Prologo parte I

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-Causa numero 123- dice il giudice Roswald, leggendo il foglio che gli porge il cancelliere –Lo stato contro James Emanuel Random-

-Avvocato Pisty alla difesa- si presenta il legale. È un uomo distinto, vestito con un paio di pantaloni lunghi e neri nonostante l'inizio ormai prossima dell'estate, una camicia di un bianco opaco coperta da una giacchetta beige e una cravatta a quadri. Pessimo accostamento a mio gusto, ma sembra pur sempre un noto imprenditore.

-Avvocato Boughter per lo stato- aggiunge mio padre, alzandosi in segno di rispetto. Su mio consiglio è vestito con un completo elegante nero lucente, stile attore di Holliwood, e cravatta bianca. Quando iniziano i processi mio padre cambia personalità, da gentile e premuroso genitore ad impavido e indifferente pubblico ministero. Va molto fiero del suo lavoro e così anch'io, non ha mai perso una causa e le condanne emanate dal giudice sono sempre quelle richieste da lui. Insomma è uno dei migliori avvocati di tutti gli Stati Uniti, anzi forse di tutto il globo.

-Come si dichiara l'imputato?- domanda il giudice sorridendo al signor Boughter. È probabile che sia più emozionato lui di avere in aula uno come mio padre che il contrario. Un paio di anni prima era anche successo che due magistrati avessero interrotto i processi a cui stavano assistendo per andare a salutarlo poiché era di passaggio. Insomma era una sorta di celebrità nel campo della giustizia e molti si chiedono perché non partecipi al concorso per diventare giudice. "Preferisco essere di aiuto allo Stato come procuratore" risponde lui ai curiosi.

-Non colpevole vostro onore-

Mi volto verso di lui, osservandolo. Guarda davanti a sé, concentrato e serio. Avrà all'incirca la mia età, sui sedici anni, sguardo spavaldo e fisico asciutto ma muscoloso. Sembra un nuotatore, un pallanuotista, o forse solo un ragazzo che va in palestra tre volte a settimana. I bicipiti si possono intravedere sotto la maglia, sportiva da tennista non proprio adatta al contesto, ma il resto del corpo è coperto dall'avvocato Pisty. Ha gli occhi verde chiaro tendente al grigio e i capelli corti, di un biondo cenere, le labbra a metà tra il carnoso e il sottile, in una sorta di forma intermedia. Il naso è minuto ma curato e un ciuffo ribelle che gli dondola davanti agli occhi fa quasi da cornice ad un viso delicato ma arrogante. Non lo definirei propriamente un figo, ma un bel ragazzo sì; e questo lo sa anche lui. Si guarda intorno, come se invece di essere implicato in un caso di omicidio, fosse in una discoteca a baccagliare ragazze vestite in minigonna e canottiera.

-Avvocato Boughter per cosa siete qui?-

-Vostro onore chiediamo che il ragazzo sia trattenuto in carcere- risponde mio padre.

-Ciò che chiede il signor Boughter è assolutamente inammissibile: l'imputato di cui stiamo parlando è un ragazzo di non ancora sedici anni, minorenne per la legge statunitense, quindi dovrebbe essere processato in un aula per minori, inoltre-

-L'imputato è sotto processo in un caso di omicidio e la legge americana prevede che per un'accusa così grave egli possa essere giudicato da un tribunale per adulti- lo interrompe il pubblico ministero in una sorta di batti e ribatti.

-Inoltre- riprende l'avvocato Pisty senza badare alle parole di mio papà –Egli non è di famiglia illustre, senza padre e con la madre alcolizzata che non si cura di lui, non ha alcuna possibilità di uscire dal territorio americano-

-James Random non avrà disponibilità finanziarie proprie, ma ha molte conoscenze che lo possono aiutare, garantendogli almeno un nascondiglio, benché nel territorio statunitense-

-Quali sarebbero queste "conoscenze" avvocato?- domanda il giudice, guardando mio padre con disinvoltura e con una frenetica curiosità.

