~4.

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"RAGAZZI È ARRIVATA LA PIZZA, SCENDETE!"-urlò Patrik dal piano di sotto.

Non avevo per niente voglia di andare di sotto e cenare con Dylan come se niente fosse successo. Quel ragazzo mi faceva paura.
Rimasi stessa sul letto indecisa se alzarmi o no, poi controvoglia mi alzai, mi avvicinai alla porta, presi un respiro profondo e l'aprì.
Scesi le scale in fretta e furia e mi fiondai in cucina.

La tavola era apparecchiata e c'erano già le pizze sopra, ce n'erano solo 4.

"Solo 4 pizze? Christian non mangia?"-chiesi a mia madre.

"No, è Dylan che non mangia.. è uscito con i suoi amici e solo Dio sa dove può essere.."-disse Patrik preoccupato. Mia madre si avvicinò a Patrik e gli accarezzò la schiena per tranquillizzarlo, lui sorrise e le baciò la testa.

Arrivó anche Christian e ci mettemmo a mangiare e a parlare del più e del meno.

"Allora pronti per domani e iniziare la nuova scuola?"-chiese Patrik a me e mio fratello.

Christian non rispose e continuò a mangiare la sua pizza in silenzio.

"Sono un po' agitata a dirla tutta.. Non conosco nessuno, sarà tutto nuovo."-dissi tesa.

"Stai tranquilla, una bella ragazza come te e gentile farà sicuramente amicizia subito! Non devi preoccuparti di questo."-mi disse Patrik sorridendo.

Sorrisi e spero veramente che sia così. Spero solo di trovare più amici qui.

La cena finì e ci mettemmo a guardare un film in salotto. Io andai a sedere sulla poltrona e incrociai le gambe. Christian era rientrato in camera sua appena finita la cena.

Si fecero le 11 p.m. e mia madre mi disse che dovevo andare a letto sennò non mi sarei alzata domani mattina.

Mi alzai dalla poltrona, baciai mi madre sulla guancia e salutai Patrik con la mano e andai dritta in camera.

Di Dylan ancora nessuna traccia. Meglio così.

Mi misi il pigiama e entrai sotto alle coperte e mi addormentai poco dopo.

Un forte rumore mi svegliò. Mi misi a sedere sul letto, ho sempre avuto paura dei ladri e il rumore proveniva dal piano di sotto. Il cuore iniziò a battermi forte per l'agitazione.

Sentì un imprecazione è quella voce era di Dylan. Guardai l'orologio sopra al comodino e segnava le 3:25 a.m.
Mi alzai dal letto, andai verso la porta e mi affacciai dal davanzale per vedere di sotto.

Quello che vidi fu solo un Dylan ubriaco che non stava in piedi e imprecava ogni volta che andava contro qualcosa. Alzai gli occhi al cielo e scesi di sotto.

"Che cazzo vuoi tu ora? Torna da dove sei venuta!"-era a 2 metri da me ma l'odore dell'alcol che aveva ingerito lo sentivo fin da qua.

"Hai bevuto?"-chiesi come se la risposta non fosse ovvia.

Lui rise.

"Non sono affari tuoi!"- disse girandosi ma andò a sbattere contro il divano e ci cadde sopra. Non potei a fare meno di ridere.

"Che cazzo hai da ridere?"-disse scontroso.

"Riderebbe chiunque dopo una scena del genere.. Hai ragione sei proprio divertente!"-dissi prendendolo in giro.

Tentò di alzarsi dal divano ma fallì miseramente e cadde in terra. Mi avvicinai per aiutarlo.

"Non ti avvicinare a me, non voglio avere nulla a che fare con te. Hai rovinato tutto.. La mia vita, la mia famiglia.. Tu.. Tua madre ha rovinato tutto! Non vi.. vi voglio in questa casa! S..Siete delle guasta famiglie!"

Dire che le sue parole mi ferirono è dire poco, mi uccisero letteralmente.

Mi allontanai da lui, iniziai a sentire gli occhi bruciare, segno che avrei pianto da lì a poco. Come può dare tutta la colpa a me? A mia madre?

Patrik e mia madre si sono incontrati dopo, dopo che entrambi avevano avuto il divorzio definitivo. Non mi piace l'idea di essere accusata di una cosa che non è colpa mia. Non l'accetto proprio.

"Io? Ma io che centro? Che centra mia madre in tutto questo? La colpa non è nostra!"

Dylan non disse niente, si tirò solamente su, ma non appena si mise in piedi barcollò nella mia direzione, stava per cadermi addosso ma lo presi al volo.

Mi guardo con quegli occhi marroni che mi uccisero, si tirò su e mi diede una spinta.

"Non mi devi toccare! Non voglio essere toccato da te.. Vattene! Non ho bisogno del tuo aiuto."-disse barcollando.

"Non ti reggi in piedi, fatti dare almeno una mano a portarti in camera!"-dissi prendendogli un braccio e mettendomelo attorno al collo.

"Non ho bisogno del tuo aiuto! Posso farcela da solo!"-disse cercando di togliere il braccio dalle mie spalle, ma lo strinsi più forte.

"Senti questa situazione non piace nemmeno a me, quindi stai zitto e muoviti.. Prima ti lascio in camera tua e prima smetto di toccarti!"-non mi rispose e si fece aiutare.

Per fare quelle scale non fu affatto semplice, lui dondolava a destra e a sinistra e diverse volte abbiamo rischiato di cadere, io già ho uno scarso equilibrio di mio, poi per reggere lui, che non è una piuma.. Non è affatto facile come situazione.

Finalmente dopo tanto riuscimmo a finirle e non vedevo l'ora di sbatterlo sul suo letto.. Aprì la porta di camera sua ed entrai con lui attaccato a me, lo accompagnai vicino al letto, tolsi il suo braccio dalle mie spalle e lui cadde a peso morto sul letto.

Sospirai, avevo una fiatone tremendo, nemmeno avessi corso la maratona.

Me ne tornai in camera ma prima di uscire del tutto da camera sua lui mi chiamò, mi voltai controvoglia, non avevo voglia di sentire altre offese nei miei confronti.

"Grazie.."-disse solamente.

Sorrisi, è la prima cosa gentile che mi ha detto da quando ho messo piede qui dentro.

Richiusi la porta ed entrai in camera mia.
Andai verso il letto e mi coprì fino sotto al naso. Quella sera faceva freddissimo e io stavo praticamente tremando. Ma non ci feci tanto caso, era troppo contenta per quella semplice parola che mi disse Dylan.
Un semplice 'grazie' ma per me vuol dire già tanto.

Mi addormentai con un sorriso in volto.

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Due capitoli in un giorno yeeeah.
Spero vi piaccia e ricordate che un commento è sempre gradito :)

My StepBrother.  // Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora