Capitolo tredicesimo. Cosa stai aspettando?

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Scossi la testa ripensando a quello che mi aveva detto Douglas il giorno prima. Sulla mia faccia era stampato un sorriso da ebete e quando andai in cucina a fare colazione, mia madre se ne accorse.
"Sembri felice stamattina." Notò.
Le rivolsi un sorrisetto compiaciuto. "Beh, sì. Ah, dimenticavo. Non aspettarmi per pranzo..."
"Dove vai?" Chiese riponendo i piatti dalla lavastoviglie alla credenza.
"Al lago."
"Al lago? Sul serio? Dista almeno trecento chilometri da qui. Con chi andresti?"
L'ultima domanda mi colpì, ma avrei dovuto sapere che l'avrebbe chiesto.
"C-con Adelaide." abbassai lo sguardo.
"Non mentire, non esci se non me lo dici."
"Douglas mi ha invitata."
Mi fissò per qualche istante. "Quello è un uomo e tu una ragazzina, che ti sei messa in testa? Credi davvero che si accontenti di una relazione fatta di rose? Per non parlare del ruolo che ha nella nostra vita, è il nostro avvocato." disse alzando di qualche decibel la voce.
"Come se ti importasse..." bofonchiai.
"Cos'hai da dire a riguardo?"
In quel momento esplosi. "C'è che so dei tuoi tradimenti a papà. Se ti fosse interessato andare a fondo alla questione, ci saresti tu dall'avvocato almeno una volta a settimana!"
Rimaste basita e chiuse gli occhi.
"Billy mi ha detto che ti rendeva felice, non hai saputo apprezzarlo."
"Passava molto tempo fuori casa e un uomo riusciva a colmare metà della sua assenza."
"Metà?"
"Metà. Non sono mai stata a letto con nessuno al di fuori di tuo padre. Era una semplice amicizia, lui riusciva a vedere il marcio in tutto. La verità è che mi sentivo incredibilmente sola."
Prese fiato e poi mi guardò. "Non l'ho tradito."
La mia mente si rifece all'episodio di qualche settimana fa, in cui avevo sorpreso Hudson a casa mia.
"Ti frequenti con qualcuno, adesso? Non c'è nulla di male."
"Mi vedo spesso con un uomo, mi è accanto in questo momento. Non credere di essere l'unica a soffrire."
Guardai l'orario. "Lo so. Sarà piuttosto lunga. Mamma, posso andare? Tra poco sarà qui."
Annuì.
Tornai in sala dopo un quarto d'ora e poggiai la tracolla marrone sullo sgabello. "Come sto?"
Mi squadrò. "Papà ti portava sempre al lago. Sai benissimo che fa freddino, portati qualcosa di pesante."
Aggiunsi alla maglia bianca una felpa violetta, sistemai i denim  e tornai di la.
"Ho messo delle cose nella tua borsa. Metà mente di mamma e metà di papà."
Preservativi e spray al peperoncino. "Lasciami indovinare di chi è l'idea dei preservativi."
"Bisogna essere pronti."
Suonò il campanello e sentivo le mie gambe cedere.
"Vai." Mi intimò lei.
"Ciao." se gli sguardi potessero uccidere, questo ragazzo aveva segnato la mia morte da tempo.
"Ehi, entra. Si gela."
"Ciao Douglas."
"Salve, signora Reed. Mi dispiace non aver avvisato prima... Volevo portare Diane al lago, ho una casa."
"Una casa? Grandioso! Beh, divertitevi."

