"Di stanze nascoste e incredibili strategie."

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Il cielo è incredibilmente sgombro, ma una brezza gelida – tipico di Febbraio – s'infiltra nel mio piumone e un brivido mi percorre. Gonfio le guance piene d'aria e mi siedo poco distante dalla cascata; la cascata si trova a circa dieci minuti a piedi da casa mia ed è un luogo incredibilmente meraviglioso. Molte volte vengo qui da sola, come oggi, per riflettere un po'o semplicemente osservare la bellezza che mi circonda con fare maestoso. Vengo qui da quando avevo pressappoco tre anni, quando la mia famiglia mi ci portava, e queste cascate mi avevano talmente colpita che le avevo soprannominate "Le cascate Meraviglia". Ma oggi è tutto diverso, perché probabilmente sarà l'ultima volta che io verrò qui. Vivo nello Stato di Tuen, immensamente magnifico, ma intensamente crudele. Ce l'hanno con i quindicenni, a quanto pare, perché ogni persona a quindici anni deve affrontare un'Accademia. A quanto pare( da ciò che ho scoperto tramite le ricerche che, solitamente, faccio di nascosto) si affrontano cose terribili, ed esseri altamente imprevedibili. E la cosa che più mi terrorizza, è che pochi sono usciti vivi da lì. I miei genitori a quindici anni ci sono stati, ovviamente, ma è proibito parlarne. In quel momento un rumore mi fa sobbalzare, e il pensiero che sia un potenziale Serial Killer trova posto nella mia mente; sospiro di sollievo quando constato che è solamente un corvo.

-Ciao, Jewel, come butta? – dice una voce maschile leggermente stridula. Mi volto e noto Robin – altezza media, magro, capelli ricciuti e rosso scuro, occhiali, carnagione chiara, lentiggini, occhi neri e vivaci - che mi porge il pugno, così da simulare il suo "tipico saluto" che l'ha reso popolare a scuola. Già, la scuola, mi mancherà andarci.

-Quel saluto non è granché, Robin – dico alzando gli occhi al cielo, ma porgendogli comunque il pugno.

-Ma se è fighissimo! Allora, novità sull'Accademia? Hai fatto altre ricerche? – mi chiede.

Io e Robin Yagon ci conosciamo da una vita, essendo vicini di casa e compagni di classe. Lo conosco perfettamente, e credo che lui abbia compreso almeno un quarto del mio carattere, anche se non è molto pratico con l'osservazione. E'terribilmente paranoico, ed è da circa ottobre che mi sta tempestando di domande sull'Accademia.

-Niente di nuovo – concludo, abbozzando un sorriso. In realtà l'unica cosa nuova che ho scoperto è "non molti escono vivi da lì" e non mi sembra la frase esatta da dire per confortare una persona paranoica che suppone che quest'Accademia non sia poi così male, rispetto alla nostra scuola. Anche se deduco dica ciò solamente per alleggerire la tensione. Robin ha paura, è evidente, ma io...non lo so. Non sono mai stata troppo coraggiosa, ma le avventure hanno sempre avuto un forte impatto su di me.

-Ehm...ora dovremmo tornare a casa, Robin – dico interrompendo le sue chiacchiere. – Oggi è il giorno dell'Accademia, 2 Febbraio, e dobbiamo arrivare in tempo alle 12:30. Non vorrei arrivare in ritardo, sai cosa succede a quelli che ... –.

Non termino la frase, perché Robin abbassa la testa e annuisce, sembrando quasi sul punto di piangere. Ci incamminiamo verso casa in silenzio, ogni tanto mormorando qualche frase di circostanza sull'ambiente che ci circonda, ma non parlando mai di cosa ci aspetterà nel luogo misterioso. Oggi, 2 Febbraio, è il giorno in cui io farò il mio ingresso in un'Accademia dove la vita di tutti noi è un gioco e saremo trattati come burattini comandati da burattinai. E'terribile da pensare, ma è la verità.

-Allora, ci vediamo – dico a Robin quando arriviamo davanti alla mia casa in stile vittoriano, e non so perché ma suona tanto come un "addio" e non come un "ci vediamo dopo". Lui annuisce e mi fa un cenno di saluto con la testa, quindi apro la porta. La mia famiglia è radunata nell'ampio salotto sui toni del bordeaux: vedo mamma e papà seduti sul sofà e mio fratello, Matt, che sta in silenzio. Mi sembra quasi che siano stati tutti immobilizzati: Matt ha otto anni ed è il bambino più chiassoso che io abbia mai conosciuto, ma adesso sta in silenzio a giocare con i soldatini e borbottando ogni tanto un "Super Matt vi ha presi!". Gli scompiglio i capelli castani e mi siedo accanto a lui: Matt resta immobile e quasi piange, non mi insulta neppure come fa di solito e non mi ha chiamata "strega" nonostante siano passati un paio di minuti. E'un record, eppure vorrei che tornasse tutto alla normalità e che scomparisse questa palpabile tensione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 06, 2015 ⏰

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