Capitolo 23

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I capelli biondi che aveva erano alzati dal vento, mostrando il suo bel ciuffo ampliarsi nel suo colore più profondo.

Gli occhi guardavano me, non guardavano il mare, come succedeva sempre con Michael. Aveva i suoi occhi fissi nei miei, e con agili passi, me lo ritrovai accanto, seduto accanto a me.

"I'm gonna start a revolution from my bed, 'cause you said the brains I had went to my head. Step outside, summertime's in bloom, stand up beside the fireplace, take that look from off your face, you ain't ever gonna burn my heart out." Continuai a cantare, così ammaliata dalla sua voce.

Sembrava così familiare. L'avevo visto da qualche parte, ma non ricordavo totalmente dove.
Ero persa nei suoi occhi azzurri, era così bello. E lui guardava me. Con il mare, così bello da guardare, lui stava guardando proprio me.

Venne a sedersi sempre più vicino a me, e cercai di immaginare dove l'avessi già visto. Non mi veniva in mente nulla.
"So Sally can wait," continuammo a cantare insieme, "she knows it too late as she's walking on by. My soul slides away, but don't look back in anger, I heard you say."

"Mi chiamo Luke." Si presentò, tendendomi la sua grande mano dalle dita lunghe. Luke. Quel nome non suonava nuovo alle mie orecchie.

Spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricambiai la stretta, dicendo: "Io sono Tea."

"Abiti qui da molto?" Iniziò a fare conversazione, guardando il mare dalle cime increspate arrivarci addosso.

Alzai la testa, rispondendo: "Da sempre. Tu?"

Lui sospirò, alzandosi il cappuccio della felpa sopra la testa.
"Anch'io, più o meno." Rispose. "Questo è il mio posto preferito."

"Io non sono abituata a venire qui. In genere vado... Laggiù," gli indicai, "sugli scogli sotto la piazza."

Lui annuì, e prese una sigaretta dalla tasca, insieme ad un accendino azzurro.
"Conosco quel posto," disse, "lo frequenta mia sorella. Ne vuoi una?" Mi chiese, alludendo alle sigarette.

Ci riflettei un attimo. Non poteva essere poi così male. Michael mi avrebbe odiata, ma che mi importava? Non lo avrebbe saputo. E non era tenuto a rivolgermi la parola.
Così annuii verso Luke, che ne prese una dal pacchetto e me la passò.

"Non hai mai fumato, vero?" Chiese poi, notando i miei movimenti lenti ed inesperti. Non pensavo si potesse notare così tanto.

Scossi la testa e sorrisi timidamente. "No. Credo che il fumo mi faccia schifo. Devo solo.. Provare."

Luke diede fuoco alla punta della sigaretta che stringevo tra le dita, la portai alle labbra ed aspirai con insicurezza.
Faceva schifo, era vero. Ma dava una sensazione di appagamento.

"Anche a me fa schifo il fumo," continuò Luke, "eppure continuo a fumare."

Lo guardai con aria interrogativa. Lui rise, mostrando un sorriso meraviglioso che mi annebbiò il cervello peggio di come stesse facendo quella sigaretta.
Era bellissimo. Era un ragazzo fantastico.

"E perché continui a fumare?" Gli chiesi, rilasciando una piccola nube di fumo grigiastro, che si mescolò all'aria fredda e pungente di quel pomeriggio. Mi strinsi nella maglia a maniche lunghe che portavo, e guardai gli scogli in lontananza.

"Perché non mi fa pensare." Rispose, sicuro. "E, se mi fermo un attimo a riflettere, sono nella merda."

Potevo scorgere la chitarra di Ashton tra le braccia di Jea. Naturalmente, Ashton stava dietro di lei, che, come sempre, cercava di insegnarle.
Ma mi sembrava così stupida. Non imparava mai a suonare la chitarra.

Three || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora