the story

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Era una tranquilla giornata, come al solito ero rinchiusa in camera mia, con gli auricolari nelle orecchi, completamente immersa nel mio mondo, isolata da tutto. 'vorrei solo restare cosi per sempre' pensai, un tonfo, qualcuno sta bussando, non lo sento, sono troppo immersa nella musica. Qualcuno apre la porta, è mia madre, ha uno sguardo infastidito sul suo volto, sta dicendo qualcosa, ma non la capisco. "cosa?" dico impassibile togliendomi una cuffia, "vieni a mangiare!" dice seccata. Annuisco, non ho fame, voglio solo restare nel mio letto con la musica a consolarmi, magari leggendo un libro o disegnando qualcosa, basta che lei sia con me. Con tristezza metto in pausa la canzone, e mi tolgo l'altro auricolare, lascio esitante sul letto lo strumento che mi permette di stare bene ed esco. La cena come al solito è una rottura, urla, discussioni, insulti, tutte parole che volano, tutti rumori. Melodie incasinate che si disperdono per la stanza, non era cosi una volta, un tempo la melodia era perfetta, permetteva un giusto equilibrio, ma poi qualcosa si è spezzato, una nota, pausa, suono è stato rimosso, distruggendo per sempre la stupenda sinfonia. Non sono mai una di quelle ragazze che parlano sempre, che si confidano con le proprie amiche, che discutono su cosa fare il venerdì sera o nel weekend. Sono sempre stata diversa, dal primo giorno di scuola, l avevo già capito che non sarei mai stata accettata per quello che ero, ma io non sono sempre stata cosi, no una volta ero diversa. Ero una di quelle bambine che si vedono sempre, felici, solari, con il sorriso stampato sul viso, la sonora risata, una normale bambina insomma. Ma si sa, con il tempo si cambia, quello che si era una volta non c'è più, le persone, le parole, i loro gesti, tutto ti fa cambiare. Ho cominciato ad isolarmi, a non parlare più, non che lo facessi già tanto prima, sono sempre stata una ragazza timida, e questa cosa non ha fatto che aumentarla. Mi sono chiusa a riccio, cercando di proteggermi da il mondo la fuori, a quel tempo non l avevo ancora conosciuta...la ragione per cui sono ancora qui. Tuttavia, avevo ancora due amici, erano gli unici a rivolgermi la parola. Ero in seconda media, quando tutto è cambiato, quando anche la mia ultima scintilla di speranza, felicita è stata spenta. Queste due persona erano, Emily, la mia migliore amica e Kevin, il mio ragazzo, certo potevamo essere ancora un po' piccoli ma noi ci amavamo davvero...o almeno è quello che credevo. Era un giorno come altri, ma che non dimenticherò mai, la scuola era finita, stavo mettendo in ordine il materiale scolastico, quando eccolo, quel maledetto cazzo di bigliettino, era un semplice foglietto bianco piegato. Lo avevo trovato tra i libri, curiosa lo aprii, ricordo ancora a memoria quelle esatte parole; "hey tesoro, incontriamoci al nostro posto segreto alle 16:00, ti aspetto, con amore Kevin <3" sorrisi e guardai l orologio, le 15:55, "cazzo!" dovevo sbrigarmi, di tutta fretta raccolsi i restanti oggetti e corsi verso l uscita. Il nostro posto segreto, non era altro una vecchia casa abbandonata che avevamo trovato mentre passeggiavamo nel bosco. Non era molto lontano, ma io continuai a correre, impaziente di rivederlo, di abbracciarlo e di lasciarmi avvolgere da quelle sue calde braccia. Rischiai varie volte di inciampare, ma non rallentai mai, e finalmente giunsi lì, il luogo dove avrei vissuto i miei ultimi attimi di felicità. Con il sorriso da orecchio ad orecchio entrai nella mal ridotta casetta, "Kevin? Tesoro dove sei?" non si vedeva niente, l edificio era avvolto nell' oscurità, riluttante feci qualche passo all' interno, la porta si chiuse di scatto, e sentii qualcosa colpirmi dietro la testa. Non persi conoscenza, non era quello il loro scopo, subito venni legata, braccia dietro la schiena, mentre gemevo per il forte dolore alla testa. Con gran fatica, riuscii a mettermi seduta, in ginocchio, una lampada ad olio adesso illuminava la stanza. Guardai in faccia i miei aggressori e spalancai gli occhi, non volevo crederci. Osservai le uniche due persone di cui mi sia mai fidata per questi ultimi anni che ora mi fissavano