"Mi mancava portarti in macchina. Da quando hai la tua mi dispiace non essere il tuo autista." mi sorrise malizioso.
"Miller, siamo in fase conoscenza. Occhi sulla strada."
Corrucciò la fronte. "Che scusa hai inventato?"
"Non ho bisogno di nessuna scusa." rispose serio.
"D'accordo, scusami."
"Abbiamo altre due ore e venti di viaggio. Metti su qualcosa?" disse indicando la radio.
Al primo canale radio dove non fosse presente pubblicità mi fermai. "La conosco." esordii come se avessi appena risposto ad una domanda di storia.
"Ah si?"
"È Ed Sheeran, Thinking out loud."
"Mi piace."
Armeggiai alla radio per metà del tempo e lo presi in giro perché non aveva idea di come si utilizzasse, visto che non la accendeva mai.
"Bene, eccoci." accostò emozionato ad una casa moderna in mattoncini marroni e bianchi.
"È la tua casa?"
La ammirai in ogni angolo, era perfetta.
"Sì."
L'entrata principale aveva come vista la riva del lago, affascinante.
"Il bello è anche dentro, vieni."
La casa, completamente in stile rustico, dava vita ad un modesto soggiorno con un paio di poltrone e un divano, poste su un grande tappeto. Dietro c'erano un tavolo con quattro sedie, sulle pareti erano affissi una manciata di quadri ottocenteschi e sulle finestre grandi, c'erano delle tende bianco perla.
Mi guidò per ogni stanza e restai a bocca aperta ogni volta.
Provai un senso di gelosia guardando il letto matrimoniale e un cassettone con sopra dei fiori freschi.
Si mise dietro di me è mi scostò i capelli dietro l'orecchio. "Lei non sa nemmeno di questa casa."
"Vai a rinfrescarti, preparo da mangiare."
Restai in bagno per circa venti minuti. Incredibile come era curato alla perfezione ogni angolo. Mi misi altro profumo, respirai a fondo. Ero in casa con Douglas, la sua casa.
"Che c'è di buono?" dissi avvicinandomi senza instaurare un rapporto fisico.
"Pasta al pomodoro e cotolette. Sono il re della pasta al pomodoro." pavoneggiò.
"Bene, allora non morirò intossicata."
Era strabiliante come sapesse fare tante cose e come queste gli riuscissero bene.
Mangiammo tantissimo, mi sentivo esplodere. Douglas aveva cucinato per dieci famiglie.
Quando fuori sentimmo i tuoni, lui si allarmò.
"Non può essere, non siamo nemmeno arrivati!" si lamentò.
Per le quattro ore successive non spiovve e lui prese la situazione in mano.
"Restiamo qui."
"Cosa? Douglas non posso, devo lavorare domani."
"Per il pomeriggio saremo a Roseville, tranquilla."
"Santo cielo."
Mi portai le mani al viso.
Lui si inginocchiò davanti a me. "Diane è solo pioggia, vieni, sediamoci sul divano. Avvisa tua madre."
A malincuore mandai un messaggio per tranquillizzare mia madre, sperando non sarebbe andata su tutte le furie.
"Vuoi da mangiare?" chiesi, "devo distrarmi. La pioggia inconsistente mi rimanda alla sera in cui mio padre era..."
"C'è del burro di arachidi nella dispensa a destra. Il pane nel ripiano sopra." mi fece l'occhiolino.
Distrattamente mi tagliai l'indice con il coltello.
"Maledizione." sussurrai.
"Douglas, la carta assorbente dov'è?"
chiesi mentre lasciavo immergere il dito nell'acqua fredda.
Aprì qualche dispensa. "Non c'è."
"Ho i fazzoletti nella borsa."
Quando me li porse, sorrise imbarazzato.
"Grazie."
"Sei un disastro." scherzò.
Mi parlò a fondo della sua relazione con Valerie.
"I miei genitori l'hanno conosciuta e sin dal primo momento l'hanno rifiutata. A volte la fama non è tutto."
Anche a cena mi raccontò di lei, gli serviva sfogarsi.
"E della tua famiglia che mi dici?"
"Oh" esclamò ingoiando un pezzo di carne, "sono molto legato a loro. Mia madre cucina benissimo. I miei fratelli beh... Uno l'hai conosciuto, ha ventotto anni, e Nathan venti. Conosci anche mio padre, per cui..."
"Siete una bella famiglia."
"Sono soddisfatto, sì."

"Davvero, dormi in camera tua. A me il divano va benissimo."
"Non se ne parla, poi io soffro d'insonnia. Resto a guardare la tv."
Fui costretta ad accettare, dormii nella sua stanza. I cuscini avevano lo stesso odore dei suoi vestiti e respirai a fondo.

La pioggia non cessò e non cessò nemmeno il desiderio di vedere Douglas.
Pensai di andare in soggiorno e se mi avesse chiesto qualcosa avrei risposto che stavo cercando il bagno.
Il parquet non fece brutti scherzi, restai sulla soglia ad ammirarlo mentre sonnecchiava con la tv ancora accesa ad un volume muto.
Mi avvicinai e gli sfiorai i capelli dolcemente e stampai un bacio su di essi.
Stavo osando troppo.
Aprì gli occhi e mi spaventò a morte. "Oh, che fai sveglia?"
"N-niente, cercavo il bagno."
Riuscii ad intravedere la sua espressione poco convinta grazie alla luce della tv.
"Vieni a dormire di la, manterremo le distanze."
Non se lo fece ripetere due volte, sdraiati vicini ma lontani, mi sentivo in pace con me stessa. Io gli davo le spalle, lui invece non sembrava preoccuparsi e dormiva a pancia in su.
"Credevi davvero che ti volessi in quel modo?"
Mi girai e lo guardai con aria interrogativa.
"Beh ho visto nella tua borsa il controsenso umano. Preservativi e spray. Della serie prima mi affido a te e poi ti colpisco o viceversa?"
"Oh, non farci caso. Era un gioco con mia madre."
"Bene, perché io non uso preservativi."
"Douglas!"
Scoppiò a ridere. "Scherzo. Dipende."
Mi uccise.
"Prometto che non farò niente se non abbracciarti."
Si voltò leggermente e protese le braccia verso di me.
"Cosa stai aspettando?"
Dormimmo così, abbracciati per tutta la notte.
E pensai che non c'era intimità migliore di quella.

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