Art and pleasure

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He loves me so, he loves me not.


Art and pleasure


La bellezza del professore di arte e immagine della High School of Music and Art era quasi imbarazzante. Non perché fosse perfetto, come le statue che secondo le leggende venivano forgiate dagli Dei, senza sbavature o note negative in un corpo scultoreo e atletico; non perché, al contrario, ci fosse qualcosa di assolutamente stonato e vergognoso nelle curve del petto o della pancia. Il professor Zayn Malik era di una bellezza imbarazzante perché semplicemente sembrava la rosa più bella al culmine del periodo della fioritura, e questo faceva appassire tutto il resto.
Il fatto che il professore di arte fosse così meraviglioso, era un valido e legittimo motivo per Liam Payne rompere la magia di tutto quel fascino toccandosi smanioso nei bagni della scuola. Era inevitabile che dopo una lezione passata a guardare quell'uomo magro, longilineo, serio, giovane nei suoi trent'anni, sentisse la necessità di un orgasmo in uno squallido bugigattolo.
Non poteva farne a meno.
Si toccava immaginandosi tra le gambe di quell'uomo bello e con le labbra piene, arrossate per i morsi, gli occhi castani languidi e accesi da una luce maliziosa e prepotente, un po' viziata dal volere di più e non solo quei pochi centimetri di pelle bianca nella bocca del suo studente. In quel bagno, Liam stringeva il suo membro con le dita callose e sognava il professor Malik graffiare e accartocciare dei fogli di carta sulla scrivania, le ginocchia nodose in vista, le dita dei piedi nudi in tensione, il viso rivolto verso il soffitto. Liam veniva con quella visione dietro i suoi occhi, immaginando tutto questo in dieci minuti – durante la sua pausa – e accontentandosi di pensare a se stesso fare un misero pompino al suo insegnante, illudendosi che il pacchetto completo lo avrebbe avuto nella realtà.
C'era un feeling particolare tra lui e quell'insegnate fuori dalla regola. In realtà, quel professore di appena trent'anni e con sangue orientale nelle vene, aveva un determinato feeling con tutti suoi studenti. Era un uomo affabile, ma misterioso. Passeggiava tra i banchi, le mani dentro alle tasche di una specie di kimono nero, i piedi lunghi a calzare un paio di stivaletti dello stesso colore che facevano un rumore particolare e piacevole a contatto con il pavimento in marmo. Vestiva quasi sempre con colori scuri, che con la sua pelle olivastra stavano talmente bene che Liam sentiva i pantaloni ancora più stretti del possibile. Indossava spesso una fascia nei capelli, per evitare che ricadessero sulla fronte mentre spiegava; nell'arco di un anno scolastico e mezzo erano cresciuti moltissimo, e nessuno avrebbe potuto negare il fatto che donassero moltissimo a quel volto curato, sbarbato e liscio.
La personalità del professor Malik non trapelava mai dalle frasi che pronunciava in classe, ma strabordava come un fiume in piena nei disegni che mostrava in classe. Le sue tele, che fossero pitturate con la tempera o con i colori a olio, avevano sempre una tonalità di rosso dominante su tutte le altre, insieme a tratti fluidi alternati a quelli più marcati. Non sfumature più calde e dolci, attenuate dal giallo; c'erano sempre il rosso, il cremisi, il magenta. La passione e l'eros sfociavano e si facevano evidenti, rendendo ovvio quanto Zayn Malik fosse un uomo carnale. Liam notava i disegni, rimirava i quadri di nudo che illustrava alla classe e coglieva i tratti più marcati nei bordi del corpo e gemeva sommessamente, strofinando con il palmo della mano il cavallo dei suoi pantaloni; lo faceva nascondendosi di più dietro al suo piedistallo, sentendosi uno stupido scolaretto di quindici anni alle prese con la sua prima erezione, ma era quello l'effetto che il professor Malik sortiva sul suo corpo.
Si sentiva in soggezione.
Era certo che lo avesse visto, pochi giorni prima, mentre cercava di darsi sollievo. Sì, certamente Zayn lo aveva visto. Non era stato un gesto voluto, ma quel giorno faceva particolarmente caldo e il professore si era tolto il kimono, mostrando una canottiera troppo aderente, scura, da cui era ben visibile il tatuaggio nel petto. La sua schiena dalla curva morbida, come il petto asciutto e la pancia modellata per gli addominali, erano stati forse una vista eccessiva per lui che non faceva l'amore con un bel ragazzo da tantissimo tempo. Quando aveva visto quel copri-spalle leggero scivolare lungo le braccia toniche, Liam si era toccato, e il professor Malik, girandosi, lo aveva visto e aveva sorriso impercettibilmente – o forse a Liam era sembrato sorridesse. Si era sentito in imbarazzo subito dopo e aveva dipinto per il resto dell'ora in silenzio e senza mai alzare lo sguardo dalla sua tela. Non era capace, il suo era un lavoraccio, ma nessuno parve notarlo. Semplicemente non era un bravo pittore, anche se per il suo bell'insegnante era disposto a fare le capriole. Frequentava quell'enorme e lussuosa scuola principalmente per il canto e il pianoforte, strumenti che lui sapeva usare in modo impeccabile nonostante non smettesse mai di imparare e, ovviamente, migliorare. Arte era una materia obbligatoria che inizialmente non voleva nemmeno frequentare, o almeno lo aveva pensato fino a quando il professor Sorrento non se ne andò in pensione per lasciare il posto a un uomo più giovane di almeno vent'anni, e certamente più bello e avvenente.
Con il professor Malik era diverso: lui era un'opera d'arte che calpestava il suolo con il suo grazioso quarantatré e mezzo di piede, che si accarezzava i capelli neri con la punta delle dita affusolate e sporche di pittura e che sorrideva furbo ed enigmatico con soltanto gli occhi a mandorla. Amava fare velati riferimenti al sesso, prediligeva l'arte del nudo e insegnava nell'ultima classe proprio per prendersi la libertà di discutere dell'arte erotica di un corpo spoglio. Non poteva sapere che Liam si sentisse morire ogni volta che con l'indice ridisegnava i bordi dei quadri che pitturava, quando si soffermava sulle intimità dei membri maschili che lui – lo ammetteva apertamente – apprezzava di più.
