Capitolo 11

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Da quando avevo incontrato Nove di persona e parlato a tu per tu con lui Adam aveva iniziato a comportarsi in un modo davvero strano. Non lo avevo mai visto così. Era bizzarro, aveva sbalzi d'umore impressionanti che variavano a seconda del momento della giornata.
A casa cercava in tutti i modi di evitarmi, a scuola aveva iniziato a starmi appiccicato; cominciavo davvero a pensare che volesse difendermi da qualcosa. Era diventato troppo distaccato, ma contemporaneamente troppo protettivo.
Nemmeno quando stavo assieme ad Aurora e cercavo di parlare con lei mi mollava. Per questo motivo non avevo nemmeno la libertà di raccontarle ciò che era accaduto giorni prima con Nove. Continuavo inesorabilmente a rimandare il discorso tra di noi a data da destinarsi, così decisi a sangue freddo di chiederle se una sera di quelle avrei potuto dormire da lei. Tutto questo mentre Adam faceva la parte della mia guardia del corpo e ascoltava silenzioso. Sempre presente, dietro di noi, in allerta, ma muto.
Non avrebbe potuto opporsi.
<< Ma certo Alice. >> rispose lei facendomi cenno con la testa verso Adam, come se avesse voluto farmi capire che aveva afferrato che vi era una situazione di tensione tra me e lui, per via di ciò che stava succedendo ultimamente.
<< Quando ti va di trovarci? >>
<< Per me è uguale. Dammi la data che vuoi. Tanto sono sicura che mum mi lascerà. >>
Mum; la chiamavo così ormai, era come se io fossi diventata una figlia per loro, anche se così poco tempo era trascorso. Ma nonostante ciò ella non andava a sostituire la mia vera mamma, come d'altronde dad non avrebbe mai sostituito il mio vero papà. Riuscivo comunque ogni giorno, nonostante la mastodontica quantità di impegni che avevo, a trovare un po' di spazio, un angolino di giornata da spendere per loro, la mia vera famiglia, quella che abitava in Italia, a Milano. E ciò mi rendeva davvero una figlia orgogliosa.
<< Facciamo domani, allora? >>
<< E che domani sia! >>
<< Perfetto! Non vedo l'ora! Ora però devo andare a pranzo e poi devo riordinare la mia camera, sennò la mia famiglia americana mi terrà in punizione! >>
Rise. Era consapevole che non l'avrebbero mai sgridata, per questo ironizzava su di loro.
<< Ciao Aurora, grazie mille! Ci vediamo domani! >>
<< A domani, Alice! >>

Io e Adam eravamo rimasti soli, dovevamo avviarci verso casa. Perciò iniziai a camminare, ma lui mi prese per un braccio e mi diede un leggero strattone.
<< Ma ti sembra il caso di auto invitarti a casa della tua amica? >>
Ero rimasta visibilmente colpita dal tono quasi rabbioso che aveva utilizzato.
<< Hey senti, ora non ho proprio voglia di discutere, Adam. >>
<<Discutere... Sciocchezze. Ho solo fatto un'osservazione. Non serve che tu te la prenda così tanto per così poco. >>
<< No, quello che qua se la prende per niente sei tu. >> feci una pausa, respirai; <<Non capisco perché tu sia diventato... Questo. In così poco tempo. >>
<< Diventato cosa? >>
<< Così protettivo. Troppo, davvero troppo. >>
<< È per il tuo bene, Alice. >>
<< Voglio solo un po' di pace, per favore. Lasciami passare una serata tranquilla con la mia amica. >>
Si voltò e fissò terra per un attimo; poi si girò verso me e mi guardò come per farmi capire che l'avevo appena ferito. Ma non ferito superficialmente. Profondamente.
E stava lì, immobile e inerme, come un soldato morente che sta per pronunciare le sue ultime parole mentre il sangue zampilla copiosamente dalla fatidica ferita.
<< E così tu pensi che io sia un peso... Non è così? >>
Aveva gli occhi lucidi mentre mi parlava.
<< No, Adam... Non intendevo farti intendere ciò... >>
<< Lasciami stare! E vattene con la tua amica. Io ora vado a casa, e tu ci andrai senza di me. >>
Iniziò il suo cammino con passo sostenuto, quasi esasperato, fino a scomparire tra i palazzi grigi.
Non capivo perché non avesse voluto ascoltare le mie ragioni. Non capivo perché se la fosse presa in quel modo. Non capivo cosa ci fosse stato a ferirlo così tanto in ciò che avevo detto.
Non capivo cosa stesse succedendo.
Mi avviai pure io verso casa, con lo sguardo basso, a contemplare l'asfalto lucente.

