CAPITOLO 7
RIALZARSI SEMPRE! IL VOLO DEL CIGNO
I boati della battaglia echeggiavano all'interno del perimetro del grosso foro aperto nella crosta terrestre, segno dell'ulteriore sfregio alla natura da parte dell'uomo. Alcuni schiavi, accovacciati alle spalle di robuste macchine di colore giallo , tentavano di seguire la lotta con lo sguardo. Purtroppo la velocità con cui i colpi e i movimenti venivano effettuati erano tali da lasciarli disorientati ed impauriti. Ad ogni rimbombo sia le donne che gli uomini portavano le loro mani alle orecchie. Finalmente uno di loro parve scorgere, verso il bordo settentrionale della cava, due figure avvolte in scintillanti aure ed indicò con ripetuti gesti agli altri il punto esatto. Strizzarono gli occhi cercando di mettere a fuoco il più possibile, ma la lontananza e le polveri che si erano alzate durante lo scontro rendevano arduo il compito. Speravano che quel misterioso ragazzino, dai capelli color grano, dal fisico levigato e dall'accento sovietico, stesse, finalmente, per eliminare il crudele comandate dei robot e liberarli. Tuttavia la situazione era ben diversa. Le ferite inferte dal cavaliere naturale erano ben più gravi del previsto e la tuta da combattimento sotto l'argentata armatura del Cigno, squarciata in vari punti, mostrava alcuni lembi zuppi di siero rosso. Dimitri era in netto svantaggio. La vista cominciava ad annebbiarsi, sia per la stanchezza sia per la perdita di sangue che metteva a dura prova il suo stato di salute ancora precario. Col polso destro si asciugò il sudore della fronte, proprio appena sotto il suo splendido diadema.
«Cosa c'è cavaliere? Batti la fiacca? Per quanto ancora credi di evitare i miei pugni?» disse Oto.
La voce del cavaliere di Artemide, custode dell'isola e possessore del leggendario Arco Titanico, non aveva alcuna esitazione. In realtà non sembrava affatto provato dallo scontro. Come una statua, ritta e regale, osservava il suo avversario. Uno sbuffo di vento passò fra i suoi folti capelli verdi, facendoli ondeggiare alle sue spalle.
"Costui è dotato di grande forza combattiva e di una tecnica sopraffina. Devo stare calmo, pensare bene a cosa fare. Una piccola distrazione e mi colpirà" pensò Dimitri, quasi ammirando il suo avversario dai penetranti occhi viola. «Finché avrò vita non mi arrenderò mai, sia ben chiaro Oto. Lo sai, era da molto tempo che non affrontavo una prova tanto dura da quando sono diventato Cavaliere. Sei forte, molto forte, sarei uno stupido a non ammetterlo, ma fin da bambino sono stato addestrato a queste avversità. Sappi che la vita mi ha subito messo alla prova » Dimitri fece una piccola pausa, poi riprese a parlare « Non ero che un bambino quando il freddo e la fame della mia città natale hanno stroncato i miei genitori. Fuggivamo allora, fuggivamo da gente come i Temis che voleva estirpare le radici del mio popolo, i siberiani. Ci dicevano che dovevamo arrenderci al potere della N.U.R.S.S. e sottometterci al governo mondiale. Scappai con altre famiglie. Ci definirono "ribelli". Ci davano la caccia, ci riducevano alla fame. Durante un attacco improvviso da parte dell'esercito della nuova Russia, fummo dispersi. Mi ritrovai a vagare solo in mezzo ai ghiacci di una montagna. L'ipotermia non ci mise molto a farmi perdere i sensi. Pensavo di essere morto, ma quando mi svegliai mi accorsi di essere stato salvato da un uomo. Era un tipo strano e curioso, poiché se ne andava in giro a petto nudo per tutta la giornata e non mi rivolgeva mai la parola. Non capivo come facesse a sopravvivere con quel gelo che penetrava fino alle ossa, ma sapevo che per vivere dovevo restare con lui. Mi addestrò, anche se in un modo tutto suo, insegnandomi a sopravvivere là dove non cera nulla. Tante volte ho rischiato di morire, ma mi sono sempre rialzato. Il maestro Boris non mi ha mai detto nulla di confortevole, nulla di amorevole, ma dentro i suoi occhi