E in quel bagno, in quel preciso momento, Liam lo stava immaginando mentre con un dito ondeggiava sulle sue curve, anche se appena accennate. Erano movimenti così lenti e cadenzati che sembravano bramosi e rassicuranti, in netto contrasto con quelli della sua mano sul suo membro, l'orgasmo pronto a implodere dentro di lui. Venne quando richiamò alla memoria il ricordo di qualche giorno prima, quando il professor Malik lo aveva osservato mentre si toccava insistentemente l'erezione da sopra i jeans. Era stato un momento imbarazzante, brevissimo, ma piacevole allo stesso tempo, e il brivido che ne era venuto dopo era stato intenso.
Liam si rialzò gli skinny e abbassò la maglietta bianca fino ai fianchi. Era stato un orgasmo piacevole, veloce, come tutti gli altri, nonostante l'amaro alla bocca dello stomaco che gli sottolineava il bisogno di un vero e proprio rapporto carnale.
Uscì dal bagno dopo essersi lavato le mani. Puzzavano di tempera e sudore, ma il sapone neutro da pochi soldi riuscì comunque a eliminare il cattivo odore.
Erano le dodici e tre minuti quando entrò in classe per studiare pianoforte. Era in leggero ritardo, ma ciò non gli costò nessun richiamo. Il professor Harry Styles era un uomo gentile e permissivo, anche lui troppo giovane per sembrare davvero un professore. La High School of Music and Arts – che talvolta gli studenti amavano chiamare Hell Of Gods per gli uomini e le donne di bella presenza – sembrava esser il rifugio degli insegnanti alle prime anni. Ogni tre insegnanti anziani ce n'erano cinque di giovani. Era opinione della preside che persone di bella presenza avrebbero aiutato i ragazzi ad apprendere con più interesse ed entusiasmo; di certo non aveva fatto i conti con le probabilità di rapporti extrascolastici che andavano ben oltre le semplici ripetizioni.
La cosa divertente era che Liam puntava proprio a quello con il professor Malik.
«Oggi voglio che colleghiate le cuffie alla pianola e proviate più volte la sinfonia della scorsa settimana.» ordinò il professor Styles, mentre legava i capelli lunghi fino alle spalle in una crocchia disordinata. Con i suoi occhi verdi, scrutò ogni volto in quella stanza. «Non vi voglio vedere temporeggiare. Non ho paura di mettervi due in musica.»
Con un sospiro, Liam prese le cuffie dell'iPhone, le collegò all'adattatore e le infilò nel buco della pianola. Un fastidioso click che stuzzicò i suoi timpani e poi il rumore dei tasti direttamente nelle orecchie lo rilassò.
Era una passione che coltivava sin da bambino, quando solitamente i ragazzi giocano a calcio perché tutti gli altri lo fanno. Lui non faceva sport, a eccezione di un po' di atletica durante la terza e la quarta classe delle superiori; preferiva di gran lunga la musica, il piacere dell'udito sottile e in grado di riconoscere le note per riprodurle al primo ascolto. Suonava dalla mattina alla sera, lasciandosi andare alle melodie leggere di un pianoforte accordato da manuale, e per questo motivo Geoff e Karen avevano scelto per lui una scuola prestigiosa come quella.
Stava muovendo le dita sui tasti neri e bianchi, completamente assorbito, quando un dito batté sulla sa spalla facendolo trasalire.
Liam si tolse velocemente le cuffie e si voltò verso il professor Styles, che si stava distrattamente sistemando la camicia leggera a macchie nere e bianche che ricadeva sui pantaloni neri, sbottonata sul bavero e con i risvolti sulle maniche. «Il professor Malik ha bisogno di parlarti nel suo ufficio alla fine dell'ora.» disse semplicemente, un largo sorriso rassicurante, probabilmente per trasmettergli un silenzioso "Non ti preoccupare, non hai fatto nulla di male".
Eppure, nonostante quel sorriso, Liam era certo che la causa principale fosse il suo irrispettoso comportamento durante le lezioni; il continuare a fissarlo, a desiderarlo, toccandosi i jeans e mordendosi le labbra.
Sicuramente lo aveva visto. Sicuramente si sentiva molestato da un bambino di diciotto anni così poco discreto. Sicuramente voleva punirlo.
E non nel modo corporale e perverso che immaginava.
Trascorse il resto dell'ora suonando distrattamente, sbagliando più volte lo stesso tasto, imprecando contro il do diesis e il la bemolle. Guardava lo spartito, ma in realtà non lo vedeva. Provava a sentire, ma in realtà non ascoltava. Era distratto, le sue gambe fremevano e si ritraevano nervosamente quando si scontravano con il piedistallo freddo della tastiera. Era in uno stato di distrazione che non poteva evitare e quando il professor Styles chiese loro di mettere in ordine perché era suonata la campanella, lui non si mosse dallo sgabello fino a quando tutti – compreso l'insegnante – non se ne furono andati da lì.
Si alzò con cautela e rimise lo spartito dentro alla borsa a tracola. Si fermò a riporre i libri nel suo armadietto e poi semplicemente continuò a camminare lentamente verso l'ufficio del professor Malik, fino a quando i corridoi non si furono svuotati e lui non vide una porta con scritto "Professor Zayn Malik / Aula di Arte e Immagine".
Bussò.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Dopodiché udì un invito a entrare e, con una mano sulla maniglia, fece un passo verso la stanza.
Non era molto grande, ma lo era abbastanza per accogliere una classe di sedici alunni. Ogni postazione aveva un piccolo banchetto e un piedistallo vicino, una tela pulita pronta per essere sporcata di colore. Davanti a essi c'era una cattedra e una lavagna dietro, e nel mezzo c'era una sedia, occupata da un uomo meraviglioso che Liam quasi non riuscì a guardare.
Zayn Malik sedeva elegantemente su quella poltrona e leggeva un libro su Caravaggio, svogliando le pagine riguardanti "Amor Vincit Omnia" lentamente, bagnandosi l'indice prima di toccare gli angoli della carta ruvida. Distolse lo sguardo soltanto quando sentì la porta richiudersi e «Chiuda a chiave.» disse, autoritario, incrociando gli occhi confusi del suo studente. «Così nessuno potrà disturbarci.»
Si sentì guardato dentro, Liam, mentre i loro castani si mischiavano in uno unico. Cioccolato fondente e cioccolato al latte, castagno e nocciolo. Chiuse a chiave la porta, sentendo il click della serratura risuonare nella stanza. Sentì il piacere del silenzio che venne dopo, che gli permise di udire il proprio respiro affannarsi un po' più del normale, insieme a una seguente ansia alla bocca dello stomaco mischiata all'eccitazione.
Non gli era mai capitato di rimanere solo con il professor Malik, e in quel momento, mentre si avvicinava alla cattedra con un involontario passo da puttanella, guardando il pavimento e strascicando i piedi, sentiva il profumo di dopobarba e gelsomino impregnato nei vestiti, e l'odore di sigaretta a donare più personalità e forse una punta di volgarità.
«Voleva vedermi?» sussurrò, avvicinandosi alla cattedra.
Zayn gli sorrise maliziosamente. «Si, esattamente. Prenda uno sgabello e si sieda.» disse, facendogli un cenno veloce verso le postazioni davanti a lui. Liam gli rivolse uno sguardo fugace prima di prendere uno sgabello e appoggiarlo davanti al professore. Soltanto la cattedra li divideva. Liam sentiva il suo membro sussultare ogni volta che vedeva le dita olivastre del suo insegnante stringere qualche foglio o sistemarsi noncurante la canottiera o il kimono. «Come procede con il compito che le ho assegnato sull'impressionismo?»
Liam strabuzzò gli occhi.
Non capiva se fosse uno scherzo o se magari era un modo ambiguo per introdurre una conversazione diversa da quella che sembrava. Non poteva essere davvero stato chiamato lì per quello, altri quindici alunni dovevano completare il medesimo compito. Prese un respiro profondo e rispose «Bene, professore. Credo di averlo quasi completato e sono certo che per...giovedì sarà pronto.», aspettandosi qualcosa di più, che arrivò poco dopo.
«Sono contento.» sogghignò Zayn, alzandosi lentamente dalla sedia e aggirando la cattedra, mettendosi proprio davanti a Liam che quasi perse un battito. Erano molto più vicini di quanto lo fossero mai stati. «Sono più che certo del suo potenziale, signor Payne, e di certo non mi deluderà. Come non mi deluderà per il favore che le sto per chiedere.»
Minuti interi di esitazioni. Liam fissava i fianchi stretti e la pancia piatta del suo insegnante insistentemente, per poi fingere di guardare il pavimento o un punto indefinito della stanza. Non riusciva a capire cosa volesse da lui, anche se era consapevole del fatto che lo avrebbe scoperto presto.
Con una mano, Zayn si strofinò la gamba distrattamente, probabilmente per togliersi un prurito fastidioso. Non sapeva che anche quel movimento lento, morbido, leggero aveva causato in Liam un'altra ondata di desiderio. Ed era ancora incredibilmente assorto da quel corpo, quando il professore parlò di nuovo. «Voglio usarla come modello, signor Payne. Le ho fatto chiudere la porta dell'aula per questo e perché una parte di me sa che non mi rifiuterà.»
«Modello?» chiese Liam, smettendo di fisare la mano sulla coscia e guardando il suo insegnante negli occhi. Quel castano scuro era la cosa più intrigante ed eccitante che avesse mai visto; si sentiva bruciare dentro. «Quindi dovrò semplicemente sedermi su uno sgabello?»
Era troppo facile ed era certo dell'inghippo. Il professor Malik non dipingeva corpi a caso, non sceglieva il suo modello da un giorno all'altro e soprattutto era un uomo misterioso che non ritraeva uomini con felpe oversize e skinny neri.
Fu quando sopraggiunse la parola «Nudo.» che capì, e Zayn la disse in un modo così naturale che se non fosse stato seduto, Liam avrebbe sentito le gambe cedergli come una ragazzina vergine e bagnata. Era vergognosa la sensazione che sentiva alla pancia; miriadi di farfalle o pterodattili sembravano spalancare le ali e muoverle agitatamente.
«Nudo.» ripetè lo studente, con voce tremula e leggermente intimorito. A parte i pochi uomini con cui era andato a letto, nessun'altro lo aveva visto completamente spoglio e nonostante fosse stupido e insensato, Liam si sentiva in imbarazzo soltanto all'idea di levare ogni indumento ed esporsi davanti al suo professore.
Se qualcuno li avesse scoperti? Se li avessero beccati – lui nudo e il signor Malik intento a dipingerlo – cos'avrebbero potuto pensare realmente?
«Le costa molto, signor Payne?» domandò, leggendo il turbamento nel viso del diciottenne, che aveva distolto lo sguardo nuovamente per fissarlo sulla maniglia della porta. Il suo subconscio voleva scappare e sicuramente Zayn lo percepiva. «Se non se la sente potrò sempre chiedere al signor Horan o a un insegnante. Il professor Louis Tomlinson sarebbe molto disponibile di offrirsi come...»
«Non è impegnato con il professore di musica?» lo interruppe prontamente Liam, provando un impeto di gelosia irrazionale che lo spinse a reagire. Non voleva che il professor Malik dipingesse il corpo di qualcuno che non fosse lui.
Zayn sorrise malizioso. «E tu come lo sai?»
«Voci di corridoio.»
Con le braccia incrociate, il professore mosse un passo verso lo sgabello in cui sedeva Liam. Quest'ultimo sfregava ossessivamente i palmi sulle ginocchia coperte dalla stoffa nera dei jeans, gli occhi concentrati su un foglio di carta nella cattedra. Al movimento del suo insegnante, però, ritornò attento su quel fisico longilineo che si era fatto ancora più vicino. L'odore della nicotina era ancora più nitido. «Il corpo è soltanto una scorza, signor Payne.» sentenziò. «Noi la dipingiamo, ma cosa trasmette realmente emozione?»
A Liam sembrava di essere interrogato in quel momento. Si toccò la nuca, nervoso, e poi la sfregò. Era in imbarazzo, si sentiva addosso l'attenzione dell'unico individuo che in quei mesi aveva popolato ogni sua fantasia, ogni perversione, ogni desiderio. Si morse il labbro e cercò di non pensare alla bocca del suo insegnante che sorrideva, di tanto in tanto ghignava, che si muoveva armoniosamente mentre parlava. Era il frutto proibito.
Quando vide che il suo alunno non si decideva a rispondere, Zayn rispose per lui. «Il colore. È l'anima, signor Payne. L'anima giace nel colore ed è quella che trasmette le emozioni, le sensazioni. Il disegno è la parte superficiale ed esteriore, ma i colori sono il centro di ogni cosa.» disse, la passione per il suo lavoro a trapelare da ogni frase. Poi, avvenne l'ultima cosa che Liam si aspettava: un contatto, fisico e diretto. Il pollice e l'indice del professore gli strinsero il mento gentilmente, senza fargli male, voltandogli il capo più volte per poterlo scrutare con attenzione. «Voglio che il suo corpo sia il soggetto del mio disegno..»
E poi si allontanò, lasciando a Liam la fredda sensazione di qualcuno che era stato lì prima di andarsene. Eppure era stato un contatto quasi accennato, niente di pretenzioso o che potesse dargli alcuna illusione. Liam voleva di più, sentiva la necessità sussurrare languidamente nel suo bassoventre.
«Non la obbligherò, ma se deciderà di fermarsi inizi subito a spogliarsi.» disse in fine il professor Malik, avvicinandosi al suo piedistallo pronto, vicino alla cattedra, e lasciando Liam chino sulle sue ginocchia, le mani chiuse l'una sull'altra in un pugno, le labbra a baciarlo.
Era afflitto dalla consapevolezza che nudo sarebbe stato esposto alla sua vergogna. Avrebbe rischiato di avere un'erezione guardando il corpo di Zayn, mostrandosi vulnerabile e debole di fronte alla carne. Eppure, dentro di sé, vedeva una luce di speranza; quella che gli sottolineava che la nudità sarebbe stato un velo in meno a separare lui dal suo insegnante che – come ogni uomo – brama il sesso e il piacere.
Senza dire nulla, Liam si alzò con una determinazione innaturale. Non voleva andarsene da quella stanza privato della dignità. Si sarebbe spogliato, seduto sullo sgabello al centro della stanza e si sarebbe lasciato ritrarre su una tela bianca. Perciò, si sfilò dalla testa la t-shirt bianca. Rimase a petto nudo, i peli castani bene in vista insieme alla pancia appena accennata. Non aveva un corpo perfetto, ma non per questo si vergognava a mostrarlo, come non si vergognava delle leggere maniglie dell'amore messe in evidenza dai jeans che caddero al suolo insieme alla maglietta.
Quando si voltò verso il suo insegnante, questo gli sorrise maliziosamente, scrutandolo nell'interezza del suo corpo tonico. «Anche la biancheria.» lo intimò subito, portando un pennello alle labbra, accarezzandole lentamente con il legno levigato.
Liam si avvicinò allo sgabello in cui avrebbe posato e si tolse i boxer, sfoggiando le sue curve con un'apparente fierezza prima di voltarsi e mostrare anche l'ultima parte di lui che era rimasta celata. Con una professionalità incerta e colma di falle, Zayn osservò il membro semi-eretto di Liam con un interesse impossibile da celare. Amava i corpi maschili anche per quel dettaglio di carne e sangue che ostinatamente dipingeva con cura, sentendosi pervertito, ma allo stesso tempo artista, proprio come un bravo scrittore di libri erotici che si dedica alla descrizione accurata di un'erezione.
«Siediti in una posa naturale. Un piede a terra e l'altro nell'asticella dello sgabello, quella lì sotto.» gli ordinò, e Liam eseguì. «Il gomito sul ginocchio.» aggiunse.
Lo osservò.
Trascorsero minuti interi e un'altra campanella suonò per indicare la fine di un'altra lezione. Ci furono dieci minuti di caos e poi di nuovo la calma.
Lo fissò con estrema attenzione prima di toccare la tela con la punta di una matita leggera. Si dedicò a lungo nel tracciare le linee guida, nel marcare ogni piccolo dettaglio delle labbra di Liam, dei suoi occhi, delle sopracciglia folte, dei capelli ordinatamente pettinati all'indietro. Si dedicò ai peli del petto, alla pancia, eppure di tanto in tanto Zayn non si sentiva soddisfatto.
Liam guardava il suo professore dipingere e leggeva lo sconcerto del suo sguardo, mischiato alla consapevolezza che quel lavoro non stava uscendo come voleva. Era un uomo ostinato, lo aveva capito durante le lezioni, quando spiegava la sua rabbia nel momento in cui si rendeva conto che i suoi quadri non venivano come lui se li immaginava. Non ci volle molto a Liam per capire che stava succedendo proprio quello in quell'esatto momento.
Non sapeva come comportarsi. Forse era per la sua posizione, o magari perchè la luce non era delle migliori. Liam non sapeva se doveva dire qualcosa per aiutare il suo insegnante, apparentemente intrappolato in uno stato di trance; aveva smesso di disegnare da dieci minuti, di tanto in tanto chiudeva gli occhi, altre volte lo fissava semplicemente, assorto.
Stava per dire qualcosa, quando il professor Malik gli si fece vicino. Di nuovo l'odore impertinente della nicotina, di nuovo quello del dopobarba.
Delle mani cominciarono a guidarlo. La testa un po' più a lato, una carezza ai capelli per sistemarli. Zayn sospirò e scosse il capo. Si tolse distrattamente il kimono, appoggiandolo sopra al banco di una postazione, e poi si voltò nuovamente verso Liam che sentiva le dita del maggiore ovunque e continuava a desiderarle su di sé con prepotenza. Poi ancora una carezza sulla schiena per spingerlo a tenere una postura più elegante, e ancora una carezza dietro il collo. Tutto quel toccarsi era un continuo sentirsi scuotere e tempestare di brividi che solcavano le curve del suo corpo e le scanalature nei lombi. Si sentiva percuotere, il cuore batteva come un pazzo nel suo cuore, minacciando di salire in gola nel momento in cui sarebbe stato costretto a scappare.
E infine la reazione più naturale e che aveva temuto venne; Zayn non l'aveva prevista, come non aveva previsto che avrebbe provato un piacere così forte.
Il membro di Liam s'indurì impercettibilmente tra le cosce tornite. Lo sentì crescere e ingrossarsi, mentre le guance si arrossavano per la vergogna e l'imbarazzo. Era normale, ma il momento era inopportuno e Zayn lo stava guardando con una bramosia inesplicabile, con occhi languidi e di un castano talmente intenso e scuro per il desiderio che Liam non avrebbe saputo descrivere.
