Capitolo 37

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È con un messaggio che questa giornata ha inizio, un messaggio che aspettavo con ansia e che è arrivato mettendo fine alle mie paure.
Guardo attraverso le tende il sole già alto nel cielo nonostante l'ora, e sorrido pensando a come il mio desiderio espresso soffiando le candeline che componevano il numero quindici sulla torta del mio scorso compleanno sia la realtà esattamente un anno dopo.
Digito velocemente il Pin che fa illuminare il display del mio cellulare, e leggo ancora una volta il messaggio inviato da Mirko esattamente alle sei e venti di questa mattina.
"Vorrei essere lì per abbracciarti, ma aspetterò questo pomeriggio per farti i miei migliori auguri. Buon compleanno amore!"
Scuoto il capo, mentre un sorriso nasce spontaneamente sulle mie labbra per il modo inusuale con il quale mi ha chiamata e, seduta a gambe incrociate sul mio letto, digito la risposta, prima di guardare il grande specchio che decora la parete opposta. Mi alzo lentamente, avvicinandomi al mio riflesso e lascio andare un sospiro, felice per tutto quello che mi circonda.
Ho sedici anni, e in qualche modo oggi sento che qualche cosa in me è cambiata, così come in un solo anno è cambiata la mia vita.
«Auguri piccola mia!»
La porta chiusa della mia stanza si spalanca all'entrata di mio padre che mi stringe forte a sé suscitando una lieve risata da parte di mia madre ancora sulla soglia della porta, ma che mi raggiunge poco dopo dandomi un bacio sulla guancia e sussurrando un "buon compleanno" fra i miei capelli.
«Scendi giù, la colazione è pronta.»
Si allontanano dalla mia visuale, dopo avermi rivolto un sorriso, percorrendo velocemente l'elegante scala che separa la zona giorno dalle camere, ed io mi affretto a sistemare al meglio i miei capelli, prima di seguirli verso la cucina.
«Colazione in tuo onore!»
Mia madre agita le mani davanti a sé, per poi posizionare al centro del grande tavolo una torta al cioccolato sulla quale spicca la scritta "auguri" composta da Nutella e fiorellini di zucchero.
È la mia torta preferita, la torta che mi riporta indietro nel tempo fino alla mia infanzia, quando le mie labbra sporche di cioccolato e Nutella erano sempre un buon motivo per la realizzazione di filmini, ancora conservati gelosamente.
«Sei ancora sicura della tua festa?»
Rivolgo lo sguardo verso mio padre, posando la fetta di torta sul piattino bianco e argento, e guardo nei suoi occhi che mi scrutano con attenzione.
«Certo!»
Mio padre scrolla le spalle, per poi scambiare un'occhiata eloquente con sua moglie che mi fa roteare gli occhi al soffitto, sbuffando.
«Papà, ve l'ho già detto! Non voglio grandi festeggiamenti.»
«Ma una festa in casa non...»
La mano di mia madre si ferma sulla sua spalla, facendogli rivolgere l'attenzione al suo viso, corrucciato in un'espressione di dissenso.
Papà sbuffa e lascia ricadere lentamente le mani contro il tavolo.
«Se è quello che vuoi...»
Lascio andare un sospiro di sollievo, e sorrido soddisfatta, addentando nuovamente un pezzetto di torta.
«Grazie»
Mio padre annuisce, ancora poco convinto, al contrario di mia madre che forza un grande sorriso, tornando a sedersi difronte a me.
Fortunatamente l'argomento della conversazione si sposta sull'arrivo delle mie amiche, e la colazione procede tranquillamente.
Giulia e Martina saranno qui questo pomeriggio, e hanno tanto insistito per aiutarmi con l'organizzazione della festa.
Volevo un compleanno nuovo, un compleanno diverso da tutti quelli trascorsi, e quelli che sono diventati i miei più cari amici sono proprio ciò di cui ho bisogno per festeggiare al meglio questi miei 16 anni e quest'anno fantastico trascorso qui, in una nuova città, nella quale mi sono però subito sentita a casa. Saranno solamente Giulia e Martina a legarmi ai compleanni passati nella mia piccola cittadina d'origine, e devo ammettere che mi piace pensare di aver conservato un piccolo, ma grande, pezzetto della vita che mai avrei pensato di poter abbandonare.
Il telefono trilla, distogliendomi dai miei pensieri e offrendomi una scusa per sottrarmi agli sguardi dei miei che mi osservano sorridendo. Ho ormai fatto l'abitudine ai loro sguardi e alle loro attenzioni, è come se cercassero dei mutamenti istantanei in me, ma li ricordo da quando ne ho memoria ed è una cosa che con il passare degli anni ho imparato ad accettare, o forse, a tollerare.
Il cellulare continua a vibrare, posato sulla superficie morbida della mia trapunta blu, e si illumina mostrando il nome di Andrea sulla parte superiore dello schermo, seguito da un lungo e articolato messaggio, che leggo sorridendo.
La nostra amicizia si è rafforzata molto dopo il mio ritorno dalla Puglia, e attribuisco il merito anche al nuovo amore sbocciato fra lui e Clara, più raggiante che mai.
È stato un inverno lungo, proprio secondo le mie aspettative, ma ricco di divertimento e allegria. Un inverno che ho affrontato con gioia anche grazie a Mirko, con il quale sono stati presenti momenti di difficoltà, ma sempre superati al meglio, e che hanno fatto crescere sempre più la fiducia e l'amore fra noi.

