Dolore,vita e libertà.

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Quella mattina a Londra soffiava un vento leggero,che faceva sollevare le foglie, i capelli delle ragazze, faceva rabbrividire  i passanti.
Quella mattina a Londra c'erano persone che si trovavano in fila ad un semaforo rosso,chi sbuffava, chi fumava una sigaretta,chi ne approfittava per usare il cellulare.
Quella mattina a Londra c'erano mamme che portavano i figli a scuola, campanelle che suonavano facendo eco nell'aria,persone che inciampavano, chi  si accingeva a fare  colazione,chi aspettava qualcuno,chi rideva, chi piangeva, chi pensava, chi si stiracchiava, chi cantava, chi sognava, chi si baciava, chi si abbracciava, chi si stringeva nelle proprie felpe.
Quella mattina a Londra c'erano uccelli che svolazzavano liberamente , zanzare pronte a cibarsi con il sangue di qualcuno, cani che facevano da guardia ,chi cercava un padrone, chi aspettava la propria ricompensa.
Quella mattina a Londra c'erano persone che facevano la fila negli ospedali, chi si trovava in sala, chi sotto esami, chi affollava la stanza, chi si strofinava ripetutamente le mani sbattendo i piedi per terra.
Ma in quel caso solo uno faceva questo, e solo a guardarlo, ti saliva l'ansia.
Era un ragazzo sui 18 anni,alto,magro,con capelli ricci e un sorriso che bastava guardarlo per sciogliersi completamente.
Quella mattina, a Londra, in una sala d'attesa e con il cuore a mille, si trovava Harry Edward Styles, la persona più chiusa e sensibile di tutto l'intero mondo.
Harry aveva paure e occhi spenti, ingoiava ripetutamente aumentando il ritmo dei movimenti delle sue gambe e ogni tanto si guardava intorno, cercando qualcuno o qualcosa, abbassando gli occhi quando non trovava nessuno.

"Harry Edward Styles?"

Quando una dottoressa vestita di verde,con i capelli raccolti e una cartella in mano gli si presentò davanti chiamando il suo nome, Harry scattò in piedi e annuì,seguendola con il cuore in gola.
Harry sapeva che quello che sarebbe successo da li a poco, avrebbe cambiato il suo futuro.

"Siediti perfavore."
E così fece, Harry, si sedette sul lettino bianco e iniziò a tremare,la paura si leggeva nei suoi occhi e le labbra sì curvavano in modi strani.
"Mi dispiace così tanto, Harry."
"Può semplicemente andare al punto? Mi dica quello che mi deve dire,ormai lo so,ho solo bisogno di una conferma."
Harry aveva aperto bocca,la sua voce inizialmente lasciava le sue labbra quasi come un sussurro, poi pian piano si stabilizzó, era roca, profonda, tremante.
"Hai un'aneurisma cerebrale da un mese,Harry."
"Lo so, dottoressa Colin."
"Il motivo per cui sei qui, è perché hai un'emorragia interna già attiva,questo significa che.."
"Che sto per morire, dottoressa Colin?"
A quel punto la dottoressa portó le sue mani tremanti sulla bocca,e strinse gli occhi per evitare di far scendere le lacrime. Era così strano e insensato per lei morire, soprattutto quando si ha 18 anni e una vita davanti. Lei aveva perso un figlio, e ogni cosa di questo paziente gli ricordava lui.
"Harry.."
"Quanto mi resta?"
"Io n-non lo so"
"Dottoressa,mi dica quanto mi resta!"
Harry si alzó di scatto, aumentando il tono della sua voce, portando le mani lungo il corpo,trasformandole in pugni tremanti.
"Harry non pos-"
"Dottoressa,ha le mie analisi in mano. Mi dica quanto mi resta e finiamola qui."
"Varia da due ore a un giorno, Harry."
Sputó, tutto d'un fiato.
Harry sgranó gli occhi ed ebbe come la sensazione che tutto intorno a lui stesse girando,non poteva rimanergli così poco,non era pronto a tutto questo.
"M-ma ho c-così tante cosa da f-fare"
Le lacrime avevano avuto la meglio su Harry,che aveva iniziato ad affogare le sue urla in pianti amari.
La dottoressa si avvicinó a lui,con gli occhi pieni di lacrime,e gli accarezzó il braccio,come per rassicurarlo.
Il riccio si spostó immediatamente,si alzó in piedi e si diresse verso la porta, iniziando a correre lungo il corridoio.
"Harry,Harry dobbiamo ricoverarti!"
Urló la dottoressa,cercando di raggiungere il paziente.
"Non passerò le mie ultime ore in ospedale dottoressa Colin!"
Ringhió Harry,con il fiatone,senza fermarsi dalla sua corsa.
"Puoi semplicemente fermarti Harry,troveremo un modo!"
E lì Harry si fermó,si giró con aria convinta verso la dottoressa e la guardò dritta negli occhi.
"Ho tante cose da fare,se devo morire,voglio farlo tra le braccia del ragazzo che amo."
A quelle parole sia Harry che la dottoressa si portarono una mano sul cuore,in sintonia,provando strane emozioni.
"Ma Harry.."
"Devo riprendere in mano quel che mi resta della mia vita,devo fare tante cose,devo vedere delle persone,abbracciarle,devo respirare l'aria di Londra per l'ultima volta,devo vedere gli uccelli che volano,devo sentire l'eco delle strade,devo.. Devo andare da lui e dirgli che lo amo,come non ho mai amato nessuno."
Harry cadde in ginocchio e inizió a piangere più forte di quanto avesse mai immaginato di poter fare, con il cuore pieno di dolore e la testa che gli pulsava tremendamente tanto.
"Potresti non farcela Harry.."
"Dottoressa,se suo figlio avesse avuto la mia età,e si fosse trovato in questa situazione, avreste voluto vederlo felice? Avreste voluto che lui venisse ad abbracciarvi? Avreste voluto vederlo sorridere,davvero? O lo avreste rinchiuso in una stanza,abbandonandolo ormai alla morte?"
A quelle parole così sincere di Harry,la donna restò immobile, mentre immagini e ricordi le passavano nella mente, senza accorgersi così che il ragazzo le aveva dato le spalle ed era già andato via.
Senza pensarci due volte,corse dietro di lui,e appena scorse una chioma riccia tra le persone,urlò ripetutamente il suo nome.
Lui si giró, incontrando i loro occhi.
"Harry,verró con te. Prendiamo la mia macchina,ma promettimi che dopo aver fatto tutto,verrai in ospedale con me.Vabene?"
Il ragazzo sorrise e si gettó tra le braccia della dottoressa, che lo strinse a se, come una mamma stringe un figlio.

120 minuti.[LS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora