I miei passi riecheggiavano sulle vuote strade di Londra, mentre il freddo mi avvolgeva provocandomi leggeri brividi.
Incrociai le braccia al petto, sfregando le gelide mani sulle mie braccia nude nel tentativo di scaldarmi.
La musica del locale che avevo appena lasciato alle mie spalle era ancora udibile, ciò significava che ero ancora a isolati e isolati dal mio appartamento e non era di certo un buon segno.
Portai una mano alle tasche in cerca delle mie vecchie cuffiette, le collegai al mio cellulare per poi cliccare la riproduzione casuale.
R U Mine degli Arctic Monkeys scorreva fluttuante nelle mie orecchie, lasciai un grosso respiro di consolazione facendo fuoriuscire una lieve nebbiolina dalle mie labbra.
Mi ritrovai davanti al portone del mio palazzo senza accorgermi del tempo trascorso, i pensieri occupavano gran parte della mia testa che temevo esplodesse da un momento all'altro.
In quell'istante avrei optato per l'ascensore nonostante abitassi al secondo piano, se non fosse che era fermo da anni e nessuno azzardava metterci piede secondo una vecchia leggenda del quartiere.
Saltellai sugli scalini reggendomi alla fredda ringhiera scricchiolante, inserii la fragile chiave nella serratura argentata e mi buttai sul setoso divano alla ricerca di un po' di calore.
Mi rannicchiai incrociando le lunghe gambe nude e passai le mani sulla corta maglietta nera stirando le piegature formatesi.
Il cielo londinese, al di fuori dell'ampia finestra davanti a me, era punteggiato da miliardi e miliardi di stelle e rimasi incantata da uno spettacolo così raro.
Spesso mi capitava di rimanere ore ed ore ad osservare i cambiamenti della volta celeste che ci sovrasta, lo spostamento delle nuvole o semplicemente lo svolazzare delle foglie di ciliegio nel parco.
Non ci pensai due volte e corsi sbattendo la porta del mio appartamento arrivando nel mio posto magico, sul tetto.
Ero pronta a godermi uno degli spettacoli più belli a cui io abbia potuto mai assistere.
Il cielo parlava, le sue parole mi erano chiare.
Portai una mano tra i miei lunghi capelli spostandoli delicatamente sulla spalla.
L'atmosfera era ravvivata dalla musica dei locali che si poteva ancora udire nonostante l'ora tarda.
Il rumore delle macchine era sempre più frequente.
Se c'è una cosa da ricordare di quella notte, è che non riuscii a trovare tranquillità nel posto in cui essa era regina, il che mi dispiaceva non poco.
Socchiusi gli occhi assaporando a pieno la brezza che tirava dolcemente da destra.
Mi stesi sul freddo pavimento lasciandomi cullare dallo sfrecciare delle auto e dall'odore di qualche prelibatezza.
Due grandi mani avvolsero i miei fianchi, una pulita e leggera roca risata uscì dalle sue piene labbra rosee mentre i suoi ricci ricadevano dolcemente sul suo viso candido e delicato.
Voltai il mio sguardo, incastonandolo nei suoi smeraldi verdi che regnavano sulla sua pelle bianca.
Allungai cautamente la mia mano verso il suo volto, le mie dita toccarono la sua superficie morbida che un attimo dopo evaporò lasciando dietro di sè una scia di goccioline trasparenti.
Sentii qualcosa dietro alle mie spalle, una risata più roca che perse tutta la delicatezza che aveva precedentemente.
Mi voltai nella direzione da cui essa proveniva e rividi colui che aveva dominato la mia testa incessantemente tutte le ore del giorno e della notte.
I suoi occhi erano neri come la pece, come la paura che provavo in quel momento.
Mossi lentamente i miei piedi nella sua direzione, più la nostra distanza diminuiva più lui indietreggiava.
Allungai la mano verso la sua nel tentativo di stringerla, ma lui scomparve trasformandosi in vapore.
La mia vista era offuscata, il mio viso era bagnato da imprecise lacrime che scorrevano ininterrottamente sulla superficie liscia delle mie guance.
Nella mia testa rimbombava il rumore della sua agghiacciante risata e si susseguivano senza sosta immagini delle sue iridi nere.
Senza sentimenti, senza amore.
Sentii una mano fredda posarsi sul mio braccio scrollandolo con poca delicatezza.
Aprii cautamente gli occhi, la mia vista era ancora leggermente offuscata e non riuscii a distinguere chiaramente la figura davanti al mio volto.
"C-Chi sei?"
Le parole uscivano a malapena dalle mie labbra secche, poggiai i gomiti sul ruvido pavimento sotto di me sollevando leggermente il mio corpo.
Portai una mano ai miei occhi asciugando le lacrime che continuavano a cascare come pioggia fredda.
L'uomo chinato sul mio corpo continuava ad osservarmi incapace di dare un senso a ciò che stava accadendo.
"Sono il nuovo sorvegliante, signorina"
ANGOLO AUTRICE:
Hey, questo è il secondo capitolo e presto aggiornerò il terzo in cui entrerà un nuovo personaggio molto vicino alla protagonista!
Spero tanto che la storia sia di vostro gradimento e fatemi sapere se continuare a scrivere o no, lasciando un voto ed un commento:)
Alla prossima xx
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Shades of the night | H.S.
FanfictionHanna amava la notte, lui la osservava fissare il buio impugnando una penna e scrivendo di lei sul suo diario in pelle marrone. Ma cosa succederebbe se Harry decidesse di fare il passo decisivo? Scene, fatti e azioni sono puramente casuali e inventa...