La ragazza del martedì Pt.2

61 1 1
                                    

Mi sveglio, è tremendamente presto. E' passata una settimana da quando l'ho vista. In casa regna il silenzio, Riccardo si è addormentato nella camera dei nostri genitori, Matteo con un fumetto sul viso. Vado in bagno, cerco di non far rumore, lavo il viso, mi guardo allo specchio, la solita faccia. Lego i dread, fa troppo caldo, gli occhi sono gonfi, nonostante io non abbia sonno. Torno in camera, mi vesto. Scelgo la solita maglietta, pulita ma non stirata, i soliti pantaloni, non metto le scarpe, opto per le infradito. Scendo per fare colazione, scrivo ai miei che sono uscito, tornerò per cena. Fuori il cielo è già luminoso, prendo la bicicletta e mi dirigo verso la spiaggia. Non c'è quasi nessuno, meglio così! Poso la bicicletta al Neri, lo stabilimento del mio amico Alessio. Inizio a camminare, finchè la spiaggia non si riempie di bagnati e allora c'è troppa gente e devo andar via. Mentre prendo la bicicletta incontro Ale con la ragazza, è una tipa simpatica ma scordo sempre il suo nome. "Bella Ale" "Bella Gio! Ehy è una settimana che non ti fai vivo, hai una brutta cera, tutto ok?" Non so cosa dirgli non mi va di raccontargli di Lei, quindi fingo di non sapere di cosa stesse parlando. "No tutto ok, ho solo avuto una settimana piena" "Non me la bevo, sei un pessimo bugiardo, oggi pomeriggio vieni a casa mia verso le cinque, vengono tutti, ci facciamo una partita alla play e ci beviamo una birra!" perchè no, dopo tutto è una settimana che non li vedo "Certo che ci vengo, prendo l'auto alle quattro e poi vengo a casa tua!" Prendo la bici e vado da Sofia, si è ficcata nell'ennesimo casino è meglio che vada a tirarla fuori.

Non ho molta fame, penso che non pranzerò, mi fermo ad una fontanella e bevo come se non vedessi acqua da giorni. Guardo il cellulare, sono già le tre, ho giusto il tempo di passare a casa e prendere qualcosa per stanotte, non vorrei morire dal freddo. La casa è vuota, non c'è davvero nessuno, fa strano vederla così, prendo la prima giacca che mi capita a tiro ed esco per prendere l'auto. Lo vedo da lontano, inizio a correre. Salgo con il fiato corto, so che dico sempre che dovrei smettere di fumare ma so anche che non lo farò. Mi siedo nei posti a quattro e di fianco a me c'é un signore anziano, avrà almeno settan'anni, dalle sue mani noto la pelle scura e tirata di chi ha lavorato tanto, guardo le mie, le dita piene di calli a causa della chitarra. Decido di cambiare posto, in modo da guardarlo in faccia, magari iniziare una conversazione. Appena mi siedo noto qualcosa, non vorrei sbagliarmi... É passata una settimana da quando l'ho vista, stessa tratta, stesso giorno, stessa ora, stesso posto. Non mi sono sbagliato, è proprio lei! Come non riconoscere quegli occhi, quei capelli castani arruffati, come se si fosse appena svegliata. Mi sta guardando, ricambio il suo sguardo, ora siamo solo io e lei, l'uno per l'altra in un eterno sguardo che vale più di mille parole. Sono stregato, non riesco a staccarmi da quello sguardo, nulla puó sollevarmi da quello stato di beatitudine, o almeno cosí pensavo.
L'autobus si ferma, qualcuno aveva prenotato la fermata. Lei si volta, guarda il finestrino, prende la sua borsa e corre verso l'uscita e proprio mentre passava al mio fianco faccio giusto in tempo a dirle "Ciao."

Storie in disordineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora