anche se avessi fatto degli straordinari, non sarei riuscita a mettere insieme la somma necessaria.
Alla fine però, mia madre, visto i miei risultati scolastici, per premiarmi, propose di pagarmi una parte dei soldi.
Mi dispiacque farle spendere così tanto solo per un viaggio, ma lei insistette, dicendomi che un po' di risposo e divertimento non mi avrebbe fatto male e così, finii con l'accettare.
   Non passò molto che arrivò quel giorno.
Tutti gli studenti si erano radunati di fronte al cancello della scuola. Le ragazze, e dico tutte, ma proprio tutte, indossavano degli shorts così striminziti che avrebbero anche potuto usarli come mutande.
E io, come una pecora nera in mezzo ad una mandria di pecore dal pelo di un bianco candido come la neve, indossavo una tuta da ginnastica che mi arrivava fino alla caviglia.
Erano due le classi che avrebbero partecipato a quella gita, e così, fummo smistati in due pullman diversi.
Appena salita, andai a prendere posto tra i sedili in fondo. Non avevo nessuna vicina, ma mi andava bene così, almeno avrei potuto dormire in pace, visto che ci eravamo tutti dovuti alzare prima delle 6.
Ad un certo punto però, dai posti centrali, si venne a sedere accanto a me James.
《Mi vuoi pedinare anche qua, per caso?》chiesi, girandomi verso il finestrino.
《Che caratterino...》commentò 《E io che volevo solo ringraziarti per gli appunti che mi hai imprestato.》disse, facendo una smorfia. Vidi il riflesso dei suoi occhi sul vetro, e volto verso di me, mi stava ancora guardando. Poi sorrise. Un sorriso ingentilito.
《Non farlo.》borbottai, infastidita.
《Cosa?》
《Non sorridere!》
《Perché?》
《Mi mette a disagio.》
《Perché ti mette a disagio》 chiese, avvicinandosi con sguardo malizioso.
《Perché sei orrendo, sembri uno stupido babbuino.》dissi, allontanandomi da lui 《Anzi, mu scuso con i babbuini per averli paragonati a te. Loro sono mille volte meglio!》
《Fai schifo a mentire, Abby.》mi accusò.
《Non sto mentendo.》 ribattei, cominciando a perdere la pazienza.
《Oh, davvero?》replicò, sempre più vicino.
《Cosa vuoi fare? Vattene!》
《No, mi piace stare accanto a te, e immagino che anche per te sia lo stesso, non è così? E poi tante altre ragazze si sentirebbero onorate ad avermi come vicino, quindi dovresti esserne contenta.》disse con superbia.
Lo guardai per quante istante e poi scoppiai in una risata.
《Non ti facevo così spiritoso.》
《Non lo sono infatti, quando parlo sono sempre serissimo.》
《Mi è difficile prendere in seria considerazione le tue parole.》
《Sei sempre così acida?》
《Non sono io ad essere acida, ma è la gente che mi rompe il cazzo e io dovrò pur difendermi in qualche modo, no?》
《Se è solo questo, la prossima volta che qualcuno ti infastidirà, dimmelo e ti assicuro che non lo farà più.》
《Non mi serve la tua protezione. So benissimo difendermi da sola.》
Lui però non mi stava più ascoltando, pensava ad altro, poi se ne uscì con questa domanda: 《Abby, ma io ti piaccio?》
Diventai tutta rossa 《Ma come ti saltano in mente certe cose? Nemmeno tra mille anni, proverei qualcosa per te.》
Ed era la verità.  A quell'epoca non provavo ancora nulla nei suoi confronti.
《Direi proprio di sì.》insisté lui.
Feci una smorfia《Non mi potrebbe mai piacere uno scarafaggio come te.》dissi, voltandomi dalla parte della finestra.
Rimasi a fissare la strada e gli alberi che sparivano l'uno dopo l'altro.
Abby, grazie.
《Cosa?》chiesi 《Hai detto qualcosa?》
《Nulla, stavo solo parlando tra me e me.》rispose.
Passammo il resto del tempo a parlare di me, di lui, dei nostri genitori, parlammo fino a quando non mi addormentai.
Feci uno strano sogno, in cui James mi dava un bacio. Sembrava così reale... Ed era casto e genitile, appena uno sfregamento di labbra troppo vicine.

Tempeste e Uragani (Versione revisionata! #wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora