Non è un pianista molto amato, anzi, la maggiorparte della gente lo trova fastidioso. Ma nonostante ciò è il più bravo che il mondo abbia mai conosciuto.
Appena entra sul palcoscenico il gelo pervade il pubblico, i loro volti impallidiscono ed un velo grigio e tenebroso cala su di loro.
Si siede, la schiena dritta, le braccia perfettamente allineate con il corpo.
Silenzio.
Alza le mani, le unisce, si scrocchia le dita. Un rumore agghiacciante, un boato, un fragore che rimbomba nella sala e scuote gli animi del pubblico. Qualcuno sussulta, i visi dei più piccoli sono terrorizzati, un neonato vagisce tra gli ultimi posti mentre la madre lo culla sussurrandogli dolcemente:
"Shh."
La punta delle dita del pianista sfiora i tasti.
Un tocco.
Una nota cade sul naso di una faciulla rapita dai pensieri che alza il viso e lo guarda.
Altri due tocchi, altre due gelide note.
Le mani del pianista cominciano a viaggiare sulla tastiera, toccano un tasto, poi un altro e un altro ancora. Ora tutto il pubblico lo guarda. Ogni tocco è un gelido dardo, deciso, penetrante, ma delicato. Ad ogni nota il freddo si insinua nella pelle, fino ad arrivare alle ossa.
Le mani non si fermano, toccano e toccano. Tintinna lo stagno dei lampioni, tremola la stoffa dei tendoni, s'infrangono le note sul suolo, sciabordano sulle foglie.
"Shh", la mamma culla ancora il bambino che piange, "Shh".
E il pianista continua, ora sempre più forte. Le sue dita toccano tutto, ogni foglia, ogni mattone, picchiano sull' acqua, sul fango, sul fiore, toccano le tegole, gli ombrelli e le scarpe. I bambini, prima tremanti, ora sorridono alla melodia, saltano al suono di ogni nota, corrono gioiosi sulla musica. Un fresco e inaspettato bacio cade sulle labbra di una giovane fanciulla.La musica si fa più lieve. Le dita del pianista incontrano solo qualche tasto qua e là. Il grigio velo si lacera pian piano.
Tre note.
Due.
Una.
Il bambino ha smesso di piangere, ora un umido silenzio copre la sala. Il velo ormai non c'è più, il pianista si alza e scompare dietro al sipario che, calando, riflette i suoi colori sull' aria cristallina.
Qualcuno per strada fischietta ancora la melodia calpestando il suolo ancora bagnato.