dall' alto, con quei loro sguardi sogghignanti, c'era anche qualche altro ragazzo con loro, li avevo visti qualche volta per i corridoi ma non conoscevo i loro nomi. Continuai a fissare a bocca aperta principalmente loro due, non volevo crederci, pensai che fosse tutto uno scherzo, che a momenti loro si sarebbero messi a ridere, divertiti dalla mia reazione e mi avrebbero slegato, ma non successe niente di tutto questo. "cos-cosa state facendo?" il panico mischiato al nervosismo nella mia voce, gocce di sudore freddo cominciarono a scorrere. Emily ridacchiò cupamente alla mia espressione impaurita "qualcosa che avremmo dovuto fare già dalla prima volta che ti abbiamo visto, il nostro sarà solo un avvertimento, sappi che però se ti farai ancora vedere non saremmo cosi buoni la prossima volta" "di cosa state parlando?! Che cosa sta succedendo?!" urlai spaventata. Il suo sorrisetto si allargò "non preoccuparti Sara, vogliamo solo fare una piccola 'decorazione' al tuo bel visino". Notai Kevin tirare qualcosa dalla tasca dei jeans, un coltellino svizzero, i miei occhi diventarono due piatti. "K-Kevin...che s-stai facendo...p-pensavo tu m-mi amassi!" piagnucolai ed urlai allo stesso tempo, sentendomi tradita, mentre le lacrime cominciarono a scorrere, veloci sul mio viso. Rise, come se ebbi appena detto una cosa divertente "amarti? Stai scherzando vero? Credi davvero che mi sarei messa insieme con una cosa orribile come te?!" il mio cuore si frantumò, 'no, non l ha detto...è stata solo la mia immaginazione', guardai Emily cercando sostegno "n-noi siamo amiche n-non è vero E-Emily?". Volevo che rispondesse si, che anche lei non mi avesse abbandonato, tutto ciò che ricevetti per risposta è una smorfia di disgusto e fu in quel preciso istante in cui mi sentii il mondo cadermi addosso. Guardai a terra, ero in trance, non poteva essere vero, era soltanto un brutto sogno. Non mi accorsi che i gli altri due ragazzi mi si avvicinarono, bloccandomi e facendomi alzare il viso, non mi accorsi neanche di quello che stessero dicendo i miei ex amici. "vuoi avere tu l'onore Kevin?" "con molto piacere", non notai neanche che si inginocchiò di fronte a me, era come se fossi in coma, non sentivo, vedevo o provavo niente. Mi svegliai dalla trance solo quando sentii la lama venire a contatto con il mio occhio sinistro, urlai, urlai moltissimo, volevo che la smettesse. Cercavo di contrarmi ma non ci riuscivo, il mio occhio era completamente chiuso mentre fiumi di lacrime continuavano a scorrere e la lama passava sulla mia palpebra, non troppo profonda da lacerarmi l occhio ma tanto da lasciare una cicatrice. Quando si fu assicurato di aver passato tutto l occhio si fermò, ammirando soddisfatto la sua opera, il sangue scorreva lentamente macchiando metà del mio viso. "che ne dici?" disse rivolto a Emily "perfetto, ma ne manca ancora una per completare l'opera" 'no, no vi prego basta, lasciatemi in pace' pensai nel dolore. Kevin passò il coltellino insanguinato a Emily il quale si inginocchiò a sua volta davanti a me. Provai ad allontanarmi ma quegli stronzi avevano forza, mi se di nuovo il coltello sulla mia palpebra insanguinata e cominciò a tagliare. Le mie corde vocali avevo pensato che da un momento all'altro si sarebbero spezzate per quanto stessi urlando, scendeva lentamente, prolungando la mia tortura, voleva farmi sentire più dolore possibile. Notai che cacciò la lingua e la piegò di lato, concentrandosi, come se stesse facendo un semplice disegno. "fatto!" disse allegramente, aveva fatto un taglio uguale all'altro, erano identici. "bene, adesso..." è stato questione di un istante, il suo piede venne a contatto con il mio stomaco, facendomi perdere quella poca aria che cercavo di respirare. Tossii e sputai qualche goccia di sangue, ma non si fermarono, continuarono a picchiarmi, lasciandomi lividii ovunque, mentre io cercavo di rannicchiarmi il più possibile e voler solo sparire. Quando finalmente si ritennero soddisfatti della loro opera mi slegarono, lasciandomi in un pasticcio sofferente e sanguinante e semplicemente se ne andarono, fu quando la porta si chiuse che persi conoscenza. Mi svegliai circa un ora dopo, il dolore era troppo forte, dovevo sbrigarmi