Capitolo 4

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Dopo averla servita, mi disse un semplice "grazie" e se ne andó.

Niente di che.

Con il suo solito sguardo serio, da prenderla a schiaffi.

Mentre servivo i clienti che arrivavano, mi sentivo osservata...

... da lei.

"Che cazzo guarda? Non ha mai visto cosa fa una prostituta durante il giorno?" continuavo a pensare.

Quando se ne andó, tirai un sospiro di sollievo.

Rimase a quel tavolo per quasi due ore, con la sua solita amica, bevendo caffè come se fosse acqua.

Discuteva con lei, e si girava spesso a guardare cosa facevo.

Alla fine del mio turno diedi il cambio alla ragazza dopo di me, e mi avviai da Dinah, per andare da Austin.


Come al solito, nessuno mi aveva prenotata... ma Dinah sì.

<< Complimenti! Questo cliente ha letto il tuo profilo e ha scelto subito te! Starai da lui per due ore precise... mi raccomando, tesoro, soddisfalo in tutto ció che ti chiede >>

Poi si rivolse a me.

<< Te, puttanella, per strada. Solita via di ieri >>

Mi diede una pacca sul sedere e mi fece andare.

Salutai Dinah, mi raccomandai con lei e le augurai buona fortuna.

Venendo prenotate guadagnavi di piú, e io non aspettavo altro.

Se avessi avuto più soldi, avrei avuto meno tempo da passare per la strada.

Ma mi spaventava molto l'idea di essere prenotata da uno sconosciuto pervertito...

La mia mente era affollata dai pensieri piú brutti e piú traumatizzanti che il mio subconscio potesse creare.

Mi prese un momento d'angoscia, ma riuscii a farmelo passare subito.

Dovevo essere attiva per quella notte.

Rimasi nella stessa posizione per ore e ore, sul marciapiede.

L'unica cosa per cui mi pagarono fu per un semplice bocchino.

"Questa sera va davvero male" pensai.

Le mie braccia erano incrociate sul petto, e iniziai a camminare in sù e in giù per riscaldarmi.

Dopo pochi minuti, si fermó davanti a me una macchina.

Aveva i vetri oscurati.

Non riuscii a vedere chi c'era dentro finchè il guidatore non abbassó il finestrino del passeggero.

La prima cosa che vidi fu una bella lunga chioma di capelli neri...

... poi il suo sguardo da schiaffi, e i suoi occhi meravigliosi.

I miei pensieri furono interrotti dalla voce maschile del guidatore.

Non era Micheal.

<< Ehi >> disse con voce roca, guardandomi dalla testa ai piedi.

Poi si rivolse a Lauren.

<< È questa la toietta di cui parlava Micheal? >>

Lei sbuffó.

<< Smetti di chiamarla cosí >>

"Oh, Gesù, grazie"

<< Oh, scusa se è il loro nome >>

<< Si chiamano "prostitute", cretino >>

Il ragazzo mimó quello che disse Lauren, facendo delle smorfie.

<< Vaffanculo >> rispose lei.

<< Bellezza, salta in macchina, stanotte ti diverti con me! >>

La ragazza scosse la testa, in segno di disapprovazione.

Io salii dentro, nel seggiolino dietro di lei.

Guardó bene il ragazzo che guidava.

Aveva il braccio destro completamente pieno di tatuaggi, e aveva un piercing sul sopracciglio.

<< Io mi chiamo Luke >> affermó con un tono giocherellone.

<< Camila >> provai a dire con tutta la fermezza che avevo in corpo.

<< Hai appena 18 anni... sei la puttana piú giovane che io conosca >>

Sospirai e annuii.

<< Ti deve piacere davvero tanto il cazzo per fare questo lavoro >> esclamó ridendo.

Lauren le tiró un pugno sulla spalla.

<< Quanto sei scortese... >>


Arrivati a casa di Luke, salí anche Lauren.

Lei si fiondó sul divano, mentre il ragazzo mi prese per i fianchi e mi portó in camera sua.

<< Fai la brava, sorellina >>

"Sorellina? Cosa?!"

<< Vaffanculo, puttaniere che non sei altro >>

<< Ti voglio bene anch'io >>

Mentre andavamo in camera, si sentì in sottofondo la voce di Lauren.

<< Non fare casino >> urló.

<< Dillo a lei... è lei che urlerà di piacere >> rispose.


Non fu chissà che gran cosa.

Non era neanche ben dotato, sinceramente.

Lui si addormentó, mentre io presi la borsa e mi rivestii.

Arrivata in sala, trovai Lauren.

Appena mi vide posó il libro che stava leggendo, si alzó dal divano e venne verso di me.

Quella vicinanza mi fece diventare nervosa.

Tiró fuori dal portafoglio i soldi, e me li porse.

<< Ecco quí... >> mormoró.

Mentre mi avviai verso la porta, la sua voce mi fece girare.

<< Fingi bene >>

Rimasi spiazzata.

Non parlai... non dissi nulla, perchè non uscì niente.

<< Fingi bene un orgasmo >> specificó, vedendo il mio sguardo impaurito.

"Wow... se n'è accorta"

<< Tranquilla, so che mio fratello non è messo bene là sotto >>

Mi porse un sorriso, che fece sorridere anche me.

Annuii, sempre senza dire niente, e uscii da quella casa.

Arrivata all'aria aperta, riniziai a respirare e battere il cuore correttamente.

"Santo cielo, che sorriso"


H.O.PDove le storie prendono vita. Scoprilo ora