13. pensieri notturni

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Non riuscivo più a prendere sonno così iniziai a pensare a cosa doveva dirmi Tom. Ovviamente glie lo avrei chiesto il giorno seguente ma avevo paura che mi chiedesse di dirgli ciò che pensavo veramente, cosa dovevo dirgli il giorno precedente.
Con mio padre le cose non andavano benissimo a causa di Roma e del suo lavoro.
Ultimamente non lo vedevo più, era sempre in ospedale o nello studio davanti al pc....
A scuola i miei risultati iniziarono a calare, avevo troppi pensieri e non riuscivo a concentrarmi sulla scuola.
Tom e Agata erano rimasti gli unici vicino a me, pronti ad ascoltarmi e sopportarmi.
Avevo anche iniziato a contare i giorni che mi sparavano dal trasloco. Erano solo 130 giorni. Mancava poco. 130 giorni. E ogni minuto che passava si andava a sottrarre al tempo da trascorrere nella mia città, nella mia casa.
Mi misi a riflettere anche sul sogno. Quella casa grigia. Quella città sconosciuta. Tom che mi chiamava.
Forse la casa poteva rappresentare Roma, dove la mia vita sarebbe stata un po meno felice, più grigia.
E Tom cercava di farmi restare.
Mah, questa era l'unica spiegazione logica adatta al mio sogno che avevo trovato.
Decisi di parlare anche di quello ad Agata e Tom.

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Scusate per il capitolo corto ma ne scriverò altri oggi.

i sogni non si avverano da soliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora