Capitolo dodicesimo. Cosa intendi?

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Un'ondata di studenti era nella sala di attesa di fronte la segreteria. Altrettanti erano seduti sulle sedie blu poste lungo il corridoio. Io, arrivata in ritardo, mi ero aggiudicata il posto in piedi vicino al cesto della spazzatura. Cercai di non farci troppo caso. Adelaide non rispondeva alla serie di messaggi che le avevo inviato per vederci la mattina.
Pensavo che stesse dormendo, perché sicuramente aveva fatto le ore piccole con Luke. Li vedevo bene insieme, anche a lavoro si lanciavano delle occhiate ammalianti e trasognanti. Adorabili.
La segretaria era decisamente lenta quel giorno, infondo doveva semplicemente consegnare qualche ricevuta di iscrizione e libretto scolastico.
Sbuffai ad ogni movimento indeciso di quella donna. Anche le persone che aspettavano, sembravano spazientite.
"È tanto che aspetti?" azzardai a chiedere ad una ragazzina coi boccoli dorati che le sfioravano il collo.
Tirò su lo sguardo e i grandi occhiali e mi sorrise. "Sì, almeno mezz'ora!"
"Grandioso. Ti iscrivi?"
"Sì, ma di questo passo penso che rinuncerò!" ironizzò e sorridemmo ancora.
Feci qualche passo avanti e indietro per la vetrata per occupare tempo e sgranchire le gambe. Un messaggio mi tenne compagnia.
Adelaide: Diane, sto cercando parcheggio. Sono con Luke!
Finalmente, pensai.
Mi strinse in un abbraccio non appena mi vide, e io ricambiai.
"Ciao Diane." Luke mi stampò un bacio sulla guancia.
"Ehi."
"Santo cielo, amo la tua auto!"
"Grazie, è stato un regalo dei miei."
Adele mi strinse la mano e Luke mi diede una pacca sulla spalla.
"L'ho comprata alla concessionaria appena fuori città. Sai, il fratello di Douglas."
"Che cosa?!" emise un urlo sonoro.
"Adele, accidenti. Abbassa la voce! Beh, Douglas è venuto a svegliarmi qualche giorno fa, siamo usciti e poi mi ha portato a comprare l'auto."
Mi mostrai orgogliosa.
"Quindi ha lasciato Valerie Harrison alias giornalista-non-troppo-vera?"
"No, non c'è niente tra di noi. Non siamo nemmeno amici. Non voglio una relazione, lo sapete." li guardai intimorita.
I due mi fissavano come se avessi parlato in cinese.
"Oh" esclamò Adele con gli occhi luminosi. "Beh... Hai visite."
La squadrai e un leggero tocco di dita si posò sul mio cardigan blu.
Mi voltai di scatto e notai subito la sua espressione rilassata e compiaciuta.
"Ciao Diane."  si ricompose immediatamente.
"Ciao ragazzi."
"Ehi." lo salutarono in coro.
"Che fai qui?" chiesi, sorridendogli.
"Valerie mi ha spedito per ritirare il suo discorso. L'hanno plastificato."
"Notevole."
"Disgustoso." Luke tappò di colpo la bocca di Adele e si congedarono.
"Perdonala, la Harrison non le va a genio."
"Nemmeno a te?" mi guardò accigliato.
No e no, avrei voluto rispondere.
"Non la conosco, non posso giudicare."
"Notevole." rispose.

"Numero sedici, avanti!"
Oh, non sapevo nemmeno avessero messo a disposizione dei numeretti, mi portai le mani alla faccia, distrutta per l'attesa che mi spettava ancora.
Douglas mi guardò accigliato. "Ho un'idea." esordì.
A passo svelto si diresse verso la segreteria, così lo seguii.
Notai con piacere il suo abbigliamento diverso dal solito, ma pur sempre elegante. Una polo bianca latte e i jeans scuri, esaltavano il suo fisico atletico e il suo un metro e ottantatré inoltrato di altezza.
"Perché mi guardi così?" si fece serio.
"N-no niente."
Mi fece segno di avvicinarmi.
"Cosa ti serve cara?" La segretaria mi guardò con dolcezza.
"Oh, lei è l'avvocato Miller, il futuro sposo della Harrison! Mi fa un autografo?"
Una ragazzina gli porse un diario.
"Al matrimonio non ci penso proprio, non mettere in giro voci del genere. Ecco il tuo autografo."
Io e la donna rimanemmo a sentire il colloquio tra i due, io fissai in cagnesco Douglas e mi sentii pervasa da un senso di rabbia. Che fosse gelosia?
"Dicevo, il libretto scolastico. Sono Diane Margaret Reed."
La donna si voltò e si diresse verso un archivio minuscolo.
Douglas rimase al mio fianco in silenzio.
"Tieni, cara."
"Grazie, arrivederci."
"Per te cosa posso fare?" esordì la segretaria guardando Douglas.

Mi diressi come una furia verso la mia auto cercando di non pensare a quello che aveva detto la ragazzina. Perché mai avrei dovuto stare dietro a un uomo fidanzato? Magari anche propenso al matrimonio. Non volevo alcun guaio.
Tirai indietro i miei capelli e riposi il libretto nella borsa a tracolla marrone.
Sul cellulare un messaggio di Adele diceva che sarebbero tornati l'indomani a causa della folla.
"Diane!" Lui mi chiamò.
Continuai a camminare dritta verso il parcheggio.
"Diane, Dio mio. Che ti prende?"
"A me niente, dottor Miller. Si goda la sua vita, non voglio avere guai né tanto meno crearne agli altri."
Mantenne le distanze, eppure sapeva benissimo come comportarsi con me...
Come se mi conoscesse da una vita.
Ripresi a camminare più lentamente, non ero sicura di voler mente andare veramente.
"Il problema è che mi sento sempre terribilmente agitato quando sono con te."
"Cosa intendi dire?"
Si avvicinò con cautela, come se fossi un toro in preda alla rabbia.
"Mi piaci tantissimo. Mi piaci da quando mi hai servito al tavolo, da quando ho visto i tuoi occhi. Non so mai come fare con te. Voglio allontanarmi da te, ma sconvolgi sempre i miei piani."
"È colpa mia?"
Sogghignò e senza vergogna mi prese il viso tra le mani.
"Ti sto dicendo che mi piaci e pensi sia colpa tua? No, non lo è. Non riesco a smettere di starti lontano."
"Sei fidanzato, Miller." Abbassai lo sguardo.
"No, guardami. Valerie non è più la mia fidanzata da tempo. Stiamo insieme per soldi. Commetterò errori ma desidero averti al mio fianco."
"Douglas..." Mi morsi un labbro. "Ci conosciamo appena."
"Facciamolo. Conosciamoci. Vieni con me nella mia casa al lago."
"Cosa? Quando?"
"Domani."
Accettai e un sorriso comparve sul suo volto. Immersa praticamente nei suoi occhi mi resi conto di provare di più... Molto di più.
"Diane... Non sai quanta voglia ho di baciarti."
Si avvicinò al mio viso di più, sentivo il suo respiro caldo sul mio naso, sulle mie guance, sulla mia bocca.
Tracciò soavemente un cerchio col naso sulla mia bocca, il mio respiro si fece irregolare e lui se ne accorse.
"Mi hai fatto diventare completamente pazzo di te."

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