Si racconta che un tempo ci fosse una così grande quantità di magia nel continente, da essere a portata di tutte le genti.
Solo le persone più dotate però possedevano caratteristiche particolari e potevano far diventare la magia la propria professione di vita.
Questi individui, allora in grande presenza, potevano essere riconosciuti facilmente dalle chiome variopinte e da tatuaggi particolari presenti sul proprio corpo.
Perciò non era difficile trovare, passeggiando per le strade di qualunque città, una chioma rossa, un'altra trasparente come l'acqua più pura, una verde o una rosa. Oppure si potevano notare i segni impressi sul corpo di questi ultimi, messi in bella mostra dagli stessi portatori e motivi d'orgoglio, raffiguranti la connessione e l'affinità ad un particolare Elemento che donava ai maghi il proprio potere.
Queste peculiarità legate all'aspetto esteriore del mago però, si manifestavano solo e unicamente dal decimo anno di vita in poi.
Da quest'età i prescelti venivano mandati all'Accademia di Albaran, Capitale per eccellenza e punto d'incontro per i popoli di tutta Eligorn, dove venivano insegnate le arti specifiche per ciascun Elemento; cosicché i giovani inesperti non potessero danneggiare involontariamente in alcun modo le persone che li circondavano.
Essere mago poteva essere sia una un dono che una condanna: le famiglie potevano sì gioire della manifestazione dei poteri del proprio figlio o della propria figlia, certi che essi avrebbero avuto un destino meraviglioso davanti ai loro occhi. Ma potevano anche veder partire il figlio per non tornare più o ricevere sconfortati la notizia da quest'ultimo di non essere diventato mago, poiché alcune volte si presentavano incomprensioni tra l'Elemento e il portatore, dovute alla mancanza di comunicazione tra i due nell'ultima prova della maggiore età, che consisteva in un viaggio per comprendere meglio loro stessi, il potere e il mondo che li circondava.
Tornando ad Albaran bisogna dire che era governata dal Concilio di Chet, cioè i maghi più potenti degli Elementi.
Alcun essere magico e non, che non fossero i suddetti esponenti dell'arte magica, poteva entrare nella Sala dei Cristalli, dove si prendevano le decisioni più importanti riguardanti la nazione.
In compenso i cinque maghi che formavano il Concilio si potevano scorgere un po' dappertutto nella Capitale, poiché non avevano bisogno di protezione e si viveva in tempi di pace.
Perciò non era strano incontrare in qualche locanda il mastro nano proveniente dalle Montagne di Onice, all'estremità est di Eligorn. Egli era il rappresentante della Terra; scuro di carnagione come la pietra estratta dalle vette della sua madre patria, aveva la chioma verde intrecciata con gioielli di nere pietre preziose e un fiore tatuato sul braccio nerboruto.
Sempre vicino a qualche sorgente invece sostava la ninfa della Regione dei Laghi, situata a ovest di Albaran.
La si poteva riconoscere dal corpo e le vesti trasparenti: una bellezza eterea in affinità con l'Acqua; un essere magico di per sé che non aveva bisogno di un tatuaggio per farsi riconoscere.
Nella Biblioteca della città o al campo d'allenamento della guardia si poteva incontrare un uomo dalla corporatura robusta proveniente dal Regno di Embit. Una tunica marrone scuro e una zazzera di capelli rossi lo contraddistinguevano come rappresentante dell'Elemento Fuoco, mentre una fiamma quasi viva faceva bella mostra di sé sulla sua guancia destra.
In cielo invece si potevano ammirare i voli dell'esile donna cavaliere dei draghi dalla carnagione pallida, dagli occhi azzurri e dalla lunga treccia rosa tenue. Ella possedeva invece il potere di comunicare con l'Aria, essenziale sulle Cime Ventose della regione di Ashvin, a nord della Capitale. La veste che indossava lasciava nitidamente vedere due grandi ali azzurro cielo, simili a quelle della sua cavalcatura, sulla schiena tra le due scapole minute.
Infine si arrivava al capo del Concilio dei maghi, un elfo proveniente dalla grande Foresta di Jihal, scelto dalla Luce come mago più potente di Eligorn per combattere ogni Tenebra.
A quei tempi questo destino toccò a Cayrin.
Il suo aspetto era noto a tutti, mentre vagava per le strade di Albaran, giocando coi bambini o chiacchierando con qualche adulto: lisci capelli bianchi nascondevano le orecchie a punta, mentre sul piccolo volto dall'ovale perfetto tra le due sottili sopracciglia era presente un piccolo sole, anch'esso bianco. Tutto ciò però faceva da cornice ai meravigliosi occhi color smeraldo che rendevano difficile a chiunque mentirle.
Ella aveva terminato solo due mesi prima il proprio addestramento che, a differenza degli altri maghi, si svolgeva nella solitudine della Foresta.
Il suo maestro era il mago della Luce che le aveva conferito poi il potere alla conclusione dell'ultima prova, nella quale Cayrin aveva dovuto vagare per quattro giorni e quattro notti tra gli alberi e i tortuosi sentieri del regno degli elfi bianchi.
Giorni in cui sarebbe dovuta entrare in contatto con tutti e quattro gli elementi principali.
Solo dopo essere tornata col segno del sole bianco inciso sul corpo, dono delle quattro magie primarie e dimostrazione delle affinità conquistate, avrebbe potuto ottenere anche il legame che l'avrebbe unita alla Luce.
Era giunta al Concilio giovane, ma si era fatta presto rispettare dagli altri membri per la sua saggezza e la sua capacità di giudizio, che, accompagnate al luminoso e rassicurante sorriso, oltre ad una ferrea determinazione, avevano conquistato il cuore di tutta Eligorn.
Passarono così quattro anni di pace, feste e tranquillità prima che arrivasse, Hagar il Dio Oscuro, il suo esercito abominevole e la sua crudele signora l'Ombra.
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Il Destino di Eligorn
FantasyAerys e Lucas sono due gemelli figli del sovrano del Regno di Embit, in una terra dove la magia non esiste più da tempo. In fuga, si perdono di vista e le loro strade saranno divise per molto tempo. In contemporanea si narra la vicenda di Cayrin la...