Ho sempre fatto molta attenzione ai dettagli che caratterizzano un luogo, e di sicuro ciò che caratterizza un aeroporto è l'insieme di voci, urla, schiamazzi e risate di gente diversa, di lingua diversa... L'ho ormai capito bene, ed è una cosa che mi piace molto.
Mi sto guardando intorno, alla ricerca delle mie amiche, ma una voce alle mie spalle che chiama il mio nome mi fa capire che il mio sguardo è rivolto nella direzione sbagliata.
«Auguri chica!»
Il tono di voce squillante e allegro di Martina si sofferma sull'ultima vocale, allungandola, prima che le sue braccia mi stringano in un abbraccio al quale si aggiunge poi Giulia, che fa capolino da una gigantesca pila di valigie.
«Ops. Non volevo urlare»
La mia amica si allontana da me, portando le mani alla bocca, ma senza mascherare una risata divertita che contagia anche me.
«Ciao ragazze!»
La voce di mia madre, che ci guarda divertita, interrompe il nostro momento di plausibile euforia, e la sua mano mi invita ad indietreggiare mentre Giulia e Martina vengono salutate affettuosamente e le loro valigie portate in macchina.

«Lascia almeno che ti sistemi io i capelli!»
Martina si avvicina pericolosamente a me, con la piastra fra le mani e un sorriso furbo che curva le sue labbra.
È un tono che non ammette repliche, e questo lo so bene, come però so anche che ha una sola eccezione e fino a qualche tempo fa quella eccezione ero io, ma stare lontana da lei mi ha portato a perdere i riflessi e la velocità che avevo imparato a migliorare ogni volta sempre di più.
E mi ritrovo seduta sul mio letto, con in mano un enorme tubo di lacca che Martina ha appena tirato fuori dalla sua valigia, delle forcine sparpagliate sulle mie gambe, e un sospiro soddisfatto della mia amica che contrasta con il mio borbottio di disapprovazione quando due mani fredde coprono i miei occhi e capisco che anche Giulia e stata coinvolta. Sento i movimenti veloci delle sue mani, che accarezzano e muovono i miei capelli tirandoli verso l'alto e lasciandoli poi ricadere sulle mie spalle lasciate scoperte dalla scollatura del vestito. Le mani di Giulia abbandonano lentamente il mio viso, e un urlo euforico di Martina raggiunge le mie orecchie quando porto una mano verso i miei capelli, passando le dita fra di essi lentamente.
«Allora? Come ti sembrano?»
Sorrido involontariamente osservando le morbide onde che seguono il profilo delle spalle e raggiungono la cintura in stoffa stretta intorno alla vita.
«Sono bellissimi!»
«Sapevo che ti sarebbero piaciuti»
Martina mi sorride, osservando il suo ottimo lavoro, ed io mi alzo avvicinandomi allo specchio, per poi avvolgere la mia amica in un forte abbraccio.
Sento il trillo del citofono un attimo dopo aver regolato la cinturina che decora le mie scarpe, e do un'ultima occhiata alla mia figura allo specchio, mentre i passi veloci di mia madre risuonano nel corridoio e la porta si apre cigolando. Sto per far scattare la chiave nella toppa e raggiungere mia madre, ma vengo fermata da Giulia che mima un "no" con le labbra, facendomi capire di non essere ancora pronta per la festa. Avvicino quindi l'orecchio alla porta e non faccio fatica a riconoscere la risata imbarazzata del mio ragazzo tra le parole di mia madre.
Sento lo scricchiolio delle scale in legno, causato da passi frettolosi e, non appena schiudo la porta facendo sbucare il capo stando attenta a non mostrare le mie amiche ancora in fase di preparativi, i miei occhi si scontrano con uno sguardo luminoso, e la mano di Mirko trova e prende la mia, poggiata allo stipite della porta.
«Auguri Mari»
Mi abbraccia dondolando il mio corpo lentamente, prima di avvicinare le sue labbra alle mie e lasciarmi un dolce bacio, interrotto però dal rumore sordo della porta dietro di me che si apre velocemente incontrando il muro come ostacolo.
«Oh, scusate»
Giulia sgrana gli occhi imbarazzata, e le sue mani percorrono nervosamente l'orlo della camicia blu.
«Non sapevo che foste qui»
Mirko accenna un sorriso e agita la mano in segno di saluto, per poi tornare a stringere le mie dita fra le sue.
«Tranquilla, sarà meglio andare di sotto.»
Giulia annuisce, e ci precede nel raggiungere mia madre lasciando a Mirko il tempo per osservare il mio vestito e sussurrare un veloce "sei bellissima" che mi fa arrossire, prima che il citofono trilli di nuovo annunciando l'arrivo del primo invitato, al quale seguono tutti gli altri dando finalmente inizio alla festa.

Osservo i capelli di Clara ondeggiare, mentre lei scuote il capo seguendo il ritmo della musica, e ascolto felice le novità degli ultimi giorni finché una mano si posa sulla mia spalla accarezzandola lievemente, e facendo sorridere la mia amica che si allontana saltellando ed intonando le note della canzone di sottofondo.
«Non credi che qui ci sia troppa confusione?»
Mirko si guarda intorno, per poi storcere le labbra in una smorfia infastidita quando io scrollo le spalle.
Guarda la porta d'ingresso ed un sorriso si fa strada sul suo volto.
«Vieni con me!»

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