«M-mi scusi...» sussurrò, vergognandosi come un ladro, ma non muovendo un centimetro per nascondersi. «È solo che... Passerà, professore. Mi dia giusto il tempo.»
Dal canto suo, il maggiore non riusciva a smettere di guardare il piacere di Liam svettare contro la sua pancia. Si sentiva vulnerabile in quel momento, consapevole che il medesimo bisogno si stava facendo vivo anche dentro di lui e anche fuori.
«Mi scusi, davvero... Sono davvero... Davvero mortificato! Lei è un bell'uomo, quindi...»
Avrebbe potuto allontanarsi e dare a quel ragazzo la possibilità di controllarsi, avrebbe potuto consigliargli di andare in bagno e risolvere quell'inconveniente di ammirevoli dimensioni, ma non lo fece, contro ogni norma e regola. Non lo lasciò andare. I loro corpi avevano qualcosa in comune in quel momento che non andava gettato al vento.
Mani aperte sulle sue cosce e il buio della vista per una scossa improvvisa di piacere. Liam si sentì prendere da sotto le ginocchia, delle unghie piantate nella carne bianca, una stoffa leggera a contatto con la pelle del suo inguine. Era un ragazzino alle prese con un uomo che lo stava toccando contro ogni logica; un alunno e un professore alle prese con un fuoco che minaccia di bruciare un'intera casa. A riempirli era una passione cieca e ardente, pericolosa oltre che prepotente e maleducata, minacciosa con le sue lingue di un rosso sgargiante che li avvolgevano entrambi con possesso.
Liam si sentì spingere ancora, e poi il fiato di Zayn gli accarezzò il collo. I palmi delle mani corsero lenti lungo le gambe, dalle ginocchia ai fianchi e viceversa. La bocca del maggiore si strusciò sul petto e sulle clavicole del castano che pareva non riuscire a smettere di gemere e quasi non si rendeva conto di quello che stava accadendo e di dove fossero.
Poi un morso sul mento, uno sul labbro inferiore e Liam si sentì quasi mancare. Le mani sui suoi fianchi erano strette, mentre una bocca calda e umida prese a baciarlo con irruenza, la lingua farsi largo tra quei suoi petali rosei per accarezzare il palato e i denti freddi. Le dita di Liam si mossero lentamente dal suo stesso corpo ai morbidi capelli del professore, stringendoli e costringendo quest'ultimo ad avvicinarsi di più, così da poterlo sentire più contro il suo corpo.
Il membro di Zayn era coperto dai pantaloni neri stretti come una seconda pelle, ma Liam lo sentiva distintamente, vigoroso, e lo sentiva vibrare, percepiva i movimenti e delle pulsazioni irregolari contro il suo inguine. Tutto quello lo stava facendo impazzire e si sentì combattuto tra il prendere l'iniziativa o attendere che fosse il Zayn a dettare legge. Nel frattempo, il bacio si fece più confuso e sconclusionato, incontrollabile per quel piacere che li stringeva gelosamente in una morsa soffocante; le loro lingue intrecciate e le loro labbra si staccavano con schiocchi violenti, provando un piacere immenso nell'udire quel rumore forte e prepotente prima di ricominciare a toccarsi con bramosia.
Non c'erano parole, solo ansiti e gemiti soffocati per non fare troppo rumore.
Le dita si fecero più curiose per il professor Malik, che dai fianchi del minore corsero fino alle natiche tonde e gelide per il contatto con il legno.
«Senti freddo?» sussurrò sulle labbra di Liam, stringendo avidamente le falangi in quella carne tenera per poi riprendere a baciarlo con le sue labbra umide, succhiando la lingua del minore per farlo eccitare di più. Era un gioco di piacere, un modo subdolo per attizzare il loro fuoco che sembrava impaziente di raggiungere il culmine e toccare il cielo notturno. Tutto sembrava perfetto in quel momento. Non erano alunno e professore, non erano due persone con un'eccessiva differenza di età. Erano due uomini, schiavi degli impulsi, allacciati uno all'altro per ottenere di più.
Liam scosse il capo impercettibilmente. La bocca di Zayn scese con lentezza sul mento di quel viso tondo e con un accenno di barba castana. Lo morse, all'inizio quasi teneramente, poi scese ancora per diventare ancora più avido su quel collo lungo, caldo, umido per il sudore. Passò la lingua tra i tendini distesi, succhiò il pomo d'Adamo che spiccava tra le vene bluastre sottopelle, poi con il pollice accarezzò il neo castano, una macchiolina apparentemente innocua ma che in quella pelle non poteva che essere un punto erogeno in quel corpo così curato.
Il bacino del minore si mosse in cerca di una frizione, che dolorosamente trovò nei pantaloni ruvidi di Zayn. Si sentiva accecato, nonostante la lucidità che lo abbandonava a sprazzi. L'erezione nei pantaloni del professor Malik sussultò sentendo quella nuda del castano che ancora guardava il soffitto, chiudendo di tanto gli occhi per il piacere di una bocca nuova sul petto.
Un'altra frizione. Un altro gemito.
«Non agitarti, Liam.» disse, stringendo di più la mano sul fianco nudo del minore.
Nell'udire il suo nome uscire dalla bocca rosea del suo insegnante, la sua pancia si rivoltò. Era così bello e appagante che «Lo dica di nuovo, la prego.»
La bocca di Zayn era impegnata a mordere ostinatamente le areole scure, perciò non lo fece. Non disse il suo nome. Con una mano toccava la pancia di Liam, con l'altra sfregava il palmo sulla coscia, per poi stringerla in una morsa di possesso e desiderio.
«La prego, dica il mio nome.» gemette con più decisione Liam, mentre Zayn scendeva a mordere la pelle sopra le costole.
Era tutto così caldo in quella stanza, e i loro fiati non facevano altro che alimentare quell'aria opprimente e carica di elettricità. C'era il silenzio più totale, di tanto in tanto udivano qualche studente camminare nei corridoi e ridere sguaiatamente, ma loro non se ne curavano. Erano impegnati ad ansimare e a mordersi la bocca con ostinazione per impedire che rumori troppo forti destassero sospetti, ma erano anche impegnati a godere di quella situazione strana, privata e appagante che li stava travolgendo come un'onda.
«Lo dica!» ordinò in fine Liam, stupendosi se stesso e della sua voce improvvisamente sicura.