o sarei morta dissanguata, il sangue scorreva lento ma ne avevo già perso una buona dose. Dolorante mi misi in piedi e non so come riuscii ad arrivare a casa, i miei non c'erano, come al solito. Zoppicai verso il bagno e mi ci chiusi a chiave. Mi fissai allo specchio, quella che ero diventata, il sangue aveva quasi smesso di scorrere dalle ferite, lo scintillio dei miei occhi si era spento, sembravano senza vita, ero più pallida del solito, sembravo un fantasma ed ero ricoperta di sporcizia. Distolsi subito lo sguardo, non volevo guardarmi, presi il disinfettante e cominciai a pulire i graffi, come credevo, 'rimarranno le cicatrici'. Avvolsi vari strati di benda su tutto l'occhio sinistro, per non rischiare che si infetti e dolorante mi svestii decisa a lavare via lo sporco. I muscoli erano a pezzi, non riuscivo a stare in piedi, il giorno dopo scoprii che ero ricoperta da capo a piedi di lividi. Da quel giorno divenni quello che sono oggi, fredda, insensibile e spenta. Non andai più a scuola, i miei non insistettero tanto, non gliene fregava niente, non erano mai in casa. Fu un giorno che finalmente vidi la luce, stavo passeggiando in cucina, mia madre aveva lasciato degli auricolari sul tavolo, senza pensarci li presi e li portai con me in camera mia. Non ascoltavo molto la musica a quei tempi, non ne avevo mai avuto bisogno, le collegai e le indossai. Cominciai a scorrere a caso video su Youtube, finché non la trovai, una canzone che parlava di come nessuno ti capisse, che eri solo al mondo. Mi incuriosii, e continuai a cercare varie canzoni di questa band, col passare del tempo divenni completamente drogata della musica, ogni istante lo passavo con le mie amate cuffie nelle orecchie. Passarono gli anni, ne avevo 15 come adesso, ero come al solito affiancata dalla mia cara amica musica, e stavo navigando su internet guardando video a caso. Fu allora che lo vidi, in quel video c'ero io, tantissime fotografie di me, che mi ritraevano pensierosa con le cuffiette nelle orecchie. Lessi il titolo "perdente con le cuffie" lessi la descrizione, era un insieme di parole di come ero patetica a stare sempre con quelle cuffie, e che razza di musica di merda ascoltassi, 'chi cazzo è stato? Chi farebbe mai una cosa del genere?!' guardai in basso per l autore, il cuore mi si blocco, erano loro, quei due che pensavo di aver finalmente detto addio per sempre, la foto profilo era di loro due, si stavano baciando. Chiusi di scatto il portatile e lo gettai a terra, non preoccupandomi se si fosse rotto o meno, alzai al massimo il volume e sdraiandomi, volevo solo immergermi nella musica, non volevo pensare più a niente, chiusi gli occhi e caddi nel mondo dei sogni. Mi svegliai, mi ero addormentata con la musica, era ancora in riproduzione, guardai l'orologio 00:27, tolsi le cuffie, decidendo che per oggi fosse abbastanza, ma qualcosa non andava, la musica non si fermava, accigliata misi in pausa la canzone, pensando fosse solo il sonno a farmi brutti scherzi. Niente, la musica c'era ancora, come se non mi fossi mai tolta le cuffie, cominciai a prendermi dal panico. Mi arruffai i capelli, sperando che in qualche modo potessi cacciarla via, ma nulla accadde. Fui presa da un attacco di panico, appoggiai la schiena al muro e portai le ginocchia al petto, mentre le prime lacrime presero a scorrere. "non essere triste....io sono con te....avrai il lieto fine che vorrai...non piangere piccolo bambino...tu non sei solo...io credo in te" vari frammenti di canzoni formarono questa frase. Smisi di piangere, "chi sei?" sussurrai, guardandomi attorno spaventata "io sono te...sono una parte di te...quella che finalmente hai scoperto...tu sei speciale...tesoro" trattenni il fiato, 'che cosa mi sta succedendo?' "c-che ...che cosa vuoi da me?" "voglio solo aiutarti...vendicati...sorridi...sorridi solo per me...uccidili...vuoi finire tutto vero?...uccidili...uccidili...uccidili..." in quel momento qualcosa in me scattò, un piccolo sorriso sinistro si diffuse sulle mie labbra e cominciai a ridacchiare maniacalmente "giusto...loro devono pagare non è cosi? Eheheh...direi che sia arrivato il momento di andare a fare qualche visita". Saltai di scatto, aprii l armadio, cercando