-Egli fa parte di una nota banda delle zone orientali di New York, che si fanno chiamare Dishfoot, che hanno ramificazione anche a Los Angeles, Boston e Chicago, per non parlare del Messico-

-Questa speculazione è la più falsa che abbia sentito: il mio assistito non ha né tatuaggi né altri segni particolari che lo leghino ad una data "banda"-

-Proprio perché non ne ha bisogno, anzi è vietato dalle loro regole. Per farsi riconoscere non hanno bisogno di impronte sul proprio corpo: tutti coloro che ne fanno parte hanno la stessa pelle olivastra, stessi occhi verdi e stessi capelli biondi. Quando si incontrano tra di loro sbattono leggermente l'occhio destro, per vedere se il ragazzo che hanno davanti non è un semplice passante-

-Vostro onore, la popolazione statunitense è piena di ragazzi biondi e con gli occhi verdi; non può davvero credere che esisti una banda formata da individui che hanno le stesse caratteristiche-

-Mi duole ammettere, signor Boughter, che la sua tesi è abbastanza scadente. Se anche esistesse una compagnia criminale come lei l'ha descritta, stento a credere che non abbiano riconoscimenti visibili sul proprio corpo. Quindi la sua richiesta che l'imputato resti in prigione è respinta- proclama solennemente, sbattendo il martello come nei film.

-Signor Random consegni il suo passaporto alla Polizia e rimanga disponibile per il processo. Ci vediamo tra una settimana per l'inizio dell'udienza.- si alza salutando i due avvocati, soffermandosi di più su mio padre, ed esce in modo composto.

Vedo mio papà guardare il signor Pirty con odio, rancore: era la prima volta che non riusciva nel suo intento e anche se il processo non era ancora iniziato era terrorizzato dall'idea di perdere la sua prima causa.

-Pa'- dico solo abbracciandolo con lo sguardo.

-Devo ristudiarmi tutto il caso- mormora solo, senza guardarmi in faccia.

Vedo l'imputato superarlo, poi ripensarci e avvicinarsi a noi –Hai una bella figlia, avvocato, tienila d'occhio, potrebbe succederle qualcosa di brutto-

-E' una minaccia?- risponde mio padre, guardandolo come se fosse un insignificante scarafaggio.

-No, solo un' affermazione. Ci sono poche ragazze carine come la sua, potrebbe essere oggetto del desiderio di qualche uomo con cattive intenzioni-

Malgrado la minaccia sottintesa, non potei fare a meno di arrossire. Era una delle prime volte che qualcuno mi dipingeva così.

Non sono come quelle che sostengono di essere brutte, di non avere forme, solo per essere smentite. Non mi giudico così, certo so di non essere uno splendore, ma non sono neanche così male. Diciamo mediocre, almeno che il mio specchio a casa non menta e io in verità sia simile ad una mummia.

Avvolgo le mani nei miei capelli rossicci, per cercare di non far vedere il mio imbarazzo. Lui mi guarda, soffermandosi maggiormente non sul seno, cosa che mi sarei aspettata e che mi da altamente fastidio, ma sulla mia bocca.

Io lo fisso senza abbassare lo sguardo, con ribrezzo. Osservo i suo occhi: sono davvero stupendi, con varie sfumature. Sembra il colore dell'acqua del mare, in profondità. Mi fa pensare a ciò che vorrei, ma che non posso avere: come il sole stenta ad arrivare negli abissi marini, così per me la felicità resta lontana, a distanza di sicurezza, come se avesse paura di ciò che le potrei causare. Dicono sempre di non dispiacermi perché c'è gente che ha problemi più gravi dei miei, che prima o poi la fortuna bacerà anche me, qualcuno arriverà e mi porterà via, tra le sue braccia. Io lo aspetto da tempo. La speranza è l'ultima a morire, ma ciò vuol dire che prima è già morto tutto. E allora perché sperare?

Non sembra essere in soggezione, ricambia il mio sguardo, senza degnare mio padre di una sola occhiata. È concentrato su di me: non ne capisco il motivo e per questo mi volto, distruggendo quel collegamento strano che sembrava unirci.





BUONGIORNO POPOLO DI WATTPAD. QUESTA E' LA MIA PRIMA STORIA CHE PUBBLICO SU QUESTO SITO (NONOSTANTE NE ABBIA GIA' SCRITTE UN PAIO) E SPERO CHE SIA DI VOSTRO GRADIMENTO. HO DECISO DI DIVIDEREE I CAPOLI IN DUE PARTI POICHE' LI SCRIVO ABBASTANZA LUNGHI E VORREI CHE LA STORIA SCORRESSE ABBASTANZA VELOCEMENTE. FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE.


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