Capitolo 11

290 18 0
                                    

La sveglia iniziò a suonare e, nonostante il lieve mal di testa, si dovette alzare.

Sbuffò e guardò l'ora; erano le 6.30 e aveva 'dormito' solo quattro ore e mezza. Era stanca, ma doveva andare per forza a lavoro.

Si alzò dal letto, prese l'intimo dal cassetto e dall'armadio prese un semplice jeans chiaro e una semplice maglietta a maniche corte. Andò a posare i vestiti in bagno e scese, cercando di essere il più silenziosa possibile, in cucina. Prese il latte dal frigo e lo versò in una tazza a caso, poi prese dei biscotti e iniziò a mangiare.

La notte, come al solito, non aveva dormito bene. Non faceva altro che pensare a lui, alle sue labbra che le mancavano, ai suoi sorrisi e ai suoi occhi.

"Manu che ci fai sveglia a quest'ora?" le chiese Elettra assonnata.

"Devo andare a lavorare" rispose.

"Oh. Lavori anche di domenica?" chiese ancora e si sedette sul tavolo, a gambe incrociate.

"Si" sospirò e continuò a mangiare.

La mora annuì e rimasero in silenzio.

"Io ora vado a lavarmi. Ci vediamo oggi pomeriggio" disse la rossa mettendo la tazza nel lavandino della cucina e diede un bacio sulla guancia ad Elettra, che annuì e ricambiò il bacio.

Entrò nel bagno, si spogliò e si buttò subito sotto la doccia, con l'acqua tiepida che le faceva distogliere i pensieri e la faceva entrare in un altro mondo. Mise il bagnoschiuma sulla spugna e se la passò sul corpo, per poi sciacquarlo e rimase sotto l'acqua per altri 10 minuti. Uscì dalla doccia e si avvolse un asciugamano intorno al corpo. Si asciugò e quando si tolse l'asciugamano vide allo specchio quella cicatrice. Le lacrime si accumolarono nei suoi occhi e cercava di non farle uscire, ma con scarsi risultati. Infatti dopo poco sentì delle lacrime calde scivolare sulle guance. Abbassò lo sguardo su quella cicatrice e si maledì mentalmente, perché pianse ancora più forte, senza singhiozzare. Poi posò gli occhi su quei segni che la accompagnavano da ormai un anno.

Non mangiava da giorni, da quando quel piccolo esserino non era più dentro di lei si sentiva persa, umiliata e usata. Non usciva mai dalla sua stanza, non rispondeva alle chiamate o ai messaggi della sua migliore amica, non parlava con nessuno. Ogni giorno si sentiva sempre più triste, depressa, sola.

Chiuse gli occhi e posò la lametta sul polso, per poi tirare una linea e iniziò a uscirle il sangue. Riaprì gli occhi e vide il sangue colare dal taglio. Riposò la lametta sul polso e fece altri tagli. Ogni taglio aveva una 'storia' dietro. Un taglio per quello che le aveva fatto lui, uno per l'amore troppo forte verso il suo ex, uno per punirsi di esistere.

Dentro l'anima aveva un deserto. Si sentiva vuota senza di lui.

Si disinfettò i tagli solo dopo aver fatto uscire abbastanza sangue da farle girare la testa. Per dormire prese il sonnifero e gli psicofarmaci, che deglutì senza bere l'acqua. Li prendeva come se fosse una cosa normale farlo, e per lei lo era. Aveva bisogno solo di quattro cose per essere quel minimo felice. Musica, lametta, sonnifero e psicofarmaci. Non poteva farne a meno. Erano una vera e propria droga e non riusciva a disintossicarsi da essa. Solo per il semplice fatto che facendosi del male lei si sentiva bene, in pace con se stessa, felice.

Scacciò quei pensieri dalla testa. Si sciacquò il viso con l'acqua gelida e si mise l'intimo e subito dopo si vestì con i vestiti che aveva portato precedentemente in bagno.

Deglutì a vuoto e si truccò. Mise i mille braccialetti che usava per nascondere le cicatrici dei tagli ed era pronta.

Uscì dal bagno, prese la borsa nella sua stanza, il telefono e le chiavi della macchina.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 20, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

A Crash Like An HurricaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora