A volte, ti chiedi perché vivi. Perché hai un posto tra sette miliardi di persone. Tutto quello a cui possiamo arrivare, si conclude con un "non ha senso". Nasci, vivi, muori. Basta. Riscaldi una parte della terra per qualche anno e dopo ci finisci sotto, aspettando di essere solo dimenticato.
Per il sistema di "morte" si può intendere vecchiaia, malattia, suicidio o domani. Un giorno l'esistenza potrà scegliere che la tua vita non avrà più bisogno di esserci, magari perché qualcun altro ha preso il tuo posto, cessandoti, così, il respiro. A volte si muore per ragioni che a giovani etá non si potrebbero capire: amore. Morire per l'amore di una persona, per un amico, per i genitori. Per un figlio. Annabeth capì quel significato quando giunse il suo momento . Lei aveva sempre pensato che sarebbe morta per mano di un mostro, o per aver calcolato male un passo che le sarebbe costato la vita, o per qualcosa di stupido. E invece si era imbattuta in quella forma. Amore fino alla morte.
Era successo così in fretta...
Un momento prima era in cucina a bersi una tazza di tè e un momento dopo si ritrovò a proteggere quel che aveva di più prezioso.
Quando la scossa di terremoto si fece sentire, facendo a pezzi la casa, Annabeth si era fiondata a prendere la sua bambina che dormiva nella culla. Cercò disperatamente di raggiungere la porta, stringendosi la figlia al petto. Quando arrivò a pochi metri dalla porta, un dolore atroce, troppo pesante da sostenere, la colpì alla schiena facendola cadere a terra. Un momento per puntare le braccia al pavimento e sistemare la piccola sulle ginocchia. Un momento per vedere una sagoma che urlava il suo nome, fiondandosi ad aiutarla per levarle quelle travi pesanti dalla schiena scheggiata. Un momento per scorgere Percy e non vederlo più, perchè come essere schiacciati dal cielo, la casa crollò sopra di loro, lasciandoli nel buio e nell'attesa.
Si udiva solo la bambina. La loro bambina che piangeva. La prima cosa che Annabeth pensò, era che sua figlia era ancora viva.
Poi il dolore la colpì ancora più selvaggiamente, con le braccia che urlavano di dolore e la schiena che replicava la resa. Trovava difficile persino respirare. Riusciva solo a vedere per terra. E le mani sanguinanti. E poi sentì una presa al polso, che la strinse e andò ad intrecciarsi con le sue dita.- P-Percy? - chiese Annabeth, dopo qualche secondo dall'accaduto.
-Sono qui.- le disse,stringendole debolmente la mano - sono qui e non ti lascio da sola. Troverò un modo per tirarvi fuori da qui, te lo prometto..- un'altra pila di pezzi rotti di legno scese giù dal tetto, aggiungendo altro peso alla schiena di Annabeth, che gridò di dolore, ma che tenne sempre stretta la piccola. Della polvere le macchiava il viso, piccoli graffietti sul labbro e sulle guance, prima rosee, si erano creati infidamente sulla pelle. Delle gocce di sudore le imperlavano gli angoli del viso. Percy la osservò attentamente, cogliendo ogni piccolo particolare del viso che aveva sempre guardato, sempre accarezzato, sempre baciato. La guardò con occhi lucidi, consapevole che sarebbe potuta essere l'ultima volta che la guardava da vivo. Percy l'ammirò, guardandola sforzarsi senza il suo aiuto, fancendolo irritare sempre di più. Si stavano consumando poco a poco.
E sotto ai pezzi di legno, riuscirono finalmente a guardarsi negli occhi. Uno sguardo intenso, che sembrò durare un'eternità. Percy viaggiò nelle sue pozze grige.
L'aveva guardata in quel modo a dodici anni, la prima volta che la vide, mentre lo stava imboccando con dell'ambrosia. L'aveva guardata in quel modo a tredici anni, quando la teneva stretta nel vello d'oro, pregando di restare viva.
L'aveva guardata in quel modo a quattordici anni, quando riuscì a intravedere il suo sguardo disperato e debole mentre sosteneva il cielo.
L'aveva guardata in quel modo a quindici anni, quando lei si protese a baciarlo, sparendo il momento dopo.
L'aveva guardata in quel modo a sedici anni, quando non intravide i suoi occhi. Quel momento di disperazione che lo pervase tenendo alla larga chiunque le si avvicinasse, capendo che non poteva non guardarla più.Lo sguardo si spostò da lei alla piccola che aveva trovato sonno, abbandonando il pianto.
Come era bella. Assomigliava solo alla madre. La testolina bionda con dei riccioletti raccolti in due codini. Gli occhi grigi, con una striscia verde che passava come un fulmine tra l'iride. Come era bella.
