Rosely

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Padre,

vi ho voluto molto bene, ma ormai sento di dover partire. Cosa mi spinge mai ha compiere un atto così ingenuo ed infantile, vi chiederete. Ebbene, devo essere sincera: ho conosciuto la verità. Sono sicura che voi possiate comprendere a quale verità mi riferisco, perciò vi prego, non cercatemi. Salutatemi Miss. Gardenia, perchè non potrò mandarle altre lettere. Dentro al vostro castello sono stata felice, ma ormai lì non vi è più posto per me, e me ne dispiaquo, anche se so che non potete comprenderlo. La mia non è un'ingenua fuga d'amore come quella di mia sorella, ve lo posso assicurare. Non domandatemi dove andrò e cosa farò ora, perchè è ignoto anche a me, il mio destino. Non sono riuscita a separarmi da Bakley, dovete perdonarmi se l'ho portata con me, ma non potevo viaggiare sola e senza un destriero. Devo scusarmi, perchè abbandonarvi è un atto davvero ingiusto verso la persona buona e gentile quale voi siete. Eppure, so che voi mi comprenderete.
Mi auguro di rivedervi, me lo auguro sempre,

aspettatemi,

Rosely.

Rose ripiegò la lettera stando attenta a non rovinare la carta con le sue dita sottili,per poi riporla delicatamente nella bisaccia appesa sul dorso sinistro di Bakley, la sua cavalla nera. Era appena cominciato l'inverno, e fuori nevicava. Le lunghe gonne nere che portava le erano solamente d'intralcio in quella stagione, soprattutto se doveva camminare tutti i giorni per le strade delle città, alla ricerca di un uomo. Finalmente, credeva di averlo trovato. Entrò nella locanda, cercando di coprirsi il volto il più possibile con la mantella nera. Si avvicinò discretamente al bancone e scambiò qualche parola veloce con il proprietario. Lui le indicò una piccola rampa di scale nella penombra, che doveva portare ad un piano superiore.
Un uomo era seduto su una sedia di legno scuro in fondo alla stanza. Attirò subitò l'attenzione di Rose, perchè portava la sua stessa mantella nera. Ed aveva una biglia luminosa tra le mani. Con passo fermo e deciso, seppur discreta per non farsi notare, raggiunse l'uomo. Alzò lo sguardo verso di lei, anche se di sguardo non si può proprio parlare, perchè gli occhi erano ben nascosti dall'ombra del cappuccio.
《 Una signora? 》domandò l'uomo, in modo così inopportuno che Rosely dovette trattenersi dal rimproverarlo e tirargli un ceffone.
《 Lo avete detto come se non fossi tale. 》le sue labbra si strinsero fino a diventare sottilissime.
《 Oh, no, è semplicemente una sorpresa vederne una in un posto del genere 》Rose era al corrente del fatto che avesse ragione,  ma non riuscì a trattenere un sorriso di trionfo.
《 Sono qui per un motivo ben preciso, signore. Ho scoperto, tramite voci che non mi pare il caso di interpellare, che cercate un apprendista. 》il giovane uomo parve scioccato dalle parole della ragazza. Vedendo che l'uomo non apriva bocca, continuò:《 Conoscete le regole, immagino. Anzi, mi auguro. Per questo, non potete rifiutare la mia offerta a meno che non abbiate davvero una valida ragione. E se così fosse, esponetemela subito. 》Rose lo incitò con un cesto superbo della mano. L'uomo, suo discapito, le rivolse un sorriso. Si alzò e la superò, dirigendosi in un corridoio che doveva essere pieno di stanze in affitto.
《 Seguitemi, vi prego 》e così fece, osservando con orrore i quadri rappresentanti creature grottesche sulle pareti tappezzate di rosso.《 Il mio nome è Arthur. Il vostro, miss? 》Rose esitò, non sapeva se convenisse rivelare a quell'uomo il suo nome autentico o teneglielo segreto, il suo cognome era ben conosciuto in tutto il mondo, e a suo padre sarebbe stato molto semplice trovarla e rinchiuderla tra le mura grigie della villa.
《 Charlotte Huntenne. 》decise di tenergli nascosto che si chiamava Rose, e che era figlia del duca di Dullchester. Lo sguardo dell'uomo sembrava sospettoso, ma non parlò finché,  giunti alla fine del corridoio,  le fece cenno di entrare nella stanze che lui aveva affittato. Rose entrò per prima-come da manuale-e non potè far altro che rimpiangere la sua bella camera pulita e ordinata.
《 Bene, Charlotte, potete accomodarvi su quella sedia affianco al camino. Se proprio volete praticare della magia, dobbiamo partire per Helltown. Lì troveremo il materiale che vi occorre e delle persone che possano accompagnarci. Non è prudente viaggiare soli. 》Rosely si sistemò il vestito, per poi sedersi davanti al camino acceso. Conosceva bene Helltown: era la città dei maghi, la capitale della magia dove persino creature magiche si avvicinavano, pur sempre con prudenza. Rose aveva sempre sognato di andarci, un giorno. Le sue rosee labbra si schiusero in un sorriso.
《 Beh, mi auguro dunque che faremo acquisti a Fam's & co. 》"Fam's & co" era un negozio di famigli, uno dei pochi rimasti in tutti e quattro i regni. Rose, da maga alle prime armi quale era, sognava di avere un maestro, e più di qualsiasi altra cosa, di possedere un famiglio. L'uomo sorrise.
《 Vedremo, miss Huntenne, vedremo… 》detto questo, si avvicinò ad un tavolo pieno di biglie colorate e ne scagliò una blu a terra e del fumo lo coprì fino a farlo scomparire con lui. Era già iniziata la pratica.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 14, 2016 ⏰

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