chapter;nine
Alison è ripartita per Charleston, senza dire niente è ciò a cui Luke continua a pensare. Non che gli interessi, ma avrebbe almeno potuto salutare.
Se non fosse stato per lui che chiedeva, nessuno sapeva niente e Ed non avrebbe parlato fino a che non lo avrebbero scoperto.
Non sanno neanche il motivo della sua partenza anticipata, solo che doveva ritornare per problemi personali.
Luke, ora è seduto a gambe incrociate davanti il letto, con la schiena poggiata ad esso e ha ancora in mano la lettera di ammissione all'università.
La legge e rilegge, ma ancora non crede a tutto ciò che vi è scritto, ma soprattutto ancora non sa come dirlo ai suoi amici.
Non sa come la prenderanno e questo lo frena moltissimo. Non hanno mai parlato di dividersi così tanto. Hanno sempre discusso sul fatto che sarebbero sempre stati vicini. Che l'università l'avrebbero affrontata insieme, quindi questa notizia è qualcosa che Luke non si sarebbe mai aspettato.
Mentre pensa, sento bussare alla porta della mia camera e alzando lo sguardo, vedo entrare mio fratello.
«Hey, che fai lì per terra come un povero depresso» dice, cercando di essere simpatico e ridacchiando.
Luke odia quando il fratello cerca di fare il simpatico.
«Faccio il depresso, tu che dici?» ribatte con tono piatto.
«Il tuo senso dell'umorismo mi stupisce ogni giorno di più. -rotea gli occhi al cielo e si siede sulla poltroncina posta opposta alla parete del letto- Cos'è quella che hai in mano?» chiede quando si è accomodato, indicando la lettera che stringe tra le mani.
«Questa è...» la fissa intensamente, non riuscendo a trovare le parole neanche con suo fratello.
Perché questa cosa lo spaventa molto? Alla fine è quello che ha desiderato lui, non dovrebbe averne paura!?
«Dai qua. Fammi vedere» Jack, si allunga e gli strappa il foglio dalle mani iniziando a leggere il contenuto. Due secondi e lo vede sbarrare gli occhi, quasi scioccato.
«Tu sei stato davvero ammesso alla Juilliard School e non dici niente?» urla, fissandolo dritto negli occhi. Lui resta in silenzio, dedicandogli solo un'alzata di spalle.
«Hai rispedito i moduli? Manca poco alla scadenza, non vorrai farti sfuggire quest'occasione?» aggiunge, ripiegando la lettera e poggiandola sulla scrivania lì vicino.«No, ancora non li ho spediti. Stavo riflettendo un'ultima volta prima di farlo. -fa una pausa e Jack gli rivolge un'occhiata confusa- Non so se ho fatto bene, cioè è pur sempre a New York. Chilometri e chilometri di distanza da casa. Qui ho tutto, ho voi, i miei amici...» si interrompe abbassando lo sguardo e torturandosi le mani.
Jack si allunga, poggiandogli una mano sulla spalla, da conforto.
«Fratello, hai un'occasione d'oro davanti. Non sprecarla o te ne pentirai, fidati. Sai di quante cose mi sono pentito io? E guardami? 23 anni, ancora a casa con mamma e papà e un lavoro che oggi ho, domani chissà. Non fare la mia stessa fine, hai appena 18 anni e sei stato ammesso alla scuola che hai sempre voluto frequentare. Cosa pretendi di più? Noi ci saremo sempre, anche se non lo vorrai, siamo pur sempre la tua famiglia. -accenna una risatina- gli amici, se sono veri amici, capiranno la tua situazione e poi chi ha detto che non te ne farai di nuovi?» conclude strizzando l'occhio e sorridendo.
«Hai ragione, però ho paura. Paura di non riuscire in quello che sogno. Paura di perdere quello che fino adesso è stata la mia vita. Paura che possa andare tutto storto. Paura e basta»
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Hayran KurguDue bambini, ora diventati adulti che, lasciati in balia del tempo e del ricordo, sono destinati a ritrovarsi proprio in quel parco senza saperlo... I'll go wherever you will go COPYRIGHT © 2015 All right reserved ® to me