Permettimi di aiutarti

190 27 11
                                    

La notte volò ed iniziò un nuovo giorno.

Federico si era appena svegliato, quando sente qualcuno che le corre da dietro... «Giornooo!». Era Emily. Gli saltò addosso da dietro, aggrappandosi al collo impedendo a Federico di respirare. «G-Giorn-no» disse il ragazzo, quasi senza respiro. «Tuuutto bene?» disse la ragazza euforicamente. «Diciamo di si, e tu? Come stai?» rispose il ragazzo, anche se non era del tutto a posto, visto che fino a due secondi fa stava soffocando delle braccia della ragazza. «Sono abbastanza stanca... ho pianto tutta la notte...» risponde Emily, ma subito dopo arruffa i capelli, con entrambe le mani, a Federico e continua: «Ma è tutto okay». Federico diventò all'improvviso e preoccupato e, senza pensarci su troppo, le domandò: «Ma... sicura?». La ragazza, ormai consapevole di dove voleva andare a parare il ragazzo, rispose subito: «Ma ceeeerto!» dandogli una pacca molto forte alla schiena. Federico, all'impatto, strinse i denti dal dolore e, guardandola, disse: «Ne sono felice» con un espressione da pervertito. Emily, dopo tolto lo sguardo disgustato da Federico, disse: «Bene, io ora devo andare a lavoro, ci vediamo». Dopo la parola "ci vediamo", il ragazzo si rattristò molto, significava essere solo per tutta la giornata. «Ohw, va bene...» disse il ragazzo, fissando ormai il pavimento dallo sconforto. Appena l'ultimo sguardo di Emily verso Federico si sciolse, la ragazza saltellò via verso il lavoro.

Arrivò finalmente la sera, ovvero la speranza per Federico di rivedere la sua bellissima "coinquilina".

Emily tornò dal lavoro, con la sua divisa da maid* che usa per lavorare. «Buonaseraa!» quasi urla nella stanza, ma c'era così silenzio che fra poco diventava eco. Inizia a cercare Federico, quando lo trova che sonnecchia nel divano. «Oooohw! Che cucciolo!» esclamò. Sorrise. Va a cercare una coperta da mettere addosso al ragazzo, in modo tale che non sentisse freddo, ma quando si avvicina per appoggiarla sopra egli, inciampa e cade sopra di lui. Federico sbarrò gli occhi all'impatto, e sobbalzò dal divano. «La mia pancia... cavolo!» esclamò egli, stringendo fortissimo i denti e resistendo al dolore. «S-Scusa! Non volevo, scusami tanto!» disse la ragazza, guardandolo preoccupata. Federico, come per magia, si rialzò e disse sorridendo: «Tranquilla, fa nulla». Emily, ormai rassicurata, sospirando e mentre si rialza, esclama: «Menomale!». «Sera!» disse il ragazzo con un espressione di suo solito, inespressiva, come se non fosse successo nulla. «Sei arrivata adesso?» ride e sorride. La ragazza, come sempre, prima di rispondere, lo guardò inespressiva e "meravigliata" e disse: «Uuuuuh... s-si, sono tornata ora». «Ero così addormentato che non me ne sono accorto...» ammise il ragazzo, guardando a terra «Ti va una pizza?» le domandò alla ragazza, guardandola con un bel sorriso. «C-C-Certo» disse l'amica, con un'espressione felice. «Puoi... lasciarmi sola per un secondo?». Nemmeno il tempo di rispondere, la ragazza corse in bagno, chiudendo la porta a chiave. Il ragazzo, vedendo la "scia" dell'amica correre in bagno, senza nemmeno aver tempo di rispondere, si ritrovò sorpreso. «O-Ok... se ti succede qualcosa, dimmelo»disse preoccupato, poggiando lo sguardo a terra. Nel frattempo, in bagno, Emily tiene un coltellino in mano, facendosi tagli profondi sul braccio, gemendo di tanto in tanto per il dolore. Dopo pochi secondi, Federico sentì i gemiti che faceva Emily e, molto preoccupato, iniziò a sbattere i pugni sulla porta del bagno: «Emily che succede? Mi senti? Apri la porta!». Emily, sentendo le parole del ragazzo, smise di tagliarsi e iniziò a piangere a dirotto, lasciando cadere il sangue a terra. «Lasciami in pace!» urlò la ragazza, piangendo ancora di più, singhiozzando. Il ragazzo si preoccupò ancora di più e continuò a sbattere i propri pugni contro la porta. «Apri Emily!» iniziò ad urlare: «Senza aiuto, è molto peggio! Permettimi di aiutarti! Ti... prego...» cadde a terra, esausto e piangendo a dirotto. «Apri... questa maledetta porta... Lyri...» iniziò a singhiozzare. Emily rimase zitta, senza dire una singola parola, ed aprì la porta, allontanandosi da essa e continuando a piangere. Il ragazzo smise per un attimo di singhiozzare, si alzò, aprì la porta lentamente e diventò bianco, impietrito davanti a ciò a cui stava assistendo. «Cosa... COSA STAI FACENDO?» urlò di botto, e gli toglie il coltello, buttandolo via. «Sei impazzita?» continuò ad urlare «Così non risolvi niente! Non pensi che io soffra per te?» iniziò a piangere «Perché... lo hai fatto...» cadde a terra in ginocchio, con il viso rivolto in basso, ancora singhiozzante. «Uh?» Emily lo guardò perplessa, confusa. «Perché stai piangendo? In questo momento... non sei tu quello che sta soffrendo...» disse la ragazza, senza pensarci due volte. «Io soffro pure, io...» Federico arrossì, piangendo ancora «In fondo io ti voglio un mondo di bene e non mi separerei mai da te! Secondo te io non soffro per te?» ammise il ragazzo. «I-Io...» cercava di parlare la ragazza, guardando fisso il sangue cadere ancora a terra «pensavo che il dolore fisico mi avrebbe aiutato a dimenticare quello psicologico...» ammise Emily. «Sbagli... ti fa peggiorare il dolore... ed io questo non lo sopporto...» ammise Federico, cercando di asciugarsi le lacrime. Emily non disse nulla. Si girò per non guardarlo e ricominciò a piangere. «Lasciami stare...» disse lentamente e a bassa voce. Federico, sentendo queste parole, si avvicinò a lei e le mise una mano sulla spalla, dicendo: «Permettimi di aiutarti». «E cosa farai? Mi farai dimenticare tutto? Farai come se tutto non fosse accaduto? Ma per favore...» disse Emily, non degnandolo di uno sguardo, guardando a terra. Federico si mise la mano al petto. «Io farò di tutto per aiutarti, io...» arrossì e asciugò le lacrime «ti voglio bene». Emily, sentendo queste dolci parole, si girò e lo guardò. «Grazie...». «Figurati...» disse il ragazzo, asciugandosi le lacrime e cercando di sorridere.

Un altro giorno passò, tutti tornarono come prima, nessuno tornò più a quell'argomento, ma si trovarono soltanto insieme, di nuovo, come se quel giorno non fosse mai esistito.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

*maid: Un Maid Café è un particolare tipo di a tema nata agli inizi del XXI secolo in Giappone.

Un amore non corrisposto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora