1. Regina

113 7 0
                                    


Potevamo iniziare il nostro racconto scrivendo "C'era una volta in un regno lontano..." Ma non inizieremo così la nostra storia, questa è più che una semplice storia, la magia l'ha resa vera. Quindi inizieremo con un...

Era fine estate nel regno della Foresta Incantata, una fine estate davvero strana in vero. Nessuno, nemmeno il più potente mago di tutti i tempi avrebbe potuto prevedere cosa di lì a poco sarebbe accaduto. Erano passati ormai anni da quando Regina era salita al trono nella Foresta, ogni essere, animale o vegetale nel regno sottostava al suo volere, eppure in cuor suo sentiva di non avere nulla. Passeggiava nel palazzo quel giorno, nella sala degli arazzi e si domandò improvvisamente cosa mancasse nella sua vita da farla sentire così incompleta. Regina era una donna forte e determinata, aveva ceduto poche volte al volere altrui, ma solo per convenienza. Aveva i capelli color pece, la carnagione candida e grandi occhi corvini , che talvolta, per inspiegabile magia, divenivano color dell'oro. Amava vestire regale, come se i vestiti potessero esternare la sua interna regalità. Non molto alta, ma non era di certo l'altezza a tradirla, aveva un fisico longilineo e perfetto, quasi invidiabile e, anche se non era la più bella del reame, era di certo una donna con un vasto seguito, forse per il suo immenso potere, o per il suo carisma, o per i suoi soldi, fatto sta che era amata e rispettata da tutti. Passeggiava e pensava. Cosa mai le mancava? I sudditi la temevano e veneravano ma le mancava la cosa più importante, tuttavia ora non riusciva a capire cosa. Era la figlia del re più famoso di tutti i tempi, Mida. Suo padre era capace di tramutare ogni oggetto in oro, ogni singola cosa al suo solo tocco diventava della lega metallica più preziosa al mondo. Non era da vedere solo come un bene, non aveva mai avuto la possibilità di abbracciare o sfiorare la figlia per paura di perderla. Sua madre, la regina Marian, era una donna buona e gentile con il popolo, anch'essa non aveva mai potuto sfiorare il marito, per questo Regina non era la loro figlia naturale. Era stata portata sul ciglio del palazzo da una tempesta magica, un tifone rosso porpora dalla potenza colossale, anni orsono. Erano morti entrambi ora, la regina aveva contratto una gravissima forma di Peste e il marito per renderla felice le concesse prima della morte una notte insieme, subito dopo distrutto dal dolore tocco lui stesso il suo cuore, tramutandolo in oro. Avevano lasciato il regno nelle sue mani impregnate di nero potere sin dalla nascita. Si fermò di colpo nella sala del trono, si sedette sul regale dorato appartenuto in precedenza a suo padre e si mise a scrutare aldilà della porta di ingresso. La sala forse era una delle più spoglie dell'intero castello, il re ci teneva a far vedere al popolo la sua umiltà che andava oltre il suo potere. Aveva le pareti e il soffitto in legno chiaro, si potevano notare le venature tipiche di un faggio delle terre del nord. Era illuminata con una grande finestra alle spalle dei troni. Era completamente in vetro soffiato, con raffigurato lo stemma del regno e intorno ad esso parte della discendenza, che poi continuava lungo le pareti alte della sala. Lasciava penetrare una grande quantità di luce che in primo piano andava a illuminare i due troni regali posti al centro. Il primo, quello prima del re e ora di Regina, era un trono d'oro ornato da pietre preziose raccolte dai nani dentro le miniere a sud, e il secondo, della madre, in bronzo battuto avente la forma di una nuvola candida. Appesi alle pareti non vi erano numerosi arazzi in vero, solo qualcuno qua e là raffigurante atti eroici degli antenati, ma nulla di più spoglio si era mai visto all'interno di una regia di quel calibro. Eppure Regina si concentrava nel guardare fuori dalla porta di ferro che divideva la sala dall'atrio Nord. Vide passare un servitore e lo chiamò a gran voce. Non lo chiamò per dargli ordini, ma per avere qualcuno con cui rivolgere anche una singola parola. Gli chiese quale fosse il suo nome e gli rispose di chiamarsi Lancillotto. Era un uomo forte, capelli castani chiari con due occhi scuri penetranti. Aveva un sorriso contagioso e una risata così amabile. Era alto per Regina, ma a lei piaceva, non sapeva perche ma le sarebbe piaciuto davvero mettersi in punta di piedi per baciarlo ... .No! Un pensiero del genere non poteva esistere nella mente di una regale, soprattutto con un servitore. Regina gli chiese quale fosse il suo compito nel castello, era lo stalliere, si occupava dei cavalli reali e aveva il compito di istruire un eventuale e futuro principino o principessina all'andare su questi. Lancillotto la portò nelle scuderie per mostrarle il suo "Mondo", Regina non poteva essere più felice, non faceva caso all'odore pungente che non era adatto di certo all'olfatto di una donna come lei, anche se il giovane le chiese più volte umilmente scusa di questo. No, lei aveva attenzioni solo per lui. La stanza era ben tenuta ma mostrava comunque i segni dell'uso che se ne faceva. Era completamente in legno con quattro box per contenere gli equini. Regina si abbasso per raccogliere un filo di paglia di modo da poterne memorizzare l'aroma. Lancillotto aprì di colpo la porta di un box colpendola, e lei cadde a terrà fra la paglia. Iniziò a sentirsi terrorizzato dall'idea che la regina potesse vendicarsi, ma così non fu. Regina si alzò, lo guardò con occhi dolci e gli disse di stare tranquillo e che stava bene. Continuarono a passeggiare e parlare fino alla sera, al calar del sole si salutarono con un inchino che sapeva di informale e tornarono ognuno nella rispettiva dimora. Come primo incontro andò in maniera alquanto strana. Regina senti un grandissimo potere nel suo cuore, non aveva idea di cosa fosse, non aveva mai provato una cosa del genere, magia bianca le aveva toccato la pelle e non le aveva fatto male. Andò a dormire in quanto era davvero stanca ma si addormentò con il sorriso e la speranza che l'indomani si sarebbero potuti rivedere.

C'era una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora