One Shot

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Levy. Era una ragazza minuta, alta 150 centimetri, non era formosa e passava le giornate a leggere libri.
Era solita stare in casa a leggere, ma da quando era iniziato l'autunno aveva deciso di uscire. Le era sempre piaciuto il vento fresco sul volto che le scompigliava i capelli azzurri, ed era già da qualche anno che aveva preso questa abitudine, ma questa volta qualcosa aveva scombinato i suoi piani.
Vicino a casa sua c'era un parco molto grande che conosceva come le sue tasche, così la prima giornata di autunno prese la borsa con dentro qualche libro e si diresse verso la parte più nascosta del parco dove c'era la sua panchina, ma quando arrivò trovò la sua panchina occupata, un ragazzo molto alto dai capelli scuri e lunghi era seduto sulla sua panchina con gli occhi chiusi ad ascoltare musica.
"Come osa sedersi al mio posto? Ma più che altro come fa a conoscere questo posto? Non ho mai visto nessuno qui." Mentre Levy rimuginava si sedette su un'altra panchina, posta in modo tale che poteva tenere d'occhio il ladro di panchine mentre leggeva.
Passarono le ore ma il ladro non se ne era andato, si era giusto mosso per cambiare canzone o alzare il volume. Levy aveva passato il tempo ad osservarlo, senza riuscire a leggere niente e ormai era arrivata l'ora di tornare a casa, "Domani arriverò prima! Così non potrà rubarmi il posto!".

Ma il giorno dopo, anche se Levy era arrivata un'ora prima del solito, il ragazzo era già lì, così sconfitta si mise seduta sull'altra e iniziò ad osservarlo più attentamente.
"E' davvero alto, probabilmente 180 o 190 centimetri... Come diavolo ha fatto a essere così alto? Io bevo continuamente il latte ma non mi sono alzata di un centimetro in due anni... Non devo pensarci! Levy concentrati sul libro."
Ma più cercava di non guardarlo più lo studiava, notava come i suoi capelli lunghi e neri, nonostante al primo sguardo sembrassero rovinati e pieni di nodi, erano in realtà morbidi e lisci, "Mi piacerebbe accarezzarli...".
Passò la giornata così, a fissarlo mentre faceva finta di leggere, e non riusciva a capire il motivo del suo interesse, non le erano mai interessati i ragazzi, li riteneva una perdita di tempo, ma ora non riusciva a togliersi dalla testa un completo sconosciuto, sembrava una stalker.

Passarono vari giorni in questo modo, lei arrivava e lo fissava, lo analizzava, mentre lui ascoltava la musica con gli occhi chiusi. Ogni tanto Levy aveva pensato a una qualche scusa per poterlo conoscere, ma non trovava mai il coraggio.
Quando si era finalmente decisa era arrivata la pioggia, che non le permise di uscire per giorni, Levy stava impazzendo, non vedeva l'ora che tornasse il sole per poterlo conoscere, non le importava di sembrare una stalker gli voleva parlare.
Quando la pioggia finì si diresse, appena sveglia, al parco, senza nemmeno prendere un libro, ma quando arrivò non c'era nessuno sulla panchina. Levy si sedette e aspettò, magari era solo in ritardo, ma le ore passarono e lui non arrivò.
"Che sciocca che sono, mica avevamo un appuntamento, non so nemmeno come si chiama..." Ma non si mosse, rimase seduta ad aspettare, anche con i brontolii per la fame.
Verso l'una del pomeriggio si rimise a piovere, non era una pioggia forte, ma se si rimane sotto per troppo tempo si diventa fradici, a Levy però non importava, rimase lì ad aspettare.
Dopo una mezz'ora da quando era incominciato a piovere Levy scorse un ragazzo che si avvicinava, ma non riusciva a capire chi fosse dato che nascondeva il volto con l'ombrello.
"Probabilmente ho le allucinazioni, non può essere lui."
Ma quando il ragazzo si avvicinò abbastanza per vederlo in volto Levy lo riconobbe subito.
«Niente libri oggi?» Il ragazzo aveva una voce profonda e la fissava con i suoi occhi rosso scuro.
«Non ho avuto tempo, dovevo arrivare prima per prendere la mia panchina» Levy non sapeva perché avesse risposto così, ma le sembrò naturale quella conversazione.
«Beh almeno ho avuto quello che volevo ghihi» il ragazzo le rivolse un ghigno e si avvicinò per metterla sotto il suo ombrello.
«E sarebbe?» Rispose lei curiosa.
«Mi hai finalmente notato ghihi. L'anno scorso ti ho sempre vista su questa panchina seduta a leggere, non ti eri mai accorta di me su quell'altra» Disse facendo un cenno con la testa verso la panchina che Levy aveva usato per osservarlo in quei giorni.
Levy cerco di ricordare l'anno precedente, e in effetti le venne in mente che seduto lì c'era una figura, ma non si era mai interessata.
Rise, Levy rise e lo guardò sorridendo.
«Beh complimenti sconosciuto, sei riuscito a incuriosirmi abbastanza da farmi rimanere sotto l'acqua per quasi un'ora, mi merito almeno una cioccolata calda come premio no?» Levy lo guardava con tono di sfida, le piaceva, anche se non lo conosceva le piaceva quel ragazzo, il modo in cui aveva cercato di attirare la sua attenzione e ci era addirittura riuscito.
«Mi sembra giusto ghihi ma solo se mi dici perché passavi le giornate a fissarmi» Levy arrossì e gonfiò le guance mentre si alzava dalla panchina e lo prendeva sotto braccio.
«Prima la cioccolata! Comunque io sono Levy Mcgarden. Tu sei?»
«Gajeel, Gajeel Redfox»


Angolo Autrice

Sono nuova su Wattpad ^^ ho già pubblicato questa storia e altre su EFP e ho deciso di puubblicarle anche qui.

Spero vi sia piaciuta e a presto ;)

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