-Eli, vedrai che la nuova casa ti piacerà-. È quello che mamma mi ripete ormai da giorni e che sta dicendo anche ora, mentre camminiamo a passo di marcia in autostrada. Chissà perché si è fissata con questo nuovo soprannome, che non ha alcun senso e non mi piace affatto. Ha cominciato a chiamarmi così da quando hanno deciso di partire, forse perché crede che non utilizzare il soprannome con il quale mi chiamavi tu sia un modo migliore di passare oltre, di iniziare questa nuova vita che sia lei che papà prospettano ormai da mesi. -Abbiamo dei vicini?- Chiedo curiosa mentre vedo il paesaggio cambiare fuori dalla finestra. Tu adoravi i nostri vicini a Sacramento e spero vivamente di trovarne alcuni simpatici quanto gli Hebber nella nuova città. -Certo tesoro. La casa fa parte di una serie di villette a schiera, quindi, anche se saremo del tutto indipendenti con il nostro giardino, il garage e il vialetto, avremo sicuramente dei vicini-. Papà mi sorride attraverso lo specchietto retrovisore e io ricambio quel dolce gesto. Per tutto il resto del viaggio non parlo molto, se non per qualche battuta sul tempo che cambia in continuazione, perche sono troppo concentrata su quello che mi sto lasciando alle spalle. Non si tratta solo di te Tess, ma di tutto quello che ha fatto parte di me per anni. Parlo della scuola, dei nostri migliori amici, della zia Carla, dei nonni, del supermercato dietro casa, della libreria della signora Holbrook e di tutte quelle piccole cose che hanno reso tale il nostro piccolo mondo fino ad ora. Non so cosa aspettarmi da questo trasferimento, anche perche secondo me non cambierà nulla. Avremo lo stesso dei piatti in più, un divano troppo grande, e una bici ferma. Sentiremo lo stesso la tua assenza, anche senza le solite persone che ce lo ricordano continuamente scoppiando a piangere quando passiamo. Non só precisamente quanto è passato, dalla nostra partenza fino all'arrivo ma credo che siano circa quattro o cinque ore che camminiamo in autostrada, così mentre usciamo dal casello appiccico il naso sul vetro per cercare di assaporare il momento. L'aria fuori sembra fresca e il paesaggio ora si è fatto molto piu montano, pieno di boschi con tonalità di verde differenti e alcune nuvole bianche solcano il cielo azzurro. Procediamo per un po' su di una strada asfaltata ma deserta finche non vedo da lontano un cartello, sul ciglio della strada: Beckley, West Virginia. Popolazione 17.307 abitanti. Mi viene un po' da ridere ma la mia bocca rifiuta questo gesto che ormai non vede da un anno. -Eli, domani mattina io e tuo padre dobbiamo andare a fare un giro al centro, in alcuni negozi, e passare al nuovo ufficio per renderci un po' conto del lavoro e firmare delle carte. Vuoi venire con noi? Puoi girare per la piazza, vedere se c'è una libreria magari...- Alzo lo sguardo e faccio cenno di si con la testa alla mamma che mi guarda in attesa dallo specchietto. Evito di chiederle perche deve continuare ad usare quello stupido soprannome e cerco di concentrarmi su altro. Credo che quest' ambiente ti sarebbe piaciuto Tess, perche sembra la perfetta ambientazione per una storia e mi ricorda parecchio i boschi che dicevi di amare tanto. Improvvisamente l'auto si ferma davanti a una schiera di casette tutte uguali, da film, differenti solo per il colore. -Siamo arrivati- Dice papà col sorriso sulle labbra. La mamma lo guarda e gli sorride prima di stampargli un dolce bacio sulla guancia. Per me è ok che facciano queste cose anche se ormai sono grandi, perche simboleggia che si vogliono ancora bene e quindi mi sento in qualche modo in una famiglia sicura e al lontano dal divorzio. Entrambi si girano dietro verso di me, -Che ne dici di andare a dare un occhiata Eli? Pensiamo noi a scaricare le ultime cose, tu fa un giretto nella tua nuova camera- La mamma sta mostrando il suo miglior sorriso per cercare di nascondere la paura matta che ha, quel lato di lei che teme che io possa odiare questo posto e avere una ricaduta. -Va bene- Dico mentre apro lo sportello e scendo per farli riprendere a respirare. La casa da fuori sembra la classica abitazione da film. Giardino verde, vialetto di marmo, piccolo portico, porta a vetro, color panna con imposte bianche. Bella. C'e una piccola quercia nel giardino. Ha lunghi rami scuri ricoperti da abbondanti gruppi di foglie verdi. Sarebbe stato un albero perfetto per un altalena o un amaca su cui leggere libri Tess, ma non avrebbe senso leggere senza di te. Percorro il vialetto mentre i lacci delle converse picchiettano sul marmo bianco e mi dirigo verso la porta. La maniglia è fredda, di un gelido metallo dorato, probabilmente ottone e fa un piccolo "clik" quando la giro e la porta si apre.
Dentro è immacolata. È l'unica parola che potrei usare per descriverla. Scale scure, conducono al piano superiore mentre le due stanze a destra e sinistra sono rispettivamente la sala e la cucina. L'entrata è spaziosa e c'è uno di quei grandi tappeti morbidi sul parquet. Il telefono fa una leggera vibrazione e io sobbalzo mentre mi dirigo al piano di sopra. Le scale sbucano in un corridoio su cui si affacciano quattro porte. Individuare la mia camera non è difficile, dato che sulla terza porta è attaccata una lavagnetta nera con scritto nella grafia della mamma 'Elisabeth'. Mi avvicino alla porta e la apro restando sullo stipite. Sembra carina. È sicuramente molto luminosa, ha il parquet bianco leggermente ingrigito dal tempo e le pareti chiare. C'è un letto sulla sinistra con una trapunta nera, che resta l'unica cosa scura in quest ambiente. -Amore, il pranzo sarà pronto fra un oretta. Intanto divertiti a gironzolare- Mi giro e la mamma è in piedi sullo stipite con due buste della spesa in mano. Indossa una gonna larga con calze marroni e stivali di camoscio. Vorrei non notare che indossa anche il maglione che le hai regalato per i suoi quarant'anni ma l'occhio mi ci cade e faccio un sospiro. -Va bene- È l'unica cosa che rispondo. Lei scompare e io accosto la porta per avere un po di privacy che con la nostra famiglia manca troppo spesso. Apro l'armadio, l'anta cigola e trovo tutti i miei vestiti attaccati all appendiabito in perfetto stile 'brava ragazza'. Prendo l'album e lo poggio dentro richiudendo in fretta prima che mi venga voglia di rivedere le foto. La stanza è troppo luminosa per i miei gusti cosi mi avvicino alla finestra e chiudo le serrandine ricavando uno spazio per me. Mentre guardo la stanza mi rendo conto che è spoglia. Nessun quadro. Nessuna decorazione. Nessun oggetto sugli scaffali e sulla scrivania. Sembra maniacale. Se fossi stata la vecchia Beth probabilmente avrei risolto il problema uscendo a comprare una montagna di libri ma ora, non ne ho piu nessuna voglia. -Mi manchi- Dico al silenzio. Lui non risponde, ma spero ti abbia trasmesso il messaggio.
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Like The Trees Outside~
RomanceIo non lo so perche sono qui. E sopratutto perche lei non c'e piu. "Lei" non è una persona qualunque. "Lei" è mia sorella. O meglio lo era. No, sicuramente lo è ancora. Mia sorella si chiamava, Tess, Tess Heleonor Waysson. È un bel nome per una che...