Un morso sulla pancia e ancora silenzio. Il minore mugugnò, frustrato, per poi udire un gemito e il suo nome sussurrato sulla pelle. «Calmati, Liam.»
Sentì un altro brivido scorrergli lungo tutta la schiena e morire alla base del collo molto lentamente, lasciandogli l'amarezza nel palato e il piacere nella bocca. E ancora Liam, Liam, Liam, come una nenia confusa.
Con uno schiocco umido, Zayn lasciò un piccolo segno rosso sulla pelle di uno degli ilei, mentre entrambe le mani si posavano sulle ginocchia del maggiore, stringendole. Gli aprì le gambe di più, quasi oscenamente, e Liam istintivamente portò la schiena un po' più indietro, una mano sulla sedia, l'altra ad accarezzare il proprio inguine nudo e con della peluria leggera e ispida. Si toccava perchè non osava toccare il suo insegnante più del dovuto, temeva che si sarebbe arrabbiato e lo avrebbe lasciato lì, nudo come un verme insoddisfatto. Perciò toccava se stesso, sperando di attirare l'attenzione del professor Malik, che lappata dopo lappata arrivò a baciargli il pube e a succhiare la pelle dell'interno coscia.
Liam era convinto di sognare. Fino a quel momento, durante le sue fantasie era lui stesso a provare piacere nel succhiare l'erezione del maggiore mentre sedeva sulla sua poltrona, i pantaloni calati alle caviglie, e una mano ad accartocciare i fogli nella cattedra. Ma in quella realtà, era Zayn che con la punta della lingua stava tracciando accuratamente l'intera lunghezza del membro di Liam, il quel fremeva dispettosamente per impedire al suo bacino di spingere dentro alla bocca calda e bagnata del suo insegnante. Stava giocando con lui e con la pelle tesa sotto al glande, lasciando tracce umide di saliva, accarezzandogli a mani aperte le cosce divaricate, mordendo la carne sensibile della pancia, posando baci più delicati nei testicoli. L'unica cosa di cui sentiva davvero il bisogno era di un orgasmo, il secondo di quella mattinata, ma quello di cui sentiva un vero bisogno.
Quando il calore lo avvolse, si sentì come se quel momento valesse l'attesa. Zayn succhiava il glande, roteava la lingua mentre scendeva fino alla base; e lo faceva lentamente, tanto da fare impazzire Liam. Questo strinse i glutei e fece leva sulle braccia per poter dare delle spinte decise nella bocca del maggiore, che però prontamente lo prese per i fianchi e lo costrinse sullo sgabello, mettendo bene in chiaro chi fosse il dominatore e chi il sottomesso.
E Liam si sentiva terribilmente sottomesso, ma non gli dispiaceva affatto. Si godeva quelle attenzioni, nonostante il desiderio di avere di più e l'impossibilità di averlo. Si godeva la ruvidezza della lingua di Zayn sul suo glande, il rumore umido delle labbra che si strusciavano sulla cute arrossata, le dita affusolate sulla pelle più raggrinzita dei testicoli. Si godeva tutto, a occhi chiusi, le mani ancora sulla sedia e un desiderio invadente e maleducato di stringere i capelli neri e setosi del maggiore per spingerlo ancora più a fondo, così da sentirsi pienamente appagato.
Dai fianchi, le mani corsero nuovamente alle ginocchia, per poi tornare alle cosce, infine ai glutei chiari e morbidi di Liam. Zayn li strinse, li accarezzò, per poi scivolare nella mezzaluna che le separava, passandovi l'indice. Il minore gemette più forte e spalancò gli occhi per vedere il viso di Zayn affondare un'altra volta sul suo membro. Gli accarezzò i capelli, passandovi le dita.
Si sentiva sul punto di esplodere, più Zayn andava a fondo, più avrebbe voluto cedersi completamente all'orgasmo. Era come se fosse in paradiso. Arricciò le dita nude dei piedi, piegò le ginocchia e inarcò la schiena, ma pochi attimi prima del culmine Zayn tolse le sue splendide labbra rosse, lucide e tumefatte da quel membro gonfio e duro oltre il normale.
Liam era sul punto di imprecare, ma «Mettiti con la schiena sulla cattedra.» ordinò Zayn, alzandosi da terra e togliendosi la canottiera nera, lasciandola nello stesso posto in cui giaceva il kimono nero e dalla stoffa leggera.
Gli occhi del minore erano incastrati in quel corpo tonico, asciutto, da cui poteva vedere le costole sotto la pelle. Il braccio segnato da una moltitudine di disegni era niente in confronto al tatuaggio delle ali e le labbra al centro del petto. Lo aveva visto da lontano – Liam – e aveva bramato di poterlo ammirare, proprio come stava facendo in quel momento, mentre si alzava dallo sgabello, con le gambe incerte e provate per le sensazioni più intense.
Prima di andare verso la cattedra, Liam si avvicinò a Zayn per carpire un po' del contatto di cui aveva ancora bisogno. Non bramosia, ma di un abbraccio, di un bacio dato a sangue caldo e con il cuore aperto. Era stupido, Liam non amava il suo insegnante ma ne era semplicemente attratto, eppure percepiva la necessità di sentire due braccia allacciate alla schiena, di labbra amorevoli che curassero le proprie, di un viso affabile e di una carezza più dolce. Perciò si avvicinò a Zayn e con una mano aperta gli toccò dolcemente il collo, passando il palmo sulla nuca, dietro i capelli neri e ispidi. Delle dita gli toccarono la schiena, la sensazione di polpastrelli sudati sul solco della spina dorsale lo fece rabbrividire. Si baciarono con più tenerezza, le labbra incastrate perfettamente l'una sull'altra, gli occhi umidi e dilatati serrati; morsi senza denti, le lingue a scherzare senza malizia giocando a nascondino dietro gli incisivi. Si fecero più vicini, le pelli delle loro pance a stretto contatto e un calore diretto della carne li avvolse, ma senza stringerli troppo. Erano immersi in un'aura di illusione, come se si amassero e provassero l'uno per l'altro qualcosa più di una semplice attrazione.
Ma durò un attimo, giusto il tempo di quel bacio lento, voluto da entrambi. Durò il tempo di un bacio che valeva più del sesso orale. Condivisero, in quell'assaggiarsi di labbra, i loro sapori, i loro umori e i loro timori, le sensazioni che si celavano dentro i loro cuori, un bisogno più grande della semplice passione.
