Ciao a tutti...io mi chiamo Selene . Di sicuro non mi conoscete, ma molti di voi conoscono colui che ha cambiato la mia vita per sempre, James Hook, capitano del Jolly Rogers. Spero di non annoiarvi raccontantovi questa storia, la mia storia. Allora, sono solamente una ragazza di sedici anni a cui è stata sconvolta la vita. Non sono alta, solamente un metro e settanta. Sono forte con i muscoli duri anche se non evidenti. Diciamo che sono quello che si definisce, un angelo con le corna perchè è questo che sono. Ho i capelli ricci e disordinati lughi fino alla pancia, castano miele, gli occhi da gatta verdi brillanti se ho la luce del sole contro, mentre la bocca è quasi sempre immobile a labbra strette dando loro una tenue sfumatura violacea con il naso un po piccolino ma non così tanto da farmi sentire ridicola. Oh, adesso che ho finito di descrivermi, posso passare a mostrare che razza di stronza io sia. E' da quando avevo sette anni che non sorrido più, da quando mio padre mi aveva abbandonato andandosene di casa. Da quel giorno parlo solo lo stretto necessario e non sorrido. Non ho amici con me e anche questo ha influito sulla mia vita rendendola ancora più buia, tanto che mentre i ragazzi della mia età escono con gli amici, vanno alle feste e si divertono, io passo le giornate a disegnaere e a scrivere idee macabre sulle morti delle persone con una espressione molto sadica. Solitamente non indosso mai colori tranne il nero, se sono fuori casa indosso sempre le mie cuffie(nere anch'esse) ascoltando musica a tutto volume ma più per non sentire gli altri parlare che per divertimento. Adesso che mi sono presentata e descritta, passo a raccontarvi la storia, di come ho iniziato a fare la scrittrice. Era un caldo pomeriggio di Agosto ed ero fuori casa vicino ad un borgo dove non era consentito balneare. Mi ero stesa su di un fianco a terra non preoccupandomi del fatto che forse mi stavo sporcando. Misi una mano nell'acqua fresca che bagnò dolcemente la mia pelle diafana mentre lasciavo che l'ombra di uno degli alberi che nascondevano quel luogo, impedisse al sole di scottare la pelle delicata. Quello era il mio luogo magico. Piccole cascate e l'acqua del fiume scrosciavano ed insieme agli uccellini creavano suoni afrodisiaci. Era una macchia verde quel luogo, con una sabbia finissima ricca di rocce di vario tipo. Mentre muovevo la mano però sentii una cosa nuova...che non avevo mai toccato o sentito prima anche se tante volte avrei voluto impugnarne uno solo per porre fine alla mia vita. Era un pugnale medio-lungo rudemente affilato probabilmente da una pietra con un manico in legno coperto da pelle di animale adesso completamente zuppa. Ad occhio e croce doveva essere pelle di daino. Lo tirai fuori dall'acqua e mi sedetti a gambe incrociate, iniziando a rigirarmelo fra le dita cercando di capire se fosse familiare ma mi sbagliavo. Ad un tratto sentii dietro di me uno spostamento e mi voltai di scatto brandendo il pugnale come se sapessi davvero usarlo ma no...non c'era nessuno. Ero sola. Come sempre del resto. Portai le mani al viso strofinandolo e rendendomi conto di aver una forte emicrania così decisi che forse era ora di tornare a casa anche perchè era quasi sera. Corsi velocemene per non arrivare tardi ma quel bel posto era lontano da casa mia tanto che arrivai a casa alle sette passate nonostante avessi corso a per di fiato. Il pugnale lo avevo tenuto con me ma appena sulla porta di casa lo avevo infilato nei Jeans neri coperto dalla maglietta di Jack Daniel's suonando il campanello e appoggiandomi svogliatamente al muro con la schiena incrociando al petto le braccia assumendo il solito sguardo da "odio il mondo". Quando mia madre venne ad aprirmi le rivolsi uno sguardo sprezzante e senza troppi complimenti dissi mormorando salendo in camera
-Io non ho fame- arrivai al piano di sopra ed entrando nella camera lanciai il pugnale sul letto chiudendo di botto la porta accendendo la luce. Quando mi voltai dall'interruttore della luce al resto della camera sgranai gli occhi. La stanza era piena di uomini. Grandi, muscolosi, vestiti alla meno peggio, con orecchini e tatuaggi. La mia bella camera solitamente con il letto dall'impalcatura nera con le coperte del medesimo colore, l'armadio e le pareti rosso sangue con disegni non proprio rassicuranti, i libri nella libreria. Ora tutto era distrutto. i libri erano a terra, i mobili intaccati dalle lame delle sciabole dei pirati che si erano dati da fare affinchè regnasse il caos in camera mia. Non riuscii a parlare sbalordita quando dalla finestra entrò un'uomo. Era molto alto, con i capelli lunghi fino alle spalle ricci di un castano molto scuro quasi nero. Una lieve barbetta ricopriva la sua mascella mentre sotto il naso adunco spuntavano due baffi ricurvi al in sù. E gli occhi...non vale nemmeno la pena di farlo...non erano quegli occhi in cui fissandoli troppo a lungo ti saresti perso...ma più che altro...erano ipnotici, ti catturavano in un abbraccio mortale. Indossava abiti rossi ed oro con stivali neri. Si avvicinò a me che intanto mi ero allontanata fino ad attaccarmi con la schiena alla parete. Prese la spada e la sguainò di scatto puntandola contro la mia gola. Io degludii e mi strinsi di più contro la porta. Si avvicinò e portò la bocca al mio orecchio mormorando
-Ciao principessa...Hai qualcosa che mi appartiene-
a quel punto con un colpo esperto di polso mi ferì le gambe facendomi inginocchiare a terra trattenendo a stento un urlo dal dolore. Quando abbassai il volto a terra un panno bianco mi coprì il volto. Aveva un odore soporifero facendomi avere giramenti di testa, poi ogni suono, odore o particolare si ovattarono e poi...il buio
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Non smettere di sognare
FanfictionAllora so già che sarà penosa la trama ma c'è un messaggio importante in questa storia e spero che i ragazzi che leggano ascoltino il mio pensiero