Prologo e angolo autore

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Prologo

Tredici anni prima...

Continuano a bussare alla porta.
Sprofondo ancora di più nel materasso, mi avvolgo stretta nelle coperte e sospiro, sognante.

Toc, toc, toc...

"Winter, giù da quel letto! Manca poco all'ora di pranzo e avrei bisogno di te."
É mia madre. I miei occhi si aprono all'improvviso, e resto senza fiato.

"Arrivo!" Dico con la voce ancora impastata dal sonno, mentre cerco disperatamente degli abiti da indossare per il pranzo della domenica.

Sento i passi della mamma allontanarsi e ne approfitto per precipitarmi in bagno; rinfrescandomi e lavandomi i denti. Ritorno in camera per rifare il letto e apro gli infissi, avvertendo subito l'aria frizzante di Gennaio.

Quando giungo in cucina, sistemando l'orlo del mio vestito viola, trovo mia madre piuttosto seccata.
Mi lancia un'occhiata ma non dice nulla. Anzi, vedo quasi morbidezza nel suo sguardo: si è addolcita, meno male.

"I tuoi capelli sono un disastro." Ridacchia, tirando poco dopo dalla tasca del suo grembiule a fiori, un elastico, il quale utilizza per fermare i miei capelli in una semplice treccia.

"Bene. Mi aiuti con l'arrosto? Sono un pò indietro e non vorrei turbare l'umore di tuo padre proprio oggi."
Annuii e l'aiutai come meglio potei, stando attenta a non sporcarmi il vestito.

Da qualche anno a questa parte, ho iniziato ad odiare la domenica: non si respira più quell'aria felice e spensierata di una volta.

La mamma é costantemente agitata e parla poco. I miei due fratelli: Aaron e Jared, passano poco tempo in casa, facendomi sentire sola.
Solitamente giocavamo insieme nel nostro giardino, ma è passato un bel pò di tempo da quando abbiamo perso questa abitudine...Ed io non ne so il motivo. Mi fa rabbia e tristezza al tempo stesso il fatto che nessuno dei due abbia intenzione di dirmelo.

"Ecco fatto, dobbiamo aspettare che si cuoci." Mamma mi destò dai miei pensieri, guardandomi dolcemente.
"La tavola è pronta?" mi chiede.

"Erm, no...Non spetta a Jay farlo?"
Lei mi guarda prima con rimprovero, poi socchiude gli occhi nocciola e anche se fa un sorrisetto tirato, capisco che non è realmente arrabbiata.

"Oggi lo sostituisci tu, d'accordo? Tuo fratello saprà ricambiarti il favore."

"Va bene."
E così mi misi all'opera. Ricordando tutto l'occorrente che serviva per mangiare; mi capitava spesso di guardare Jared mentre svolgeva la sua piccola 'mansione', perciò non ebbi molte difficoltà.

L'orologio con pendolo, situato nel nostro comodo e grande salotto, scoccò sulle tredici. Questo significava che mio padre sarebbe rincasato a breve...

"Sono tornato!"
Quando si dice: 'parli del diavolo e spuntano le corna.'

Papà fece ingresso nel salotto, dove io ero comodamente seduta sulla sua amata poltrona.
Sentii immediatamente il peso del suo sguardo sulla mia figura, il che mi portò a farmi piccola piccola e ad avvertire timore.

"Piccola, questo non è il tuo posto...Lo sai bene ."
Mi riprese, aggrottando le sopracciglia folte e scure.
Senza dire una parola, mi alzai e mi diressi verso la cucina, ma la presa brusca sulla mia spalla fece fermare ogni mio movimento.

"Abbassa l'orlo del vestito, Winter" scossa, feci quello che mi disse, costatando davvero che l'orlo del mio vestito era del tutto alzato. Dio, che vergogna.
La situazione era sempre più insolita, ma l'espressione di mio padre non aiutava di certo: sembrava tutto d'un tratto a corto di parole e mi fissava in modo inquietante.

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