Poi la magia si spezzò.
Zayn guardò con i suoi grandi occhi castani Liam camminare silenziosamente verso la cattedra e sedervisi sopra. Si fissarono, poi Liam si stese sulla cattedra mettendosi in mostra proprio come gli era stato chiesto. Le gambe toniche penzolavano, le braccia erano stese sulla superficie di legno, mentre l'erezione svettava più poderosa di prima, proprio come l'aveva lasciata: insoddisfatta, dura, gonfia e rossa.
Si slacciò i pantaloni mentre raggiungeva Liam, nudo e pronto alle sue mani, esposto. Si slacciò i pantaloni e non fece altro, lasciò che la cinghia tintinnasse e pendesse dai passanti dei jeans. Per prima cosa, accarezzò i polpacci del minore, per poi risalire fino alle ginocchia e poi alle cosce. Si sporse per poter baciare di nuovo quella pancia morbida.
«Mi prenderò cura di te, Liam.» sussurrò semplicemente, e poi tornò con le mani alle ginocchia del minore, spingendo le gambe aperte verso il petto di quest'ultimo.
Il castano gemette, ma lo aiutò tenendo i palmi sulle rotule. Ansimò più forte quando una lingua bagnata inumidì l'anello di muscoli del suo orifizio. Istintivamente, la sua schiena si inarcò, una sensazione di piacere si diradò su tutto il corpo.
Mentre Liam si teneva saldamente le gambe al petto, Zayn allargò le natiche del minore per fare in modo che la sua lingua si facesse largo dentro a quel corpo caldo e magnetico. Amava i preliminari perché era la preparazione a un passo più grande, amava gli ansiti di coloro che si lasciavano toccare, e amava gli ansiti di Liam e li trovava carichi di un'aspettativa che nessuno dei suoi amanti aveva mai posseduto. Era come se lui non volesse altro che Zayn, e si sentiva desiderato, voluto, apprezzato. Si sentiva l'oggetto del desiderio.
Le mani del minore si strinsero su alcuni fogli della cattedra quando una falange si fece spazio, arricciandosi dentro al suo corpo. Provava dolore, ma allo stesso tempo un piacere così folgorante da non riuscire smettere di gemere sommessamente.
Al secondo dito, i suoi nervi si tesero ancora di più. Il collo di Liam si irrigidì, ma si lasciò coccolare dalla lingua di Zayn che posava baci leggeri sulle natiche, sulle gambe, sugli ilei. Era una vista incantevole, ed era una sensazione meravigliosa simile a quella del sentirsi amati da qualcuno. Quelle erano piccole gentilezze che il minore apprezzava con piacere. Di tanto in tanto si sporgeva per poter vedere la bocca morbida come una pesca sfiorargli la pelle, e ne rimaneva meravigliato perché lo faceva stare bene, più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
In fine, un terzo dito. Fu il più doloroso, ma allo stesso tempo lo fece sentire pronto a Zayn. Era bagnato e dilatato abbastanza da poterlo finalmente accogliere tra le sue gambe, proprio come desiderava, ma anche come non aveva mai osato immaginare.
Non avrebbe mai giurato che tutto sarebbe successo veramente; si era sempre detto che avrebbe lasciato il piatto principale per quando sarebbe accaduto, e Liam era steso su quella cattedra, completamente nudo, preparato a fare l'amore con quell'uomo adulto, che nonostante fossero dentro a mura scolastiche non era più il suo professore, ma un uomo stupendo che aveva sognato e che lo stava amando con il corpo e, forse, anche un po' con l'anima.
«Te la senti, Liam?»
Il silenzio venne squarciato da quella frase e dalla campanella che segnava la fine delle lezioni. Di lì a poco la scuola sarebbe stata deserta, fatta eccezione per l'inserviente che solitamente faceva le pulizie ascoltando la musica a volume assordante.
Nei corridoi regnò il caos. Rumori di armadietti che sbattevano con forza, conversazioni urlate, ordini di mantenere la calma non ascoltati. E in tutto quel baccano, Liam strinse il mento di Zayn tra il pollice e l'indice e lo costrinse a chinarsi su di lui, così da poterlo baciare lentamente, con solo le labbra e poca lingua, giusto per condividere i loro sapori un'altra volta. «Me la sento dal giorno in cui ti ho visto la prima volta.»
Zayn rise, prima di baciare il collo di Liam e aprirgli di più le gambe. Si abbassò i pantaloni insieme ai boxer fino alle cosce. Si toccò l'erezione calda, strofinando il glande sensibile e bagnato con il pollice. Liam, che non si perse nemmeno un attimo di quel momento, si alzò a sedere per poter stringere la mano di Zayn e portare il pollice alla sua bocca, strofinando il polpastrello sulla lingua e gustare il sapore salato dell'uomo di cui aveva bramato il corpo per così tanto tempo. Il dito venne sostituito dalla bocca di Zayn, che nuovamente lo baciò, prima di spingerlo a stendersi sulla cattedra, pronto a lasciarsi possedere.
Fu doloroso. Liam dovette tapparsi la bocca per non imprecare. Zayn si faceva largo dentro di lui con stoccate decise e lente. Cercava di alleviargli il dolore stringendogli le mani che giacevano sopra alle ginocchia. Spingeva, entrava, usciva e spingeva di nuovo. Talvolta si fermava e gli baciava la pelle delle gambe, o si abbassava sul petto, poi ricominciava.
Il dolore se ne andò poco dopo, lasciando un piacere che cresceva all'altezza dei lombi. Una sensazione di appagamento che andava be oltre il normale orgasmo. Qualcosa di prepotente e incontrollabile. Smise di coprirsi la bocca quando si rese conto che l'unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era potersi toccare, davanti agli occhi di Zayn che lo osservavano con un'attenzione e una dedizione insolita per due uomini che decidono di cimentarsi in un rapporto occasionale come il sesso. Liam non si era mai sentito guardato come stava facendo Zayn in quel momento; eppure non aveva mai ricevuto occhiate eloquenti, sguardi che potessero fargli pensare a un'attrazione reciproca, nulla che potesse alimentare le sue speranze.
Quando con la mano si sfiorò il membro, sentì tutto più amplificato. Era sensibile, la pelle arrossata, ma si sentiva eccitato più di quanto non lo fosse stato poco prima, quando il maggiore gli aveva dato piacere con la sua bocca.
