The Morning After

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Firenze, l'alba. Hannibal non era riuscito a chiudere occhio, troppa emozione. Passò tutta la notte a fissare l'uomo che era al suo fianco, perfetto come un dipinto, in pace mentre dormiva, finalmente parte della sua vita. Stava vivendo il momento che sognava da tempo, sapeva che ci sarebbe riuscito, ma si sentiva lo stesso meravigliato e sorpreso di esserci effettivamente arrivato.

Avrei voluto mostrarti Firenze, Will.

Si sedette su una comoda poltrona al lato del grande letto, accavallando le gambe e posando il mento sul suo pugno, continuando a fissare l'uomo addormentato, nudo e coperto fino al bacino da un leggero lenzuolo bianco. Pensò al loro primo incontro, a come si fosse innamorato di lui sin dal primo sguardo. L'aveva subito capito, non servivano nemmeno le parole.

Empatia, pura empatia.

Queste furono le prime impressioni. Sapeva che sarebbe stata l'unica persona che l'avrebbe capito. Nessuno aveva quel tipo di empatia, così potente.

Questo è un uomo che amerò manipolare, amerò torturare, amerò amare.

Fu quello che pensò subito dopo averlo conosciuto.

Voleva fare un gioco con Will, voleva testarlo per vedere fino a che punto poteva arrivare. Voleva trascinarlo nella sua oscurità e trasformarla in luce.

Sento di averti trascinato nel mio mondo.

Ci sono arrivato da solo, ma apprezzo la compagnia.

Fu un momento emozionante per Hannibal, lo avrebbe ricordato per sempre. Temeva di averlo perso, quel giorno. Rischiò lui stesso di morire, ma si ritrovarono. E Will pensava ancora che fosse solo uno psichiatra innocente e si sentiva oscuro, sentiva di averlo trascinato nella sua oscurità ma non si rendeva conto che stava accadendo l'esatto opposto.

Sarai mio.

L'ha pensato tante di quelle volte da aver perso il conto. Non aspettava altro che il momento in cui Will si sarebbe arreso ai suoi sentimenti e la sua oscurità.

Will, dal canto suo, aveva lottato con le unghie e con i denti per non cedere, si era addirittura sposato, aveva un figliastro, decise di stare lontano da Hannibal, ma non si scappa dal destino, non si scappa dai sentimenti.

Hannibal sapeva che scrivere a Will sarebbe stata una buona mossa, non poteva credere che l'avrebbe ignorato, sarebbe tornato da lui. L'unico pensiero che gli faceva trascorrere le lunghe giornate in reclusione fu proprio Will, il fatto che sarebbe tornato.

Così saprai sempre dove sono e dove potrai trovarmi.

Ho bisogno di te, Hannibal. Per favore.

Tutti i loro momenti insieme riecheggiarono nella sua mente alla velocità della luce, non riuscì e non volle fermarli, non ora che poteva osservarlo e dire finalmente è mio.

Si sentì ispirato dai suoi sentimenti e dallo spettacolo di fronte ai suoi occhi, così si alzò e prese il grande blocco che usava di solito per disegnare. Una matita, gli serviva solo questo, e tutto sarebbe andato avanti naturalmente.

Iniziò a lasciar correre libera la matita che impugnava con sicurezza, lanciando qualche sguardo a Will e concentrandosi subito dopo sul foglio bianco.

Voleva registrare quell'immagine nella sua mente ma aveva paura che per qualche motivo gliela potessero strappare via, così decise di disegnare, di trasferirla dalla sua mente al foglio e portarlo sempre con sé.

Passarono la serata a sorseggiare dell'ottimo vino, a cercare di manipolarsi a vicenda con i loro paroloni e discorsi filosofici, a cercare di non farsi travolgere da tutta quella tensione sessuale. Fallirono miseramente e per la prima volta cedettero all'attrazione e si scambiarono dichiarazioni d'amore con i loro corpi.

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