Quel giorno, in cui Annabeth gli corse incontro, abbracciandolo e sussurrandogli "sono incinta". Mai come in quel momento avrebbe potuto buttarsi dalla finestra per la felicità. Ci erano riusciti. Erano riusciti ad andare avanti e seguire il sogno insieme. Sarebbe diventato papà! Avrebbe avuto una famiglia con Annabeth. Finalmente.
Quando la prese tra le braccia la prima volta, desiderò di non lasciarla più. Perché quando si guardarono negli occhi, quando quel piccolo fagottino li aprì per la prima volta, avevano visto lui. Il suo papà. E lei sorrise. "Sei la cosa più bella della mia vita" riuscì a dire, tra le lacrime.
Già si immaginava quando avrebbe mosso i primi passi. Quando avrebbe detto la prima parola e lui avrebbe escogitato un modo per farle dire "papà" prima di mamma, così che dopo avrebbe potuto rinfacciarglielo a vita alla moglie. La prima volta in bicicletta a central park. La prima volta a scuola. Qundo avrebbe aspettato alla porta con un fucile a portata di mano che il primo ragazzo della figlia la portasse al ballo scolastico. Quando lo minacciava ancora lisciando un coltello sulla mano, al matrimonio della sua bambina. E poi il primo nipote.... e sarebbe invecchiato. Avrebbe tenuto la mano di Annabeth tutto il tempo, per paura di lasciarla. Avrebbero ammirato quel che avevano fatto per tutti quegli anni e sarebbero morti l'uno accanto all'altra. Insieme. Ma non era quello il modo in cui sarebbe successo. Probabilmente loro non ne avrebbero fatto parte.- Sono felice.- le disse. - Sono felice di aver sbavato davanti ai tuoi occhi quel giorno in infermeria.- e incespicò un sorriso.
I suoi occhi, quelli che un tempo brillavano quando lo vedevano, in quel momento erano quasi troppo chiari. Un rivolo di sangue le passò accanto a un angolo della bocca che si era sforzata ad alzare.
- Grazie per avermi salvato.- riuscì a mormorare con la voce spezzata.
Percy avrebbe tanto voluto chiederle in quale senso l'aveva salvata. Ma quando la guardò di nuovo, quegli occhi che avevano tanto fatto da ancòra di felicità, vide la vita scivolargli via. Vide l'ultima lacrima che aveva sempre asciugato scenderle giù dalla guancia. E con l'ultimo respiro di vita, sussurrò- Ci ritroviamo lì. Ti aspetterò.-
E fu in quel momento che la presa della mano iniziò ad affievolirsi. Quella lacrima a marchiare il pavimento impolverato. Quel momento che il suo sguardo non lo guardò più.
- Annabeth..- mormorò, con la voce rotta dal pianto.
E ogni particella gridava il suo nome. Chiedeva ancora. Ancora un abbraccio. Ancora un sorriso. Ancora una carezza. Ancora un bacio. Ancora una volta. Un'ultima volta.
Le teneva stretta la mano, che iniziava a raffreddarsi poco a poco, tentando di riscaldarla. La teneva stretta come se potesse tenerla ancora in vita solo stringendola.
Riguardò di nuovo il suo volto fermo, gelido, immobile. Quel volto che avrebbe trovato meraviglioso anche in quello stato. Quelle labbra screpolate e macchiate di sangue.
E mai come in quel momento voleva tornare ad essere bambino. Voleva ancora sentirsi chiamare "testa d'alghe". Voleva ancora averla con sè. Voleva ancora stringerla e ripeterle di amarla. Voleva e non poteva. Avrebbe solo voluto...
- Non morirai.- disse rivolto alla figlia. - te lo prometto. -°°°
E la bambina fu ritrovata sotto al corpo inerme della madre. Una bambina miracolata, dicevano. Ma Sally, che apparteneva a due realtà diverse, sapeva che non era così. Percy era morto per salvare il tesoro che ora lei teneva tra le braccia. Una cupola d'acqua e un ultimo messaggio per la piccola: " E io, che volevo vederti crescere, devo accontentarmi di guardarti dormire sulle gambe della tua bellissima mamma. Non disperare, piccola. Vivi l'attimo e fallo durare per sempre. Ora devo andare, la mamma mi sta aspettando.""Ti vogliamo bene"
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Ci Ritroviamo Lì.||Percabeth||
Romanceokay, sto piangendo per una dannata storia che ho letto su pinterest. Ho chiesto un parere anche a una mia amica su wattpad (ciao Foxy!). Qui, l'ho raccontato in sottoforma di Annabeth e Percy. Ed è stato uno strazio scriverla. Spero di aver scritto...