azzurri potevo captare tutta la forza che mi conferiva. Un giorno, con mio sommo stupore, mi parlò per la prima volta. Mi disse che dovevo andare via, ora che ero in grado di sopravvivere ai ghiacci, ma io rifiutai. Lo implorai più volte di farmi diventare più forte, affinché riuscissi a distruggere l'esercito che aveva annientato il mio popolo. Mi colpì violentemente. Non ricordo bene quante volte, ma rimembro ancora il sapore del sangue e il dolore. Mi ritrovai fuori dalla sua capanna, fatta di pelli di orso bianche come la neve che ricopriva quella terra così aspra. Anche in quell'occasione, non mi arresi. Per ben tre giorni e tre notti, incredibilmente, restai immobile fuori al rifugio, aspettando che il maestro cambiasse idea. Poi la sete e il freddo mi sfiancarono e l'oblio tornò ad avvolgermi. Sognai cavaliere, sognai...Sognai il mio maestro o meglio, sentivo la sua voce. Mi diceva che mi avrebbe ripreso con se solo se avessi per sempre abbandonato l'idea della vendetta. In quel cono senza luce urlavo. Sputavo fuori la rabbia del mio animo, piangendo, piangendo a dirotto. Non era giusto che uomini così crudeli potessero vivere, mentre i miei adorati genitori erano divenuti polvere ghiacciata. Poi una luce calda mi avvolse. Cullato da quel tepore, così straordinariamente meraviglioso, mi calmai e decisi che dovevo andare avanti anche in quell'occasione. Dimitri si sarebbe dovuto alzare ancora una volta. Quando riaprii gli occhi , ero all'interno della tenda del maestro Boris. Come al suo solito non mi rivolse la parola, ma io sapevo che era stato lui a parlarmi in qualche modo. Nei giorni successivi mi parlò nuovamente. Mi disse semplicemente di seguirlo senza fare domande. Raggiungemmo una vetta dopo giorni di cammino, messi a dura prova da tempeste di neve e un freddo inaudito. Il picco era ancora più aspro e rude. Fu lì che la sua bocca tornò ad aprirsi. Mi disse del Cosmo ,la misteriosa forza che gli uomini traggono dalle stelle e dal loro interiore. Quando fu giorno arrivò il momento della prova più difficile. Il maestro mi avrebbe lasciato lì da solo per un mese. Cercai di spiegargli che era impossibile e che sarei morto in meno di tre giorni, visto che era impossibile perfino accendere un fuoco. Lui mi guardò, facendo parlare i suoi occhi intensi. Andò via subito dopo, ma io capii che avrei trovato la forza di vincere quella montagna dentro di me. Decisi di vivere e di far esplodere il mio Cosmo nell'istante in cui il torpore mi stava rapidamente conducendo nell'oblio eterno. Quella notte, per la prima volta, le nubi grigie e cariche di neve si diradarono, mostrandomi la costellazione del Cigno, un piccolo gruppo di 9 semplici stelle. Mi lasciai riscaldare da loro nelle notti più gelide a tal punto che la mattina potevo togliermi persino la pelliccia d'orso bruno che mi ricopriva il dorso. Col calore delle mie stelle guida riuscivo a procurarmi acqua liquida e a vincere i morsi della fame. Il tempo parve scorrere più veloce e quel posto così desolato e mortale mi sembrò quasi un dolce e candido giardino. Allo scadere del tempo stabilito il maestro Boris tornò col suo solito sguardo austero e mi investì cavaliere di Atena del Cigno. Da quel giorno giurai di proteggere i più deboli e i miei compagni, oltre che a donare la mia vita alla dea che finalmente abbiamo ritrovato. Giurai al mio maestro che il Cigno avrebbe solcato sempre i cieli del mondo per il bene e di sicuro non sarà questo il suo ultimo volo. Quindi ora stai in guardia Oto e non sottovalutarmi mai!» concluse Dimitri espandendo il suo cosmo.
STAI LEGGENDO
SAINT SEIYA NEXT GENERATION 2 : IL DESTINO DI ARTEMIDE
FanficANNO 3000. I GIOVANI CAVALIERI DI BRONZO DEL FUTURO CONTINUANO LA LORO AVVENTURA PER SALVARE LA NUOVA DEA ATENA DALLE GRINFIE DEL MALE. RIUSCIRANNO LIAM,KENZO, REBECCA E DIMITRI A SCONFIGGERE I FORTISSIMI CAVALIERI NATURALI E I LORO 4 GENERALI? SECO...