Arrivata a casa mum mi chiese se sapevo cosa fosse successo ad Adam, dato che sembrava davvero furioso, tanto che era corso in camera senza aver pranzato e vi si era chiuso a chiave, e per giunta sbattendo violentemente la porta.
Mentii rispondendo che non ne avevo idea. Poi dissi che purtroppo nemmeno io avevo fame, ma dopo aver notato il bagliore di disappunto nei suoi occhi mi sforzai a sedermi a tavola e a mettere qualcosa sotto i denti. Non era giusto che lei preparasse il cibo per noi e che nessuno ne mangiasse.
Poi filai in camera anche io a meditare sull'accaduto. E la risposta fu che non riuscivo a trovare una risposta a tutto ciò.
Mi misi a studiare giusto per pensare ad altro. Rimasi in camera fino alla sera incollata al manuale di letteratura inglese e americana, dopodiché andai a cenare con la famiglia; il posto a sedere di Adam era vuoto, ancora una volta.
Pazienza, gli sarebbe passato prima o poi.
Risalii in camera e preparai l'occorrente per la notte successiva, dato che dopo scuola sarei tornata a casa direttamente con Aurora.
Poi infilai le cuffiette nelle orecchie e mi addormentai con la musica a tutto volume, mentre le chitarre strimpellavano furiosamente in sottofondo.

L'indomani tornai appunto a casa con Aurora.
Adam non si era nemmeno seduto vicino a me quel giorno. Non era stato con me neanche nella pausa tra le lezioni. Lo intravedevo in lontananza, era distante e non sembrava affatto voler avvicinarsi.
Pazienza, avrei passato una giornata con la mia amica ora, finalmente.
Arrivate a casa la prima cosa di cui parlammo fu Nove.
<< Si è seduto vicino a me e si è messo tranquillamente a parlarmi. Oh, e mi ha pure detto implicitamente che gli piaccio, o almeno, credo di aver capito ciò. >>
<< Io te l'avevo detto, cara mia.>>
<< Dici che potrei avere qualche possibilità con lui? Perché è davvero carino, secondo me... E sa come farsi desiderare. E ciò che mi preoccupa è che ci sta riuscendo. >>
<< Secondo me si cara! Sennò non avrebbe fatto lo stalker per così tanto tempo di fila, non trovi? Ah, e comunque se dovesse succedere qualcosa tra voi, sappi che hai la mia approvazione. >>
Le scappò una risatina.
<< L'unica cosa è che non so ancora il suo nome, mentre lui conosce il mio. >>
<< Come non lo sai?! >>
<< Eh, non ho fatto in tempo a chiederglielo... >>
<< E non potevi pensare di chiedere a Ylenia? Lei lo sa! Io invece continuo a non ricordarlo. >>
<< Mai. È per una scommessa, devo riuscire a scoprirlo da sola. >>
Mi resi conto che avevo citato implicitamente Adam nella mia frase.
Mi tornò ad un tratto in mente lui, il nostro litigio. Avevo i sensi di colpa ma cercavo di negarli a me stessa, di negare il fatto che con le mie parole lo avevo offeso.
Ciò che Aurora mi aveva detto su Nove mi rendeva felice. Ma al contempo ero triste, triste per ciò che stava accadendo in quei giorni con Adam. E Aurora, come tutte le buone amiche, riusciva perfettamente a leggere nei miei occhi che c'era qualcosa che mi turbava.
<< ...Tutto bene? >>
<< Ehm, si... Non preoccuparti. >>
<< Io mi preoccupo invece. Dimmi, è per Adam, vero? >>
<< Già. Non riesco a capire perché si stia comportando così male con me ultimamente. Io non gli ho fatto proprio nulla... >>
<< Questo forse lo pensi tu. Prova a pensarci. >>
<< Cosa intendi dire? >>
<< Andiamo Alice, dicono che le bionde siano stupide ma io non sono mica cieca. Secondo me è geloso. >>
<< Geloso..? Per cosa dovrebbe esserlo..? Per Nove..? >>
<< Secondo me sì. E forse ti sta così addosso in ogni momento perché ha paura di perderti, ha paura che tu voglia stare con Nove e non con lui. Secondo me... >> fece una pausa; << secondo me tu gli piaci. >>
<< Ma cosa stai dicendo? >>
<< Non credermi se vuoi. Io ti riferisco solo ciò che vedo con i miei occhi. >>

Quella sera non riuscivo a chiudere occhio. La mia mente era assediata da una tempesta di pensieri, concentrati su ciò che Aurora mi aveva detto poco prima.
E mi sentivo la persona più confusa della terra.

Teal and Orange (sospeso) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora