Un azzurro scalzo in cielo

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Il telefono squillò all'improvviso. Gabriella alzò la cornetta, sapendo già chi fosse all'altro capo del ricevitore. «Zia, sono Marta. Ho dimenticato i miei cerchi d'oro da nonna?» «Rimani in linea, vado a controllare» zia sorrise, era consueto che Marta dimenticasse i suoi orecchini dalla nonna materna, i "cerchi d'oro", come li chiamava lei.Erano proprio lì, sul comodino. Sua zia li prese, e li mise sopra il tavolo della cucina, in attesa di restituirli alla proprietaria. Una manciata di minuti dopo, Marta bussò alla porta. La fece entrare, e la salutò nuovamente. Prese i suoi preziosi orecchini, le diede due baci, e scappò via.
Marta, quasi ventiseienne, si preparava al matrimonio che sognava fin da bambina. Un abito bianco, semplice, ma allo stesso tempo raffinato, come lo era lei d'altronde. Capelli lunghi, neri, occhi color nocciola, un filo di matita su di essi, e un filo di rossetto sulle labbra. Era bellissima, pur non essendo magrissima. Lei si amava, e questo suo amore lo trasmetteva agli altri, una persona che difficilmente si può scordare.S'era messa a dieta per il grande giorno, ma con i cugini in casa ad aiutarla con i preparativi, non perdeva occasione per sfoderare le sue doti da cuoca. Durante le pulizie, irrompeva nella stanza con una scatola di torta gelato e annunciava la pausa viennetta, che ancora tutti i cugini ricordano. Quanto amore, per il suo futuro sposo. Per il viaggio di nozze, avevano già scelto la destinazione: Santo Domingo.Passò un anno, si festeggiava il compleanno di sua madre, Maria. Al termine del pasto, Marta tirò fuori dalla borsa un biberon. E annunciò di aspettare un bambino. La felicità fu immensa per loro, chi desiderava una femminuccia, chi un maschietto. Durante la gravidanza aveva con sé tutta la parentela, pronta a darle una mano in caso d'aiuto. E nonostante i mesi che la separavano dal conoscere il suo primogenito, o la sua primogenita, si accorciavano sempre di più, non perse mai la passione per la cucina.
Trascorsero più o meno diciannove anni.Una ragazza dai lunghi capelli neri, stava seduta sul banco di scuola.Leggeva gli appunti appena scritti, dalla grafia pressoché illeggibile, perfino per lei.Suonò la ricreazione, e chiese al suo compagno di banco di portarle un tè alla pesca, giacché non poteva mangiare altro che quello e due mandarini, essendo a dieta. Lui le fece il gesto dei soldi.«Giusto! Perdonami. Te li do subito!» prese il borsellino, aprì il portamonete e prese un euro. Mentre riponeva il portafogli dentro lo zaino, cadde da esso una fototessera. Era Marta. Tra qualche settimana sarebbe stato l'anniversario della sua scomparsa.Perché quella ragazza col filo di eye-liner e mascara sugli occhi, era la figlia di Marta.Col passare degli anni, la somiglianza con sua madre divenne sempre più forte.Marta era volata in cielo qualche giorno dopo la nascita della sua primogenita, ma non era realmente morta.Lei viveva, e vive tutt'ora dentro i ricordi dei suoi cugini, dei suoi genitori, ed è una parte indissolubile che vive dentro sua figlia.Non era di certo una persona famosa, una cantante, o un'attrice, era una persona comune, come la maggior parte di noi...Ha condotto una vita normale, una vita che le è stata strappata a neanche ventotto anni.Questa era Marta, una persona comune, ma talmente straordinaria dall'aver lasciato solo buoni ricordi nei cuori di chi ha avuto il privilegio di conoscerla.
Ciao, mamma...

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