qualcosa da indossare. Trovai una felpa con cappuccio nera, dei larghi pantaloni neri e le mie converse all star preferite, nere anche quelle, il nero è stato il mio colore preferito negli ultimi anni. "il look perfetto" canticchiai, mentre un'altra risatina mi sfuggi dalle labbra, ora mi serviva solo un arma. Scesi in cucina, aprii uno dei cassetti ed estrassi un grosso coltello da cucina "bellissimo" lo ammirai sognante e lo misi nelle tasche dei jeans. Pronta a partire mi tirai su il cappuccio coprendo metà del mio viso e mi incamminai verso la mia destinazione. Durante il tragitto, la mia altra 'me' nella testa mi spiegò anche i miei vari potenziali, a quanto pare sono in grado di controllare la musica, i suoi strumenti attrezzi e tutto ciò che la riguarda. Non è tutto, ho anche una sorta di "magia" posso far uscire dalle miei mani delle fiamme di un viola scuro, far sentire esattamente nella testa della gente qualsiasi musica desideri, provocandogli allucinazioni. La mia altra me mi ha anche spiegato che quando sono in questa modalità i miei occhi cambiano, diventano rossi, rosso sangue, ed i miei capelli diventano nerissimi con le punte colorate, anche esse rosse. Ascoltai attentamente per tutto il tragitto, finché non arrivai a destinazione, mi ero già presa cura della prima persona, ma questa era diversa, a lei era riservato un trattamento speciale. Mi arrampicai e raggiunsi la stanza della mia vittima, dormiva dolcemente, che piacevole sensazione pensare che tra pochi minuti si sveglierà in preda al panico, la sola immagine mi fece sorridere ancora di più. Mi chinai su di lei, portando le labbra al suo orecchio "Emily...Emily svegliati non è buona educazione non salutare gli amici". Si mosse ma non si svegliò "bene dobbiamo fare questo con le cattive maniere quindi" feci partire nella sua testa una fortissima melodia complicata, tanto da farla saltare e quasi cadere dal letto. "ben svegliata" canticchiai dolcemente, mi vide subito, cercò di mettere più distanza possibile, era terrorizzata, glielo si lesse in faccia. "c-chi cazzo sei?!" urlò il suo modulo tremante, sorrisi e abbassai il cappuccio, rivelando i miei occhi rosso sangue e i miei capelli del colore dell'oscurità. "t-tu?!" "sorpresa sorpresa! Indovina chi è venuto a trovarti?" "m-ma ma come..." "senza parole eh? Vedo che dopo tutto questo ti ricordi ancora di me...Emily..." "t-ti prego...non farmi del male...mi dispiace! P-perdonami" ascoltai le sue vergognose suppliche "tranquilla non finirà tutto subito, prima voglio divertimi un po' con te" canticchiai. Il suo volto era proprio quello che volevo, puro terrore. La torturai non so per quanto tempo, gli misi in testa suoni orribili, urla, ossa che si rompevano, suppliche, pugni, spari, gli feci vedere immagini il quale nessun essere umano dovrebbe mai vedere, stranamente non vomitò, per tutto il tempo rimasi li in piedi, fissandola mentre si contorceva dal dolore. Non ce la faceva più, la sua sanità mentale non poteva gestire oltre, sorrisi, soddisfatta del risultato, e decisi che era giunto il momento di completare il tutto. Cacciai fuori il grande coltello e mi avvicinai, era distrutta, sembrava uno zombie, proprio come aveva fatto con me. Alzò lo sguardo, aveva gli occhi rossi di pianto, nessuno poteva sentirla, mi sono presa la liberta di insonorizzare la stanza, così che non si sentisse alcun suono da fuori. "ti prego...Sara..." la sua voce non era altro che un fioco sussurro ormai "siamo amiche noi...non è cosi?" mi fermai. Il mio sorriso si allargò cosi tanto da sembrare disumano "non sono più Sara, Emily...lei non esiste più...ora sono Music, Music of darkness...adesso chiudi gli occhi...e annega nella melodia dei questa dolce musica" bastò un solo colpo, un affondo dritto al cuore e lei se ne andò per sempre. Guardai la parete, decisa a lasciare un mio messaggio, il mio marchio, ripensai alle parole di Emily e sorrisi "ti sbagli Emily non siamo amiche..." dissi mentre incisi con il suo stesso sangue la mia frase "the music is my friend"


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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 19, 2015 ⏰

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