Mame si guardava intorno. Vedeva gambe camminare su marciapiedi, spalle passare accanto a lampioni accesi, mani infilarsi nelle tasche calde. Vedeva cappelli sopra teste e respiri bianchi condensati nell'aria della nuova stagione.
Aspettava con ansia che il suo colore preferito, il bianco, coprisse la città.Il bianco era bello, per Mame. Il bianco era un punto di partenza, sul bianco si poteva scrivere, oppure disegnare, inventare cose nuove. Si potevano comunicare assenza o pienezza, felicità o sconforto. Il bianco comunicava.
Mame chiuse gli occhi, in mezzo al marciapiede. La gente le passava accanto stupita, ma nessuno si fermava ad osservarla. Poi riaprì gli occhi e vide ancora le stesse gambe, gli stessi nasi infreddoliti e le stessa giacche pesanti.
Non sapeva perché aveva dovuto soddisfare quel bisogno, forse aveva voluto cancellare tutti i colori di quella via del centro per avere un foglio bianco dove i suoi occhi avrebbero potuto ridipingerli, stupendosi come alla prima vista. E quindi prima veniva il blu del buio rischiarato dalle luci gialle e poi le insegne rosse dei ristoranti e l'azzurro dei cappotti e poi anche il bianco. Il bianco della Luna, che pian piano, silenziosamente, iniziò a sbriciolarsi e a cadere in freddi fiocchi sui cappelli, sui nasi e sui tetti degli edifici.
Mame rise di gioia, da sola, in mezzo al suo bianco.
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Watercolor Words
Short StoryUna raccolta di storie brevi, ispirate ai colori, che raccontano attimi di vite anonime. Idea e coproduzione: @_nene7775_ (andate a fare un saltino sul suo profilo thanks)