Si toccò con insistenza, non curandosi di nulla che non fosse il proprio piacere e gli occhi accesi e maliziosi di Zayn, con quel castano carico che sembrava mogano quando il sole gli illuminava le iridi. Non distolse lo sguardo da lui nemmeno per un attimo. Erano due calamite, due poli che si attraevano insistentemente.
Quando venne, Zayn rimase ammaliato da quel corpo teso come una corda di violino. Lo guardava gemere, mentre aumentava le spinte così da poter raggiungere il nirvana assieme a lui, un'opera d'arte che probabilmente non sarebbe stato mai in grado di dipingere sulla tela nemmeno con ore e ore di pratica e tentativi. Liam era di una bellezza estasiante, e non parlava solo del guscio di carne e sangue che proteggeva l'anima. Aveva toccato parti di lui esteriormente, ma era arrivato ad accarezzare più a fondo, dentro, e aveva pizzicato e suonato la sua essenza, e sapeva perfettamente cosa fare con il suo dipinto.
L'orgasmo lo travolse, cogliendolo impreparato. Spinse ancora nel corpo di Liam per godere di ogni attimo, fino all'ultimo, per poi accarezzare le cosce chiare e uscire da lui com'era entrato: con delicatezza e gentilezza.
Rimasero in silenzio a lungo.
Si guardavano, due sorrisi incerti dipinti sulle labbra, una sensazione di inspiegabile felicità nella bocca dello stomaco. Non c'era pentimento, né preoccupazione.
Liam si alzò a sedere di nuovo, un dolore e un fastidio alle cosce e allo sfintere. Accarezzò la guancia del maggiore e «Sarà il nostro segreto, professor Malik.» sussurrò, per poi rimettersi in posa sullo sgabello, pronto a farsi ritrarre.
Zayn non ebbe nemmeno più bisogno di guardarlo per disegnare la sua figura. Oltre ogni logica, conosceva quel viso a memoria.


*


Tre mesi dopo

«Quest'anno finirò la scuola.»
Liam stava mescolando la sua cioccolata calda da quasi venti minuti, senza mai distogliere lo sguardo dalla fantasia dipinta sul piattino. Sedeva comodamente su un divanetto di pelle sintetica nera, davanti a un tavolino e una televisione poco distante. Era una casa curata, quella del professor Malik; la frequentava così spesso che conosceva ogni bicchiere nella cristalleria.
«Mancano pochi mesi.» aggiunse, portando poi il cucchiaino alle labbra e assaggiando il sapore intenso della cioccolata. Era un afrodisiaco per lui, quel gusto dolce e leggermente più amaro sul palato. Lo amava.
Zayn sedeva poco lontano da lui e sfogliava un giornale. A differenza di Liam, non mescolava la sua cioccolata e lasciava che si raffreddasse da sola. Nel frattempo leggeva articoli poco interessanti, principalmente riguardanti a feste di paese finite male o disgrazie di altro genere. «Lo so.» rispose semplicemente, girando una pagina e cimentandosi nella lettura di un titolo che riguardava un furto di automobili.
Sentì distintamente il rumore di ceramica appoggiata su un tavolino e poi un «Potremo finalmente farci vedere insieme.» detto senza vergogna o esitazioni.
E come ogni volta, Zayn sbuffava. Quella conversazione sembrava far parte di una routine che non riusciva più a sostenere. Gli piaceva la compagnia di Liam, il suo studio dove dipingeva era pieno di quadri che ritraevano parti del suo corpo pitturate a olio o tempera; era la sua musa, ma anche un ragazzo forte e con una personalità che si distingueva da ogni altra nell'istituto in cui insegnava. Non c'era mai stato un alunno in grado di attrarlo al punto da chiedergli di fargli da modello, per poi fare l'amore con lui. O meglio, c'era stato, ma non c'era stato più alcun rapporto dopo.
Con Liam era stato diverso. Loro si stavano frequentando e cimentando in qualcosa che non poteva essere definita come relazione, nemmeno come amicizia. Si vedevano, in classe flirtavano, si incontravano di nascosto e facevano l'amore. Ma non camminavano mano nella mano, non uscivano a cena fuori, non si presentavano l'uno agli amici dell'altro.
La cosa sbagliata e realmente problematica era che il sentimento si era intrufolato tra loro quasi senza chiedere il permesso.
«Non possiamo. Se lo scoprono, mi cacceranno.»
Liam gli si fece più vicino, così da potergli accarezzare la gamba. «Lasceremo passare un po' di tempo.» insistette. Dopo un altro sbuffò, Zayn chiuse il giornale e lo ripose vicino alla sua cioccolata. «Non ho intenzione di rinunciare a te, okay? Non mi interessa se hai paura della tua stessa ombra o che ti possano licenziare perché stai con un ex studente. Fanculo! Quando uscirò da li non sapranno più nemmeno chi sono. Noi stiamo bene.» concluse, alzandosi dal divano per inginocchiarsi tra le gambe divaricate di Zayn, che guardava verso il pavimento con le mani intrecciate tra loro. Liam fece in modo che i loro occhi si incontrassero, alzando con un dito il viso del maggiore. «Noi stiamo bene, si?»
Dire che stavano bene, per Zayn era troppo poco. Se inizialmente, prima di fare l'amore con lui per la prima volta, dipingeva i quadri con il rosso più acceso, tre mesi dopo le sfumature erano diventate di arancioni più tenui e ocra più caldi, della stessa tonalità di un tramonto. C'era più della lussuria in cui aveva vissuto per molto tempo, più del semplice bisogno di sesso. Con Liam era tutto un baciarsi e fare l'amore e coccolarsi fino a tarda sera. Persino stargli vicino era un piacere. Talvolta si accoccolavano insieme sul divano con soltanto una coperta ad avvolgerli; guardavano la televisione così, insieme, accarezzandosi la nuda pelle delle gambe e dei fianchi, girandosi l'uno verso l'altro per potersi baciare meglio e con ardore.
Perciò «Noi stiamo più che bene.» confermò, abbassandosi verso Liam, prendendogli il viso tra le mani calde e fiorando le sue labbra secche con le proprie, sentendo il sapore di cioccolata e la sensazione di essere al sicuro.
La sensazione di essere felice, dopo tanto tempo.











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